
Un grande gruppo quotato in Borsa, con una quota quasi maggioritaria in mano a enti locali, dovrebbe porre attenzione non solo ai conti. Ma anche alla reputazione e al ruolo sociale. Non sempre, però, è così. Come dimostra il caso di Hera, uno dei leader del settore energetico italiano con base a Bologna
di Felice Vincenzi
Nell’ultimo anno, l’esercizio all’attenzione dei soci nella prossima assemblea, Hera è incorsa nelle sanzioni di due autorità indipendenti: il Garante della privacy e l’Antitrust. Sanzioni onerose non solo economicamente ma anche, in prospettiva, per le possibili conseguenze reputazionali sulla società di cui l’amministratore delegato è Orazio Iacono e il presidente Cristian Fabbri.
Trattamento dati e irregolarità
A settembre 2024 il Garante della privacy, l’autorità italiana per la protezione dei dati personali, ha sanzionato Hera Comm (la società commerciale del gruppo Hera) per cinque milioni di euro, a seguito di violazioni nel trattamento dei dati personali di oltre 2.300 clienti nel settore dell’energia elettrica e del gas. Nel dettaglio, il Garante della privacy ha individuato gravi irregolarità nel processo di acquisizione delle firme e nella gestione dei dati dei clienti, che hanno portato alla sottoscrizione di contratti non voluti dai clienti stessi.
L’Antitrust interviene per prezzi gravosi
Come se non bastasse, nel dicembre seguente, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (meglio conosciuta come Antitrust) ha sanzionato Hera per 1,98 milioni a causa dell’applicazione di prezzi eccessivamente gravosi nel settore del teleriscaldamento. In sostanza, l’Antitrust ha ritenuto che la società abbia impedito ai consumatori di beneficiare dell’uso di fonti rinnovabili disponibili a costi contenuti per produrre un bene essenziale come il calore e abbia imposto prezzi iniqui ed eccessivi rispetto ai costi, sia pure comprensivi di un equo rendimento sul capitale investito.
Colpisce inoltre che gli amministratori degli enti locali, che detengono una quota di Hera poco al di sotto del 50%, non si siano adontati con i vertici societari per queste due decisioni che non depongono di certo a favore dell’amministrazione di Hera. Dimostrando scarsa lungimiranza in quanto un tale uno-due potrebbe avere conseguenze insoddisfacenti sul futuro della società. Del resto, neanche i mass media si sono interessati più di tanto a tali vicende che non sembrano proprio marginali nell’ambito di una corretta informazione. Chissà se, gli uni e gli altri, si risveglieranno prima dell’assemblea del gruppo.