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Microbiota intestinale e malattie dello sviluppo neurocognitivo

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 Un nuovo studio sull’asse intestino-cervello e sul compito del microbiota intestinale nelle malattie genetiche neurologiche coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Uno studio pubblicato sulla rivista “Cell Reports” e coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con la Scuola Normale Superiore, l’Università di Pisa, il Cnr e il Max Planck Institute di Berlino, per la prima volta ha dimostrato un legame causale tra le alterazioni del microbiota intestinale e i sintomi neurologici del disturbo da deficienza di CDKL5 (Cdd), una rara malattia genetica che colpisce principalmente le bambine e causa encefalopatia, epilessia resistente ai farmaci, gravi ritardi dello sviluppo e problemi visivi.

L’insorgenza della malattia e le crisi

La malattia esordisce con crisi epilettiche gravi nei primi sei mesi di vita (spesso nei primi tre mesi o persino nelle prime settimane), ipotonia, scarso contatto visivo e ritardo dello sviluppo neurocognitivo. L’insorgenza delle crisi epilettiche può essere preceduta da ipotonia grave, irritabilità, crisi di pianto, sonnolenza e difficoltà nella suzione. Di solito, le crisi epilettiche sono difficili da trattare, e comprendono gli spasmi epilettici, e le crisi miocloniche, toniche e tonico-cloniche.

Il microbiota intestinale alterato

Il team di ricerca ha condotto esperimenti su modelli murini della Cdd, scoprendo che i topi affetti mostravano un microbiota intestinale significativamente alterato rispetto ai soggetti sani, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo. È stato trapiantato il microbiota dei topi malati in topi sani e questi ultimi hanno iniziato a manifestare sintomi neurologici tipici della malattia.

Il microbiota rappresenta l’insieme di tutti i singoli microrganismi – dai batteri, ai funghi, ai protozoi fino ai virus – che convivono con il nostro organismo senza danneggiarlo. I microrganismi che compongono il microbiota sono dieci volte più numerosi rispetto alle cellule del nostro organismo. Infatti, in ciascun individuo sono presenti più di 100 trilioni di microrganismi.

Modulare il microbiota per migliorare la qualità di vita

Nel nostro corpo, il microbiota si trova non solo nell’intestino, ma anche sulla pelle, sui capelli, nella cavità orale, nei polmoni, negli organi genitali (vagina), nelle narici, nella cavità oculare e nel canale uditivo. Il microbiota intestinale è il più esteso (rappresenta circa il 70% del totale): qui vivono oltre 400 specie differenti di microrganismi. Il microbiota di ogni individuo è esclusivo e rappresenta, quindi, una vera e propria impronta biologica, capace di contraddistinguerci gli uni dagli altri. «Modulando il microbiota intestinale – ha affermato Paola Tognini, coordinatrice della ricerca – potremmo essere in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti e potenziare l’efficacia di altre terapie».

Redazione