
In Italia vengono impiantati più di 50.000 pacemaker all’anno
Con l’intervento subito recentemente dal Presidente della Repubblica, molti si sono chiesti che cosa sia il pacemaker. È una soluzione che si rende necessaria nei casi in cui siano presenti sintomi, come per esempio una transitoria perdita di conoscenza o stanchezza, causati da frequenza cardiaca eccessivamente bassa, la bradicardia, o da interruzioni nel regolare battito cardiaco.
Le tre diverse tipologie di pacemaker
È un dispositivo di materiale biocompatibile, che viene impiantato sottopelle, della grandezza di pochi centimetri, collegato al muscolo cardiaco, il miocardio, tramite cateteri che vengono introdotti attraverso le vene del torace. Al suo interno, ha una batteria che dura tra i 7 e i 10 anni – al termine viene programmata la sostituzione. Ne esistono tre diverse tipologie: monocamerale (ha un solo elettrocatetere che può essere inserito nella camera superiore destra, atrio o nella camera inferiore destra, ventricolo). Bicamerale, ha due elettrocateteri, uno nell’atrio e l’altro nel ventricolo, che simulano l’attività cardiaca normale. Biventricolare, effettua una stimolazione del cuore da più punti contemporaneamente.
L’intervento: l’impianto del pacemaker
L’impianto si esegue durante un ricovero della durata di 3-4 giorni. L’intervento, in anestesia locale, prevede una piccola incisione nella parte alta del petto per permetterne l’inserimento, una sorta di tasca. Gli elettrocateteri vengono direzionati verso il cuore attraverso le vene identificate nella zona di incisione. Una volta inseriti, vengono guidati mediante fluoroscopia (raggi x) verso le camere cardiache e posizionati nel punto in cui si ottengono i migliori parametri di funzionalità elettrica. Poi vengono fissati al cuore e collegati al pacemaker, di cui si imposta la corretta programmazione. L’intervento può durare un tempo compreso tra i 45 e i 90 minuti, al termine dei quali l’incisione toracica viene richiusa utilizzando dei fili di sutura riassorbibili (salvo diversa necessità).
Il post – operatorio
Dopo l’intervento, il paziente deve restare a letto per 6 ore, al termine delle quali viene eseguita una radiografia del torace di controllo. Le dimissioni normalmente avvengono il giorno successivo all’operazione. Il chirurgo indica le successive visite di controllo in base alla condizione clinica del paziente. Normalmente il primo controllo viene effettuato a distanza di circa un mese dall’impianto. Nornalmente, la frequenza dei controlli è una-due volte l’anno.
I pacemaker moderni consentono, previa programmazione apposita dello stesso, anche l’esecuzione di esami radiologici prima ritenuti controindicati nei suoi portatori, ad esempio la risonanza magnetica.
Redazione