
Confimi Industria Sanità collabora con le istituzioni per riportare i dispositivi medici oggi considerati standard tra quelli personalizzabili a supporto di bisogni molto complessi
di Caterina del Principe
Per raccontare il pasticciaccio dei dispositivi medici erogati tramite il Sistema sanitario nazionale bisognerebbe tornare indietro di qualche anno. Ma per comprendere i problemi che sta generando il Nomenclatore tariffario, la lista dei prodotti forniti dal Ssn, è sufficiente partire dai pazienti più fragili, e dalle aziende che forniscono protesi e ortesi. Intanto, cominciando a spiegare cosa sono i dispositivi medici inseriti nella lista che, dalla fine dell’anno scorso, è a disposizione delle aziende sanitarie. Protesi ortopediche, tutori, guaine post intervento, calzature, sedie a rotelle: quando si parla di attrezzature mediche per il sostegno dei pazienti, si intendono tutti quei prodotti che aiutano il recupero funzionale e relazionale, un supporto concreto nella quotidianità sociale e lavorativa delle persone.
In Italia le persone disabili sono quasi 13 milioni, delle quali oltre 3 milioni sono in condizione di grave disabilità (fonte ISTAT).
Confimi Sanità, la verticale di Confimi Industria che rappresenta anche le aziende fornitrici di ausili protesici e dispositivi medici, da anni è impegnata per rinnovare il Nomenclatore tariffario. Lo ha fatto riscrivendolo, insieme a Nomisma, e prosegue collaborando con le istituzioni per un nuovo e urgente aggiornamento.
Tre elenchi fino al 1999
“Se sino al 1999 era previsto un Nomenclatore tariffario degli ausili e delle protesi organizzato in tre elenchi – uno dedicato ai dispositivi su misura a tariffa predefinita, uno con dispositivi standard a tariffa predefinita e uno con dispositivi acquistabili attraverso gare dalle Aziende sanitarie – dal 2017 è stata operata una riorganizzazione, sommaria, di queste liste”, spiega il presidente di Confimi Sanità Massimo Pulin.
Nell’elenco 1 sono previsti dispositivi su misura con l’ausilio di un professionista, ma l’elenco 2 contiene dispositivi di serie o “finiti”. Quest’ultimo è suddiviso in due sotto elenchi: il 2A, con ausili tecnologici di serie applicati dal professionista sanitario abilitato; il 2B, con ausili tecnologici di fabbricazione continua o di serie, pronti per l’uso. Uguali per tutti.

Dal 31 dicembre scorso il Nomenclatore è stato aggiornato ma senza variare questa riorganizzazione che prevede protesi e ausili – fino al 1999 considerati su misura e quindi erogati a tariffa – oggi acquistati dalle Aziende sanitarie tramite gare pubbliche.
In ogni caso si danneggiano le persone
“Bandire una gara per ausili di serie significa erogare a soggetti portatori di patologie per le quali si rende necessaria un’assistenza specifica da parte di un tecnico ortopedico, un dispositivo non personalizzabile”, spiega Pulin. Le piccole e medie imprese che producono e commercializzano questo tipo di prodotti, hanno al proprio interno del personale abilitato in grado di adattare i dispositivi alle specifiche esigenze dei pazienti.
Davvero è necessario scegliere tra le risorse pubbliche, la libera concorrenza e il diritto alla salute del paziente? “In ogni caso si danneggiano persone”, dice Pulin che spiega: “siano cittadini che contribuiscono all’economia del Paese, persone che lavorano nelle aziende a rischio chiusura o pazienti in attesa di assistenza adeguata: come Confimi Sanità stiamo partecipando all’aggiornamento del Nomenclatore previsto dal Governo, per assicurare che nessun diritto sia violato”.
A partire dagli ausili specialistici come le carrozzine a comandi speciali per le persone affette da Sla – sclerosi laterale amiotrofica – che hanno necessità di un prodotto su misura perché creato per specifiche e diverse esigenze, oggi acquistati dalle Aziende sanitarie senza possibilità di personalizzazione. “Una scelta azzardata che potrebbe causare uno spreco di fondi al Sistema sanitario nazionale: gli ausili speciali sono articoli prodotti per bisogni molto complessi che richiedono specifici adattamenti da parte di un tecnico specialista e quindi da inserire nell’elenco delle protesi e ortesi a tariffa”, conclude Pulin.
La metà dei pazienti avrà bisogno di un adattamento a pagamento
Il rischio è che per una fornitura di dieci carrozzine a gara ci siano almeno la metà dei pazienti che avranno bisogno di un adattamento a pagamento. A proprie spese. Un doppio problema confermato da Mario Mori, associato di Confimi Industria Sanità, con un passato da tecnico ortopedico prima di dedicarsi a un’attività in proprio. Con 21 persone impiegate nella sua impresa, Mori è a capo di un’azienda distributrice di sedie a rotelle avanzate. Prodotte in Nord Europa, Usa e Canada, le carrozzine per persone con limitazioni motorie sono pensate per assicurare mobilità e posizionamento.
“A pochi mesi dall’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore tariffario, il mercato è già cambiato”, spiega Mori. Se prima gli ausili distribuiti dalla sua azienda rientravano nell’elenco 1, ora sono nei sub- elenchi 2a e 2b: considerati ausili di serie. Standard. Non adattabili alle esigenze del paziente. “Se una sedia a rotelle elettronica per un paziente anziano può essere fornita dal Ssn con caratteristiche standard, un paziente con patologie degenerative come la Sla, deve poter avere un dispositivo che segua l’andamento della patologia”. Le sedie a rotelle cosiddette di serie sono acquistate con dotazioni di ausili posturali standard, che non consentono un giusto posizionamento in grado di non compromettere la salute del paziente.
“Il 90% dei nostri prodotti è fuori dal Nomenclatore a tariffa“
“Il peggioramento del posizionamento è come una calzatura scorretta che influenza la postura di un bambino: una carrozzina con un cuscino sbagliato o che non segue un decorso, anche prevedendolo, può essere dannosa”. Conclude Mori: “Il 90% dei nostri prodotti ad oggi è fuori dal Nomenclatore a tariffa, in allegato 1 è rimasto solo 1% degli ausili che sono ritenuti su misura”.
Per risolvere il problema del Nomenclatore tariffario forse sarebbe sufficiente mettersi nei panni dei pazienti. Magari cominciando a porsi domande dal loro punto di vista. Un esempio: le ruote di tutte le sedie a rotelle sono ammortizzate? No, quasi nessun ausilio, soprattutto quelli manuali, sono in grado di assorbire le vibrazioni. Ora basta immaginare le conseguenze.