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La gotta, un’allerta di salute pubblica

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La gotta si combatte con una sana alimentazione

Secoli fa era la malattia dei Re. Oggi colpisce tutta la popolazione del mondo e in Italia l’1% della popolazione adulta e soprattutto gli uomini in sovrappeso. La gotta – una delle forme più comuni di artrite infiammatoria – è una vera e propria allerta di salute pubblica.

Si presenta all’improvviso, con infiammazioni molte violente a volte accompagnate da febbre. Poi regredisce da sola per poi manifestarsi di nuovo, spesso dopo anni. I fattori di rischio che agiscono sulla predisposizione genetica sono vari e riconducibili prima di tutto a regimi alimentari. Che comprendono: frattaglie, fegato, interiora e un elevato consumo di birra. Molto patogena a causa di sostanze che stimolano la produzione di acido urico. Spesso è associata ad altre patologie come l’ipertensione, il diabete, la sindrome metabolica e le malattie a carico dell’apparato cardiovascolare. 

La malattia ha una base genetica

È causata dall’accumulo di cristalli di acido urico nelle articolazioni. Provocando episodi di infiammazione acuta caratterizzati da dolore intenso, gonfiore e arrossamento, spesso localizzati nell’alluce o nelle ginocchia. La malattia ha una base genetica (l’eliminazione dell’acido urico è infatti regolata da proteine guidate da geni) e può essere aggravata da fattori dietetici e dall’uso di alcuni farmaci, come i diuretici. L’evoluzione della malattia può portare ad episodi sempre più frequenti fino a una condizione cronica, con il rischio di danni articolari irreversibili e la formazione di tofi, accumuli di acido urico sottopelle che appaiono come nodosità sulle mani, sui piedi o sui gomiti. 

Prevenzione con una sana alimentazione

Una sana alimentazione, varia ed equilibrata, è indispensabile per la prevenzione. Esistono farmaci capaci di ridurre la produzione di acido urico. Il trattamento, però, può scatenare altri attacchi e per quelli violenti si può fare ricorso al cortisone. 

Il trattamento si basa sull’uso di antinfiammatori e colchicina – un farmaco conosciuto da almeno 150 anni – per gli episodi acuti. Mentre per la gestione cronica vengono impiegati farmaci ipouricemizzanti. Tuttavia, è fondamentale un approccio terapeutico personalizzato, poiché l’abbassamento dei livelli di uricemia può inizialmente aumentare la frequenza degli attacchi.

Accanto alla terapia farmacologica, è essenziale adottare uno stile di vita sano. Con un’alimentazione bilanciata povera di purine (contenute in carne rossa, insaccati, alcolici, birra e bevande zuccherate), mantenere un peso adeguato ed evitare il consumo eccessivo di alcol.

Redazione