
Un nuovo modello di assistenza promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) punta a ridurre la mortalità materna e neonatale, rafforzando la continuità della cura ostetrica e la centralità delle donne
Di Sofia Diletta Rodinò
C’è una rivoluzione nella sanità materna in atto a livello globale, e al centro di questo cambiamento ci sono le ostetriche. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato una guida strategica per accompagnare i Paesi nella transizione verso modelli di cura ostetrica che garantiscano più qualità, umanità ed equità nell’assistenza alla gravidanza, al parto e al post-parto.
Il modello ostetrico: più fiducia, meno rischi
Questo nuovo approccio, definito midwifery model of care, rappresenta un vero cambio di paradigma: le donne non vengono più seguite da operatori diversi a ogni visita, ma sono affiancate da una stessa ostetrica o un piccolo team lungo tutto il percorso della maternità. Questo legame continuo favorisce un rapporto di fiducia, migliora gli esiti clinici e offre un’esperienza di cura più rispettosa e personalizzata.
I benefici del modello di cura ostetrica sono stati ampiamente documentati. Studi e casi internazionali dimostrano che questa modalità riduce la mortalità materna e neonatale, limita il ricorso a interventi non necessari come il taglio cesareo e garantisce una maggiore soddisfazione per le donne. È anche una scelta sostenibile dal punto di vista economico, grazie all’ottimizzazione delle risorse sanitarie.
Una guida strategica per i sistemi sanitari nazionali
La guida dell’OMS propone un percorso operativo chiaro, ma flessibile e adattabile, per integrare questi modelli nei diversi sistemi sanitari. Si rivolge principalmente ai Ministeri della Salute, ai responsabili delle politiche sanitarie e ai professionisti coinvolti nella salute materno-infantile. Viene valorizzata la leadership ostetrica, l’autonomia professionale delle ostetriche e l’importanza di un sistema di formazione continua, affiancato da normative chiare e inclusive. Fondamentale è anche il coinvolgimento delle comunità. Le donne devono poter esprimere i propri bisogni e partecipare attivamente alla definizione dei servizi che le riguardano. Solo così si può costruire un modello sanitario veramente centrato sulla persona, inclusivo e in grado di ridurre le disuguaglianze di accesso alla salute.
Esperienze globali: dal Bangladesh all’Inghilterra
Le esperienze raccontate nel documento OMS offrono esempi concreti. In Bangladesh, un sistema nazionale ostetrico è stato avviato partendo da zero. In Etiopia, la continuità dell’assistenza ha ridotto prematurità e cesarei d’urgenza. In Inghilterra, la riforma è nata da un impegno politico forte e dalla consultazione delle donne. Anche in contesti fragili come la Palestina o la Repubblica Democratica del Congo, l’assistenza ostetrica ha portato benefici concreti, anche alle sopravvissute di violenze o alle donne colpite da catastrofi naturali. Tutto ciò dimostra che adottare i modelli di cura ostetrica non è solo una scelta clinica, ma una vera strategia di salute pubblica. Significa rispettare il diritto fondamentale alla salute, offrire assistenza di qualità a ogni donna e valorizzare un’intera professione spesso invisibile ma essenziale.
L’OMS, con questa guida, lancia un messaggio chiaro: è il momento di affidarsi alle ostetriche, investire nella loro formazione e nel loro riconoscimento, e costruire un sistema sanitario più giusto e umano, dove ogni nascita sia accompagnata da cura, competenza e continuità.