
In occasione della giornata mondiale sulla malaria, celebrata il 25 aprile, sono stati diffusi i dati sulla malattia. Nel mondo (anno 2023) i casi stimati sono stati 263 milioni, con un numero di decessi pari a circa 600.000 (73,7% di bambini). In Europa (anno 2022) sono stati 28 i Paesi che hanno riportato la casistica nazionale di malaria, con un totale complessivo di 6.131casi confermati.
Stabile la situazione in Italia
In Italia – dove la malaria è tra le malattie infettive soggette a notifica obbligatoria – nel periodo pre-pandemico 2017-2019, si riscontra una stabilità, con un numero medio di 788 casi. Nel 2020-2021, a causa delle misure restrittive sui viaggi internazionali attuate per contrastare la pandemia di Covid-19, si è osservata una diminuzione delle notifiche di malaria, rispettivamente con un numero medio di casi di 181 e 433. Nel periodo post-pandemico si evidenzia una ripresa dei casi, con 596 nel 2022 e 798 casi nel 2023. In gran parte (circa 700 nel 2023) si tratta di casi importati che coinvolgono stranieri di ritorno da viaggi nei loro paesi di origine.
Manca un vaccino efficace
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) afferma: “È una minaccia per la salute globale, resa ancora più pericolosa dalla mancanza di un vaccino completamente efficace, dalla diffusione di plasmodi resistenti ai farmaci, da zanzare resistenti agli insetticidi e non ultimo dai cambiamenti climatici che fanno guadagnare sempre nuovi territori alle zanzare.
È una malattia strettamente legata anche alla storia del nostro paese, con numerose zone che fino a non moltissimi anni fa ne erano infestate, e a quella di questo istituto, che fu fondato nel 1934 anche per pianificare la lotta a questa patologia e che ancora ad oggi ne porta avanti la sorveglianza oltre a diverse attività di ricerca. Quest’anno un’occasione in più per puntare i riflettori sulla malaria viene da un anniversario importante.
Grassi scoprì il meccanismo di trasmissione della malaria
Cento anni fa, il 4 maggio del 1925, moriva Giovanni Battista Grassi, biologo, zoologo e ricercatore il cui contributo è stato fondamentale nello scoprire quale fosse il meccanismo di trasmissione della malattia, finalmente chiaro solo alla fine dell’Ottocento”.
Le prime ricerche di Grassi rguardarono i vermi parassiti, di molti dei quali fece conoscere il ciclo di sviluppo. Si dedicò poi a lavori di zoologia e anatomia comparata su altri gruppi, per poi occuparsi della malaria degli uccelli, estese poi alla malaria umana, che lo condussero a determinare l’agente trasmettitore. Al problema della malaria Grassi dedicò in seguito tutta la propria attività fino alla morte, iniziando la profilassi antimalarica nell’Agro Romano.
Redazione