
Uno studio dell’Università di California sulle radiazioni emesse dalle TAC (tomografie assiali computerizzate)
Uno studio di ricercatori dell’University of California San Francisco (UCSF) – pubblicato sulla rivista “Jama Internal Medicine” – afferma che le radiazioni emesse dalle Tomografie Assiali Computerizzate (TAC) potrebbero essere responsabili di circa il 5% di tutti i tumori diagnosticati ogni anno negli Stati Uniti, come quelli ai polmoni, al seno, alla vescica e alla tiroide. I neonati risultano i più vulnerabili, con un rischio stimato dieci volte superiore rispetto agli adulti.
Gli adulti tra i 50 e i 59 anni i più colpiti
La ricerca ha incluso oltre 93 milioni di esami effettuati su 61,5 milioni di pazienti nel 2023 e, secondo i calcoli dei ricercatori, ciò potrebbe tradursi in oltre 103.000 nuovi casi di cancro. Un numero tre-quattro volte superiore rispetto alle stime precedenti (dal 2007 il numero di esami annuali è aumentato del 30% negli Stati Uniti).
L’incidenza delle scansioni aumenta con l’età, con un picco tra i 60 e i 69 anni. I bambini hanno rappresentato il 4,2% delle TAC totali. Nelle proiezioni, gli adulti tra i 50 e i 59 anni risultano quelli con il più alto numero di tumori potenzialmente causati dalle radiazioni (10.400 casi tra le donne e 9.300 tra gli uomini).
Le più pericolose: bacino e cranio nei neonati
Tra le Tac più rischiose per gli adulti figurano quelle all’addome ed al bacino, mentre per i bambini il pericolo maggiore deriva dalle scansioni alla testa, specialmente se effettuate nel primo anno di vita. Nei bambini, le neoplasie più insidiose sono alla tiroide, ai polmoni e al seno.
La ricerca evidenzia l’uso eccessivo e, in alcuni casi, non necessario delle TAC. Vengono spesso impiegate in condizioni cliniche dove l’effettiva utilità è bassa, come per mal di testa senza segni allarmanti o infezioni delle vie respiratorie superiori.
C’è una variabilità inaccettabile nelle dosi di radiazioni somministrate
«Attualmente – avverte la coordinatrice dello studio, Rebecca Smith-Bindman – c’è una variabilità inaccettabile nelle dosi di radiazioni somministrate. Alcuni pazienti ricevono quantità ben superiori a quelle necessarie. Esistono due modi per ridurre il rischio di cancro: il primo è quello di evitare le scansioni, in particolare quelle non necessarie e cosiddette di basso valore; il secondo, è di ridurre la dose di radiazioni per ogni scansione».
In Italia si eseguono ogni anno circa 7 milioni di TAC. Il nostro Paese è quinto in Europa per numero di macchine installate, ma molte di queste sono obsolete: il 36% ha più di dieci anni di utilizzo, con differenze di emissione di radiazioni anche fino all’80% in più rispetto agli apparecchi moderni. Il rischio legato all’esposizione non è quindi trascurabile.
Redazione