
Il colosso farmaceutico di Parma punta su acquisizioni mirate, espansione internazionale e focus su malattie rare e patologie respiratorie
Il Gruppo farmaceutico internazionale Chiesi, con sede a Parma, punta a raddoppiare le sue vendite entro il 2030, raggiungendo quota 6 miliardi di euro. A dichiararlo è stato l’amministratore delegato Giuseppe Accogli in una recente intervista.
La storica azienda a conduzione familiare, attiva in oltre 100 Paesi, è leader nei trattamenti per malattie rare e patologie respiratorie come asma e BPCO, e guarda ora a nuove acquisizioni strategiche per consolidare la propria presenza a livello globale.
“Stiamo cercando nel settore respiratorio, nella farmaceutica specialistica e nelle malattie rare, non solo in Italia, ma anche a livello globale. Credo che ogni anno sia un buon anno se troviamo un buon asset che si adatti strategicamente al nostro portafoglio”, ha dichiarato Accogli.
Crescita organica e nuove operazioni in vista
L’ultima grande operazione di Chiesi risale al 2023, con l’acquisizione della biotech Amryt Pharma, specializzata in malattie rare, per circa 1,5 miliardi di dollari. Un passo significativo che ha preceduto di poco la nomina di Accogli alla guida del gruppo.
Grazie a una posizione finanziaria solida – assenza di debiti e un EBITDA annuo di circa 1 miliardo di euro – Chiesi può autofinanziare il piano di crescita, puntando a raggiungere l’obiettivo dei 6 miliardi di fatturato senza ricorrere a fonti esterne.
“Abbiamo la capacità di crescere sia organicamente che inorganicamente e di raggiungere tra i cinque e i sei miliardi di euro di vendite con risorse proprie”, ha spiegato il CEO.
Obiettivi per il 2025 e prospettive globali
Per il 2025, il gruppo prevede una crescita del fatturato superiore al 5%, dopo aver chiuso il 2024 con un incremento del 13%, pari a 3,4 miliardi di euro.
Parte della crescita futura – circa il 10-15% – deriverà da opportunità inorganiche attualmente allo studio, in linea con una strategia che guarda con attenzione sia all’espansione territoriale che all’ampliamento del portafoglio terapeutico.
Dazi USA e possibile espansione produttiva
Accogli ha commentato anche l’incertezza legata ai dazi statunitensi sulle importazioni farmaceutiche:
“Sono state dette molte cose. Al momento, nessuna di queste è stata attuata, il che non significa che non lo sarà. Quindi continuiamo a monitorare e a vedere. Ma le cose cambiano di giorno in giorno.”
Infine, in risposta all’aumento della domanda terapeutica, Chiesi valuta la possibilità di aprire un sito produttivo negli Stati Uniti, in aggiunta agli stabilimenti già operativi in Francia, Italia e Brasile. Tuttavia, al momento non ci sono piani concreti.
Redazione