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L’UTOPIA DI UE E ITALIA INDIPENDENTI DAGLI USA

new york dall'alto

Qualcuno, non con un po’ di superficialità, esorterebbe un atteggiamento aggressivo da parte della UE – e del Presidente del Consiglio italiano in visita a Washington – nei confronti degli Stati Uniti. Primo fra tutti il nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, che facendo leva sul peso economico (?) e politico del suo Paese desidererebbe l’indipendenza dagli Stati Uniti

di Luca Lippi

Al netto della fantasiosa iperbole ideologica, cosa succederebbe all’economia italiana se dovesse trovarsi nella scomoda posizione di sopravvivere agli USA?

PARTIAMO DALLE ORIGINI DEI RAPPORTI TRA USA E ITALIA

In estrema sintesi, e senza mancare di rispetto agli altri 26 Paesi membri della UE, possiamo affermare con assoluta determinazione che l’Italia è – geopoliticamente – il super attico d’Europa. Detto questo, ricordiamo come si sono solidificati i rapporti economici tra Italia e USA negli anni. Il vincolo economico significativo e strutturale tra Italia e Stati Uniti, come lo intendiamo oggi (basato su commercio intenso, investimenti diretti, interconnessione finanziaria), nasce e si consolida nel secondo dopoguerra. In particolare con il Piano Marshall (European Recovery Program – ERP) a partire dal 1948.

Un vero punto di svolta! Gli USA finanziarono massicciamente la ricostruzione dell’economia italiana (ma anche altre economie europee). Aiuti non solo finanziari – forniture di beni, macchinari, tecnologia e know-how – legando strettamente la ripresa industriale italiana al modello e alle forniture americane. Integrandosi nel blocco economico occidentale guidato dagli USA.

IL SECONDO PASSAGGIO, LA NATO

Alleanza Politica e Militare (NATO) è stato il secondo passaggio fondamentale all’interno del quale non era in secondo piano una chiara scelta di campo e la forte coesione e condivisione di interessi economici che crearono un clima favorevole agli investimenti americani in Italia e facilitando le relazioni commerciali. Banale sottolineare che tali condizioni contribuirono al “Miracolo Economico Italiano”.

Durante il boom economico degli anni ’50 e ’60, le aziende italiane iniziarono a esportare sempre di più, e gli USA divennero progressivamente un mercato di sbocco importante per i prodotti del “Made in Italy“. Allo stesso tempo, le multinazionali americane iniziarono a investire in Italia. Dagli Anni ’70 ad oggi quel legame si è ulteriormente consolidato ed evoluto, includendo non solo beni ma anche servizi, finanza, tecnologia e turismo. Gli USA sono a tutti gli effetti uno dei principali partner economici dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea.

IL RUOLO DEGLI USA PER L’ECONOMIA ITALIANA OGGI

Oggi, gli Stati Uniti, pur non essendo il partner principale in assoluto (ruolo ricoperto dall’Unione Europea, e in particolare dalla Germania) continuano a esercitare un ruolo cruciale e strategico per l’economia italiana. Gli USA sono costantemente tra i primi 2-3 mercati di destinazione per le esportazioni italiane al di fuori dell’UE. Sono un mercato essenziale per settori chiave dell’eccellenza italiana: moda e lusso, agroalimentare (vino, olio, formaggi, pasta), meccanica strumentale, arredamento, farmaceutica, automotive.

Inoltre gli Usa per l’Italia sono un mercato ricettivo, con alta capacità di spesa, fondamentale per la crescita e la redditività di molte imprese italiane, dalle grandi aziende alle PMI. Dal fronte importazioni, l’Italia si rifornisce di beni ad alto contenuto tecnologico (software, hardware, componenti elettronici), prodotti farmaceutici e chimici, aeromobili e componentistica, e, sempre più, energia (in particolare Gas Naturale Liquefatto – GNL), la cui importanza è cresciuta dopo la crisi energetica legata all’Ucraina.

Gli Usa, dal canto loro, sono uno dei principali paesi investitori in Italia. Le multinazionali americane portano capitali, creano posti di lavoro (spesso qualificati), introducono tecnologie, al pari dell’Italia che investe negli USA – tramite le proprie imprese – per soddisfare il grande mercato nordamericano favorendo la crescita internazionale.

L’ITALIA HA ACCESSO AI MERCATI FINANZIARI USA DA DECENNI

Sul fronte Mercati, l’Italia da decenni ha accesso ai mercati finanziari statunitensi (per prestiti, emissione di obbligazioni, quotazioni in borsa) fondamentali per le grandi aziende e per le banche italiane. Il dollaro rimane la valuta dominante per il commercio internazionale, inclusa gran parte delle materie prime acquistate dall’Italia.

I turisti provenienti dagli Stati Uniti rappresentano una delle componenti più significative e alto-spendenti del turismo internazionale in Italia. La loro presenza è vitale per il settore alberghiero, della ristorazione, culturale e per tutto l’indotto turistico.

Gran parte dell’innovazione tecnologica globale ha origine negli Stati Uniti (Silicon Valley, ecc.). L’Italia, come il resto del mondo, dipende fortemente dalle piattaforme digitali, dal software, dall’hardware e dalle tendenze tecnologiche americane. Esistono anche collaborazioni in ambito di ricerca e sviluppo. Pur all’interno di un’economia globalizzata e con l’UE come partner preponderante, gli Stati Uniti rimangono un pilastro fondamentale per l’economia italiana in termini di commercio, investimenti, finanza, turismo e innovazione. Una relazione economica solida con gli USA è considerata vitale per la prosperità e la crescita dell’Italia.

L’ECONOMIA ITALIANA SOPRAVVIVEREBBE SENZA GLI USA?

Tecnicamente potrebbe sopravvivere senza gli Stati Uniti, ma subirebbe un colpo durissimo e le conseguenze sarebbero estremamente gravi. Portando probabilmente a una profonda recessione e a una ristrutturazione significativa. Oltre dovere sottomettersi totalmente ai destini di un’Unione Europea incompiuta e quindi senza concrete garanzie di solidità.

Un esempio si tutti sarebbe il distacco dal legame politico e di sicurezza con gli USA attraverso la NATO che – a denti stretti – comunque fornisce un quadro di stabilità che indirettamente favorisce gli scambi e gli investimenti. Una rottura totale avrebbe conseguenze imprevedibili. Senza gli USA, probabilmente, l’Italia – ancorata alla UE – non collasserebbe completamente. Ma che garanzie di stabilità potrebbero esserci all’interno di una coalizione che – oggi – dietro il velo ideologico di democrazie “mature”, comunque rappresentano un’area – ieri – tra le più bellicose del pianeta?

TUTTO AD UN COSTO ECONOMICO E SOCIALE ENORME

Tuttavia, “sopravvivere senza gli USA” significherebbe affrontare uno shock economico devastante, con crollo delle esportazioni, fuga di capitali, aumento della disoccupazione, crisi di settori chiave e un inevitabile abbassamento del tenore di vita. Sarebbe necessaria una dolorosa e lunga fase di riadattamento, con una maggiore dipendenza dall’Europa e la ricerca forzata di nuovi mercati.

In sintesi: Sopravvivenza sì, ma a un costo economico e sociale enorme. Lo scenario di una interruzione dei rapporti economici con gli USA è comunque altamente improbabile nel mondo interconnesso attuale, sempre al netto di “quarantottate” da primo maggio.