
In Italia l’antibiotico-resistenza causa 12.000 morti l’anno. A livello globale, si stimano 10 milioni di decessi entro il 2050. L’uso scorretto favorisce batteri resistenti
In Italia si stimano 200.000 infezioni resistenti e 12.000 morti l’anno per l’antibiotico resistenza, un fenomeno che si verifica quando i farmaci utilizzati per contrastare i batteri smettono di essere efficaci. Sul piano globale, le morti sono stimate in circa 5 milioni e si prevede che nel 2050 raggiungano i 10 milioni. Ogni volta che prendiamo un antibiotico quando non serve o smettiamo di usarlo troppo presto, aiutiamo i batteri a diventare più forti e più difficili da eliminare.
Cibo e ambiente: un rischio sottovalutato
L’utilizzo eccessivo o scorretto di antibiotici nell’uomo, così come negli animali e nell’agricoltura, favorisce lo sviluppo e la proliferazione di batteri resistenti nell’ambiente (acque di superficie, suoli, foreste) dove gli antibiotici possono indurre resistenza anche in “batteri non-target”. Il fenomeno riguarda anche l’alimentazione: alimenti come carne, latte, uova, pollame, pesce e prodotti vegetali possono essere infatti fonti di batteri resistenti agli antibiotici, principalmente nei paesi del mondo dove si fa un uso intensivo di questi farmaci, negli allevamenti e in agricoltura. Un problema molto serio è l’antibiotico resistenza negli ospedali, legata all’uso massiccio di antibiotici, soprattutto di quelli ad ampio spettro, che favorisce sopravvivenza e selezione di batteri resistenti. In Italia, rispetto ad altri Paesi europei, si fa un maggiore ricorso ad antibiotici di questo tipo, mentre gli antibiotici a spettro ristretto del gruppo “Access”, di prima scelta per molte infezioni, sono poco utilizzati.
L’importanza dell’igiene, dei vaccini e della prevenzione
Per combattere l’antibiotico-resistenza è necessario agire su più livelli, partendo dalle singole comunità per arrivare ad adottare misure valide nel contesto globale. A livello generale, è importante promuovere un uso consapevole e responsabile degli antimicrobici attraverso campagne di sensibilizzazione mirate. Ogni cittadino può fare qualcosa: utilizzare gli antibiotici solo qualora il medico lo indichi, non usare antibiotici già in casa prescritti per altri o altro. A ciò si aggiungono norme igieniche di base, come lavarsi le mani, preparare in maniera igienica il cibo e vaccinarsi: non prendere una malattia equivale a non dover prendere un antibiotico e a limitare quindi lo sviluppo di resistenze. Inoltre, restare a casa quando si è malati può ridurre la richiesta di assistenza medica e di prescrizioni antibiotiche non necessarie. Nel settore sanitario, occorre implementare programmi di gestione antimicrobica per migliorare i risultati clinici e limitare la diffusione dei batteri resistenti. È fondamentale agire tempestivamente con misure di prevenzione e controllo delle infezioni, riducendo così le opportunità per i patogeni di adattarsi e sviluppare resistenze.
Annachiara Albanese