
Il neopresidente eletto della SICPRE spiega a quali livelli è arrivata e dove può arrivare la sua disciplina. E dà una serie di suggerimenti di grande utilità
di Katrin Bove
Il professor Franco Bassetto è direttore dell’UOC Chirurgia Plastica dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova. E’ stato eletto Presidente della Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica) per il 2025/2026.
Professor Bassetto, quali sono le principali innovazioni nel campo della chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica?
Direi che negli ultimi anni la Chirurgia Plastica ricostruttiva ha subito una forte accelerazione nel proporre nuove tecniche, basate su una più profonda conoscenza dell’anatomia vascolare e nervosa, soprattutto di superficie. Mi riferisco in particolare a strutture perforanti che originano dai peduncoli vascolari e nervosi più profondi attraversano la muscolatura e arrivano a definire nuove unità ricostruttive autonome (angiosomi), in molti casi con più tessuti combinati insieme, che oggi associamo con nuove tecnologie.
In chirurgia ricostruttiva, la microchirurgia 3D ne è un esempio che ci permette di utilizzare moltissime unità ricostruttive trasferite da una sede all’altra del corpo, a seconda di dove vi sia la perdita di tessuti da riparare, in futuro speriamo anche con l’ausilio robotico. In chirurgia estetica, il ruolo ormai chiaro dei laser vascolari e/o topici dermici ,ci sta permettendo di migliorare la qualità cicatriziale.
Inoltre, tecniche infiltrative di medicina estetica completano e migliorano risultati sempre più naturali e anatomici.
Aggiungerei infine che dobbiamo considerare, soprattutto nella guarigione delle ferite complicate e nella gestione delle complicanze anche più semplici, il ruolo ormai considerato “standard of Care” della pressione negativa che rivitalizza tessuti difficili, eventualmente anche incisionale, per prevenire complicanze e cattiva qualità cicatriziale , soprattutto in pazienti fragili.
Ci sono innovazioni che, si può dire, stanno rivoluzionando il settore?
Le innovazioni più significative riguardano l’integrazione tra tecniche chirurgiche avanzate e nuove tecnologie. In chirurgia ricostruttiva, oltre alla microchirurgia 3D, tecnica già menzionata, stanno emergendo tecnologie di imaging preoperatorio che permettono una pianificazione più precisa degli interventi (valutazione della vascolarizzazione tissutale, della presenza di infezioni resistenti , ecc). L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella progettazione degli interventi sta inoltre offrendo nuove prospettive di personalizzazione dei trattamenti. Nel campo della chirurgia estetica, oltre ai progressi nella tecnologia laser, stiamo assistendo all’evoluzione di tecniche mini-invasive che combinano diversi approcci (chirurgici e non) per risultati più naturali e tempi di recupero postoperatorio ridotti. Un’altra area in rapida evoluzione è quella dei biomateriali, sempre più biocompatibili e in grado di integrarsi meglio con i tessuti del paziente, riducendo le complicanze post-operatorie ed i tempi di guarigione stabile, senza complicazioni a distanza o recidive.
In quali ambiti la chirurgia ricostruttiva sta avendo i suoi maggiori sviluppi?
La Chirurgia rigenerativa è la terza anima della nostra specialità affermatasi ormai da più di 10 anni. Le novità più significative riguardano soprattutto la gestione del tessuto adiposo, che oggi, purificato e potenziato con varie tecnologie, permette sia di rimodellare le forme, sia di dare un impulso vascolare ad aree anatomiche complesse ed ipovascolarizzate per patologie congenite o acquisite. Mi riferisco in particolare alla chirurgia ricostruttiva, estetica e rigenerativa della mammella, nonché alla chirurgia di ringiovanimento del volto, che trova nell’utilizzo del tessuto adiposo sempre più risultati naturali , che permettono di recuperare un aspetto più giovane e trofico, ma assolutamente gradevole e non chirurgicamente forzato.
Come garantire che i pazienti ricevano informazioni trasparenti sui rischi e i benefici di un intervento di chirurgia plastica?
Purtroppo non deve essere il web la fonte primaria di informazione, ma lo specialista accuratamente scelto, valutandone accuratamente il curriculum formativo. In Italia esiste la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva Rigenerativa ed Estetica, i cui componenti sono chirurghi di sicura formazione ,che è stata attentamente valutata, e che possono essere un valido riferimento per ogni paziente.
È assolutamente sbagliato seguire siti particolarmente accattivanti o consigli che non siano stati validati anche dal proprio medico curante, che veramente è l’unica persona indipendente nel consigliare al proprio paziente un percorso sicuro, soprattutto in chirurgia estetica. La trasparenza deve essere garantita attraverso un dettagliato Consenso Informato, discusso personalmente con il paziente e non semplicemente sottoposto alla firma, in cui vengono chiaramente esplicitati rischi, benefici, alternative terapeutiche e possibili complicanze.
La chirurgia estetica è sempre più diffusa tra i giovani. Quale la posizione della Sicpre su questo fenomeno?
La Sicpre in questo momento è particolarmente impegnata sul tema sicurezza della chirurgia estetica, sia ponendo attenzione alla scelta da parte del paziente al team che lo opererà , sia alla sede e struttura dove l’intervento verrà eseguito. In particolare, è nata una campagna informativa sul web, denominata “PLASTICAMENTE” sui canali più seguiti dai giovani, proprio per dare una corretta e scientifica visione delle possibilità che la specialità offre, quando sussista un vero problema di dismorfismo, che va discusso con il chirurgo.

Quali sono i principali rischi legati all’abusivismo nel settore e come combatterlo?
I sempre più frequenti recenti episodi, anche mortali, in chirurgia estetica eseguita in strutture ritenute poco adeguate, ha posto l’attenzione finalmente anche della politica al problema dell’abusivismo. Sicpre si sta facendo paladina della possibilità addirittura di arrivare all’esclusività, cioè che un intervento di chirurgia plastica possa essere eseguito solo da specialisti certificati nella materia dalle Scuole di Specializzazione riconosciute dal ministero dell’Universita’. È un percorso irto di ostacoli, ma che speriamo porti ad una matura decisione nel nostro paese , che farebbe seguito a quella che già altri paesi nel mondo hanno adottato, proprio per arginare il fenomeno del pericoloso abusivismo.
Esistono categorie di pazienti alle quali lei sconsiglierebbe la chirurgia estetica?
Innanzitutto, vanno valutate le motivazioni all’intervento, escludendo quei pazienti motivati da percorsi non percorribili: crisi affettive, dismorfofobia (cioè visione di difetti che in realtà non ci sono), pazienti psicologicamente instabili, oltre a tutti quei pazienti con morbidità in cui le complicanze possono invalidare un risultato di chirurgia estetica.
Quali sono i segnali che un chirurgo dovrebbe cogliere per capire se un paziente ha aspettative irrealistiche?
Sicuramente l’esperienza può portare a capire quando un paziente sta chiedendo qualcosa che la chirurgia non può ottenere. Aldilà di questo, la moderazione nella modifica dei tratti somatici, soprattutto estetici, deve guidare l’operato di un buon chirurgo, eventualmente consigliando al paziente un secondo ritocco, come completamento di un eventuale intervento che non avesse pienamente soddisfatto le aspettative.
Quali sono le principali sfide nel campo della chirurgia plastica ricostruttiva?
La chirurgia plastica ricostruttiva è ormai diventata complementare a tutte le chirurgie demolitive. Il chirurgo plastico esperto oggi infatti lavora con chirurghi ortopedici nell’OrtoPlastica, dermatologi nell’OncoPlastica cutanea, senologi nella ricostruzione mammaria, chirurghi oncologi di tutti i distretti dove la chirurgia demolitiva ha un ruolo fondamentale terapeutico (otorinolaringoiatri, maxillo-facciali, colon proctologi, chirurghi vascolari, chirurghi toracici, eccetera). Inoltre, la chirurgia plastica risolve la maggior parte delle complicanze cutanee e sottocutanee che si verificano nelle varie branche specialistiche della chirurgia: chirurgia generale addominale, cardiochirurgia, eccetera.
Quali progressi sono stati compiuti nella ricostruzione mammaria dopo interventi oncologici?
Sicuramente il fatto che la ricostruzione oggi viene proposta sempre come immediata, sia come OncoPlastica con mobilizzazione di lembi locoregionali, sia come chirurgia ricostruttiva con lembi a distanza peduncolati o microchirurgici. Tutto questo può essere adiuvato dall’utilizzazione di protesi mammarie che, essendo però corpi estranei, oggi si cerca di utilizzare sempre meno, magari sostituendo l’effetto volumetrico con l’utilizzazione di iniezioni di tessuto adiposo.

Il trapianto di tessuti e la bio ingegneria stanno cambiando l’approccio della chirurgia plastica?
Per trapianto noi intendiamo il trasferimento microchirurgico, cioè interrompendo le connessioni vascolari, da una sede all’altra del corpo. Le unità ricostruttive, anche pluritissutali ,vengono studiate con un’attenta valutazione, anche strumentale radiologica, della vascolarizzazione. Avanzatissimi e super tecnologici microscopi permettono poi la riconnessione dei vasi arteriosi, venosi, linfatici e dei nervi nella sede ricevente. Ovviamente vanno sempre valutate le caratteristiche anche estetiche dei tessuti trasferiti da un’area all’altra del corpo.
La bioingegneria invece sta lavorando strettamente in connessione con la chirurgia plastica per portare al sogno, che non è ancora realtà, dei tessuti cresciuti in laboratorio da culture di cellule dello stesso paziente. Questa è la filosofia degli organoidi, per il momento ancora oggetto di ricerca e qualche applicazione clinica in ambito cutaneo nelle grandi ustioni. I bioingegneri lavorano sempre di più strettamente in contatto col chirurgo plastico, per esempio nella chirurgia delle amputazioni, che oggi prevede monconi sensitivi (tsr e tmr), che trasmettono impulsi a protesi bioniche, sia di arti superiori che inferiori.
Inoltre, un altro campo che avvicina le due figure di professionisti è la protesica mammaria, con protesi oggi sempre più sofisticate nella scelta dei materiali, per ridurre al minimo la reazione da corpo estraneo del paziente nei confronti della protesi. Anche il campo dei sostituti dermici, ottenuti dal mondo animale o di sintesi, è in continua evoluzione per risultati ricostruttivi sempre più stabili senza complicanze.
Quali sono gli obiettivi del suo mandato alla presidenza della Sicpre?
L’elezione a presidente Sicpre prevede tre anni di grande impegno: uno da presidente eletto, uno da presidente in carica e uno da past president, con un ruolo molto attivo nel Consiglio Direttivo della Società. Per quel che mi riguarda, sicuramente cercherò di favorire gli investimenti nel settore della guarigione delle ferite difficili, che deve appartenere al Chirurgo Plastico che, sicuramente, rispetto a tutti gli altri specialisti, ha molte più armi a disposizione.
Sempre in ambito ricostruttivo, chirurgia della mano, chirurgia oncologica cutanea e sottocutanea, e chirurgia ricostruttiva di collaborazione con le altre specialità, hanno sicuramente molto bisogno di essere sostenute. Inoltre, continuerò’ a portare avanti la battaglia, già iniziata dai miei colleghi, per la sicurezza e magari l’esclusività della professione soprattutto per la tutela della chirurgia estetica. Mi propongo anche di lavorare a livello politico per moralizzare la pubblicità sanitaria in ambito di chirurgia e medicina estetica, che rappresenta oggi una pericolosissima giungla. Per ultimo, cercherò di lavorare perché in ogni ospedale esista un team di chirurgia plastica che possa far fronte alla esplosiva richiesta di collaborazione da parte di tutte le specialità venuta avanti negli ultimi anni.

Quali passi si stanno compiendo per regolarizzare meglio il settore e tutelare di più i pazienti?
Stiamo lavorando anche sui social con messaggi scientifici di semplice comprensione ma ineccepibili , con una informazione realistica, siamo molto presenti a livello mediatico su tutti i canali. Purtroppo, dopo fatti di cronaca spiacevoli, finalmente si parla di chirurgia plastica non in modo scandalistico, ma di chirurgia plastica sicura, eseguita da specialisti seri, formati e affidabili, e operanti in strutture altrettanto monitorate. Su questo punto c’è un grandissimo impegno proprio per tutelare la sicurezza del paziente e la buona e corretta reputazione della specialità.
Come vede il futuro della chirurgia plastica in Italia nei prossimi dieci anni?
Sicuramente l’aumentato numero decretato dal MIUR di specializzandi, subito dopo la pandemia, porterà alla presenza sul mercato di più figure, mi auguro, ben formate nelle Scuole di Specializzazione, che contrasteranno con la qualità il fenomeno dell’abusivismo. Se poi la politica ci dovesse dare un aiuto, mi auguro che vi sia una reale diffusione in tutti gli ospedali di questa specialità e una moralizzazione della chirurgia estetica, dove continueranno ad esserci le inevitabili complicanze, ma ben gestite da professionisti e strutture serie.
Quali misure specifiche state adottando per garantire la sicurezza nei trattamenti ambulatoriali di chirurgia estetica?
Se per trattamenti ambulatoriali intendiamo il mondo della medicina estetica, questo purtroppo non è ancora regolamentato. Non esiste in Italia infatti una specialità, ma esistono delle scuole private di formazione, alcune molto ben strutturate e serie. Per questo motivo, le scuole italiane di specializzazione in Chirurgia Plastica ,stanno dando sempre più spazio anche alla formazione specifica in medicina estetica, in modo che possa essere eseguita da personale medico formato, e non, come sta succedendo in questo momento, da chiunque faccia un qualsiasi corso, utilizzando materiali che possono essere pericolosissimi se iniettati laddove non si conosce l’anatomia.