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Salute mentale dimenticata, l’Europa si ribella al silenzio e lancia la sua sfida politica

salute mentale

Trentuno Paesi uniti contro l’emergenza silenziosa: salute mentale al centro delle politiche pubbliche, dall’istruzione al lavoro. L’Italia firma l’impegno.

Di Annachiara Albanese

Una persona su sei in Europa soffre di un disturbo mentale. Una su tre non riceve cure adeguate. Ogni giorno, circa 400 persone si tolgono la vita. È la fotografia drammatica di una crisi silenziosa che non può più essere ignorata. La risposta è arrivata da 31 Paesi riuniti nella capitale francese per firmare la “Dichiarazione di Parigi”, un impegno storico che segna un cambio di rotta: la salute mentale dovrà diventare una priorità trasversale, integrata in tutte le politiche pubbliche, dalla scuola alla giustizia, dal lavoro all’urbanistica.

La svolta europea per il benessere psicologico

L’iniziativa, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità Europa insieme al Ministero della Salute francese, ha riunito rappresentanti istituzionali di alto livello, esperti, operatori sanitari e persone con esperienza diretta di malattia mentale. Per la prima volta, si è parlato apertamente di salute mentale come responsabilità collettiva, non solo sanitaria.

Il dato più sconvolgente riguarda i giovani: il suicidio è la prima causa di morte nella fascia 15-29 anni. Tra le ragazze di 15 anni, una su quattro si sente sola “sempre o quasi”. Anche gli anziani non sono risparmiati: uno su quattro, sopra i 60 anni, vive nella solitudine cronica.

Le cause: pandemia, isolamento e social media

Secondo i dati OMS, la pandemia ha causato un’esplosione dei disturbi psicologici, con un incremento del 25% di ansia e depressione a livello globale. Tra gli adolescenti, oltre l’11% mostra comportamenti problematici legati all’uso dei social network. Ma a fronte di un disagio crescente, l’offerta di cura resta inadeguata: un quarto delle persone con psicosi non riceve alcun trattamento formale, e la carenza di operatori sanitari è definita “critica”.


La Dichiarazione di Parigi: obiettivi chiari, approccio integrato

Il documento firmato nella capitale francese non si limita a enunciazioni di principio. Tra le azioni concrete previste:

  • Coordinamento tra risorse economiche e responsabilità istituzionali.
  • Coinvolgimento diretto delle persone con disagio mentale nella progettazione delle politiche.
  • Potenziamento della prevenzione in scuole, carceri, ambienti di lavoro e media.
  • Promozione di spazi pubblici inclusivi e connessioni intergenerazionali.
  • Educazione digitale e utilizzo sicuro delle risorse online, in particolare per i giovani.

Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa, ha ribadito che “non possiamo più tollerare il silenzio attorno alla salute mentale. È tempo di agire con coraggio e visione, perché l’ansia e la solitudine stanno diventando nuove epidemie.”

La Francia guida la battaglia per il 2025

Il ministro della Salute francese Yannick Neuder ha annunciato che la salute mentale sarà la “Grande Causa” nazionale per il 2025. “Non ci sarà progresso – ha affermato – se continueremo a trattare la salute mentale come un problema confinato agli ospedali. Deve essere una responsabilità condivisa e integrata nelle nostre comunità, scuole, istituzioni.”

L’Italia tra i 31 firmatari

Anche l’Italia ha sottoscritto l’impegno. Una scelta necessaria, visto che oltre 150.000 persone ogni anno si tolgono la vita nella regione europea dell’OMS. Il messaggio che arriva da Parigi è chiaro: la salute mentale è un indicatore della civiltà di un Paese. E la sua tutela non può più aspettare.


Non più una questione di nicchia, ma di democrazia

La Dichiarazione di Parigi è il primo passo verso una rivoluzione culturale. Ora tocca ai governi, alle scuole, alle imprese e ai media trasformare l’ambizione in azione. Perché una società che ignora la salute mentale è una società che abdica al proprio futuro. Le scuse, da oggi, non sono più ammesse.