
L’Associazione APIAFCO – già punto di riferimento degli psoriasici – intensifica il suo impegno nella cura delle malattie della pelle anche a favore di chi soffre di dermatite atopica e vitiligine. La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle che induce una crescita anomala dell’epidermide. Comporta infiammazione cutanea e un disordine di crescita dei cheratinociti che portano alla formazione di placche rilevate, di colore rosso acceso, rivestite da squame biancastre. Le localizzazioni più comuni sono i gomiti, le ginocchia e il cuoio capelluto, ma può colpire tutte le aree corporee (comprese le unghie). La platea di circa 5.130.000 malati cronici potrà usufruire di informazioni e servizi accessibili dal portale https://www.apiafco.org.
L’architettura del sito prevede tre sezioni gemelle, che indirizzano verso ciascuna patologia cronica di riferimento: psoriasi e artrite psoriasica, dermatite atopica, vitiligine. All’interno di ogni sezione, quattro aree di riferimento: Che cos’è, con approfondimenti su genesi, tipologia, prevenzione; cure e trattamenti, con focus su terapie e farmaci innovativi; alimentazione e dieta; domande frequenti.
Il forte disagio sociale causato dalla progressiva alterazione dell’aspetto fisico
Spiega la presidente APIAFCO Valeria Corazza: “Il primo aspetto che accomuna chi soffre di psoriasi, dermatite atopica o vitiligine è lo stigma e, con esso, l’insorgere di un forte disagio sociale causato dalla progressiva alterazione dell’aspetto fisico; in questa condizione, il passo verso ansia e depressione è davvero breve.
Il secondo è l’assenza di percorsi terapeutici omogenei sul territorio nazionale: lungi dal poter essere interpretate esclusivamente come malattie dermatologiche, psoriasi, dermatite atopica e vitiligine presentano gravi comorbidità e pertanto richiedono una presa in carico del paziente che oltre al dermatologo coinvolga medici di medicina generale, specialisti, psicologi. Il terzo è l’opportunità di essere coinvolti in processi di empowerment, con l’obiettivo di accettare la propria malattia, conoscerla e gestirla al meglio da un punto di vista terapeutico, psicologico e relazionale”.
Redazione