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IL TRATTAMENTO ENDOVASCOLARE PER L’EMBOLIA POLMONARE

sistema EKOS embolia polmonare

Il sistema EKOS è in grado di infondere il farmaco trombolitico attraverso il catetere incui successivamente viene inserita un’anima con trasduttori ad ultrasuoni

Di Flavia Scicchitano

Che cos’è e come si manifesta l’embolia polmonare?

L’embolia polmonare colpisce ogni anno circa 60mila italiani, soprattutto giovani; si contano oltre 1.100 casi a settimana, almeno 165 al giorno. E’ dunque una patologia molto frequente e con conseguenze spesso letali: in 1 caso su 5 può portare alla morte entro appena 3 mesi dall’evento.

Nonostante i numeri preoccupanti, le opzioni terapeutiche esistenti fino a pochi anni fa non sono state in grado di trattare tutti i pazienti affetti dalla patologia in tempi rapidi, né sono stati creati PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) specifici. Passi avanti però sono stati fatti di recente nel riconoscimento della patologia e nelle possibilità di cura. Una procedura moderna mininvasiva riesce, infatti, a risolvere l’embolia polmonare nella quasi totalità dei pazienti, portando quasi a zero i casi di decesso.

A parlarne è il Prof. Giovanni Esposito, presidente del GISE-Società Italiana di Cardiologia Interventistica, direttore dell’UOC di Cardiologia, Emodinamica, UTIC dell’AOU Federico II di Napoli, professore ordinario di Malattie dell’ Apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli e direttore della Scuola di specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare.

Prof. Giovanni Esposito
Prof. Giovanni Esposito

Quali sono le cure per l’embolia polmonare?

Il trattamento più frequente consiste nella trombolisi, ovvero nella somministrazione di farmaci che sciolgono il trombo liberando l’arteria ostruita. Tuttavia, i farmaci trombolitici possono causare emorragie, e in molti casi, tale strategia d’intervento si associa a complicanze a lungo termine, come la sindrome post-trombotica e l’ipertensione polmonare tromboembolica cronica, che hanno un impatto molto grave sulla qualità di vita dei pazienti.

L’alternativa è la terapia chirurgica per la rimozione del trombo all’interno del polmone ma in Italia sono pochi i centri che praticano questo tipo di intervento, molto complesso. Una nuova procedura endovascolare in si è rivelata efficace e sicura, soprattutto in caso di pazienti ad alto-rischio di mortalità.

In cosa consistono le nuove opzioni terapeutiche?

Tra le varie opzioni transcatetere (che richiedono un approccio meno invasivo), vi è la trombolisi loco-regionale accelerata da ultrasuoni per via percutanea: come nel caso dell’interventistica cardiologica si accede al circolo con un catetere introdotto attraverso vasi periferici, per arrivare nella sede del trombo e scioglierlo mediante l’azione combinata del farmaco litico e degli ultrasuoni. Si tratta di un trattamento endovascolare mininvasivo, in grado di sciogliere il trombo dall’arteria polmonare, ripristinare il flusso sanguigno e consentire al paziente di recuperare le normali condizioni emodinamiche.

Esiste da tempo sul mercato il sistema EKOS, composto da una consolle a cui vengono collegati cateteri di varie misure, in grado di infondere il farmaco trombolitico attraverso il catetere in cui successivamente viene inserita un’anima con trasduttori ad ultrasuoni. Il catetere viene posizionato in sala operatoria in prossimità dei trombi in arteria polmonare; il trombo viene sciolto, l’arteria viene totalmente liberata.

I possibili candidati sono i pazienti a rischio intermedio-alto o con controindicazioni alla trombolisi sistemica: in queste situazioni l’approccio transcatetere si è dimostrato efficace e se si interviene tempestivamente la mortalità può essere ridotta.

transcatetere embolia polmonare

Quali sono i vantaggi di questo trattamento?

L’azione combinata di farmaco e onde acustiche aumenta la capacità penetrante del farmaco stesso: il trattamento è più efficace nella dissoluzione del trombo, nella durata dell’intervento, e soprattutto nella minore quantità di farmaco utilizzato, rispetto alla normale procedura di trombolisi sistemica in cui vengono utilizzati dosi di litico anche 5 volte maggiori.

Inoltre, come detto, questa procedura permette di trattare tutti i soggetti colpiti da embolia polmonare, chi presenta controindicazioni per essere sottoposto a trombolisi e che si trova in situazione di pericolo imminente e necessita di intervento tempestivo. Ad esempio, donne in gravidanza o pazienti con frattura, per i quali la trombolisi sistemica può aumentare il rischio di emorragie.

Infine, la tecnologia EKOS è stata utilizzata di recente anche per pazienti Covid-19 con sintomi di grave embolia polmonare, registrando esiti positivi e molto incoraggianti anche in situazioni cliniche di particolare gravità ed emergenza.

sistema ekos embolia polmonare catetere

Quali sono i limiti del sistema sanitario nel trattamento dell’embolia polmonare?

I numeri di incidenza e mortalità imputabili a questa patologia, così come l’impatto delle complicanze a lungo-termine sulla qualità di vita e sulla salute del paziente, rendono ancora più importante e cruciale la diagnosi tempestiva e il trattamento altrettanto rapido ed efficace.

Affinchè possa essere garantito l’accesso di tutti i pazienti a questo tipo di intervento devono essere superati ostacoli di ordine clinico e organizzativo. I pazienti vanno in Pronto Soccorso e spesso il percorso diagnostico è lento, mentre come nel caso dell’infarto acuto del miocardio ogni minuto conta: un intervento tempestivo è fondamentale perché può scongiurare le conseguenze più serie della tromboembolia polmonare, che arrivano fino al decesso.

Serve creare percorsi diagnostico-terapeutici specifici per la tromboembolia polmonare, la cui terapia richiede un approccio multidisciplinare vista la possibilità di intervenire con farmaci, chirurgia o con una procedura interventistica; soprattutto, serve realizzare una rete di centri che siano in grado di erogare tutte le terapie possibili per poter gestire ogni caso nel modo migliore.

Nel nostro Paese le tecniche più all’avanguardia non sono ancora disponibili ovunque: oggi, solo il 2% dei centri di emodinamica interventistica italiani può offrire il trattamento transcatetere per la tromboembolia polmonare: è fondamentale invece che ve ne sia almeno uno, riconosciuto, in ogni regione.