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DAZI O NON DAZI, ARRIVEREMO A TRATTARE

dollari

Il Liberation Day è arrivato, puntuale come la nemesi, alle 22 (ora italiana) il presidente Trump ha rilasciato le sue “intenzioni di dazio” in favore di camere parlando alla nazione e al mondo, come dire che ha interloquito con nuora perché suocera intenda dazi

di Luca Lippi

Insomma, a nostro modesto – neanche troppo – parere, Mr. President ha dato una tiratina affettuosa di capelli quasi a tutti. Ora i “quasi tutti” si faranno immortalare sui cavalcavia posando a foggia di “urlo” di Munch a favore di “popolo sovrano” ma poi torneranno a finire cappuccio e brioche serenamente perché devono decidere la mise al ballo del “Gattopardo”.

La strategia USA

Cosa significa tutto questo? “È l’inizio di una nuova fase di disaccoppiamento globale” diranno i perbenisti che ormai sono capaci solo a camminare sulla cresta della globalizzazione, e ora che qualcuno fa notare “i contro”, sono perduti.

I mercati digeriscono tutto, non sono loro il problema. Piuttosto il problema risiede nelle sfumature che non sono mai citate quando si va a starnazzarne a favore di camere.

Le tariffe su economie come Vietnam, Cambogia e Thailandia sono particolarmente elevate, segno che la strategia USA punta a colpire la delocalizzazione industriale asiatica? La risposta è no! È segno che il ciuffo più impertinente d’America è stanco della concorrenza sleale, del commercio non regolamentato, dei falsi marchi, dei prezzi stracciati che invadono slealmente i mercati perché il loro costo del lavoro è misurato a chicchi di riso.

ll dazio reciproco non è una cortesia

Il “dazio reciproco scontato” che ammonta alla metà dei dazi di un Paese sulle esportazioni americane, non è una cortesia concessa dal Tycoon, è un messaggio preciso! In sostanza l’America non ritiene adeguata la pressione sui suoi prezzi e quindi la riduce opponendo una contro pressione di circa la metà. Ma, non è difficile da comprendere, fa capire che a fronte della disponibilità dei partner commerciali ad abbassare le proprie barriere, gli Usa farebbero altrettanto. Il 20 per cento sui prodotti Ue a fronte del 39 per cento che l’Ue imporrebbe ai prodotti Usa è più che ragionevole.

Il vero obiettivo di Trump

Mentre “il mondo” viene obnubilato con discorsi apocalittici a capoverso “dazio” – che ci sono sempre stati – il vero nodo sono le barriere non tariffarie che nessuno menziona, forse perché non sa cosa sono o forse perché non conviene farne menzione.

Le Barriere Non Tariffarie sono un insieme eterogeneo di regole, pratiche e politiche (diverse dai dazi) che rendono più difficile e costoso il commercio internazionale, spesso con l’obiettivo di favorire le produzioni interne. In sintesi: mentre un dazio (tariffa) è una tassa applicata direttamente sul valore o sulla quantità di un bene importato (rendendolo più costoso), le Barriere Non Tariffarie utilizzano altri metodi per limitare o rendere più difficile l’importazione di beni e servizi.

Quali sono i “dazi occulti” e perchè l’Europa è campionessa

Per chi non ha mai sentito parlare di questi “dazi occulti” eccone alcuni: Quote di Importazione; Licenze di Importazione; Standard di prodotto; Norme sanitarie e fitosanitarie; Requisiti di etichettatura e imballaggio… calibro delle vongole (?). La UE è cintura nera di Barriere Non Tariffarie, ma anche di “calibro delle vongole” e “ancoraggio di tappi di plastica alle bottiglie”, quindi l’America è stata anche troppo “gentile”.

Ovviamente, al netto delle alzate di scudi che seguiranno al “troppo lungo” discorso di Trump di ieri sera, la trattativa sarà proprio sulle BNT, genuflessioni invisibili dietro il velo della “resistenza a oltranza” (finte ritorsioni) ai dazi “imperiali”. Si spera finisca presto questa giostra perché la ricreazione è stata fin troppo lunga.