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Digiuno intermittente: metodi, benefici e studio scientifico

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Cos’è il digiuno intermittente e perché se ne parla tanto

Il digiuno intermittente è diventato negli ultimi anni uno dei metodi più discussi per perdere peso e migliorare il metabolismo, ma cosa dice davvero la scienza? Uno studio dell’Università di Toronto, pubblicato sul British Medical Journal, ha cercato di fare chiarezza comparando diversi protocolli alimentari, tra cui alcune delle varianti più note del digiuno.

I protocolli più diffusi del digiuno intermittente

Metodo 16:8

È il più noto e semplice da attuare. Consiste in 16 ore di digiuno e 8 ore di alimentazione, normalmente saltando la colazione o la cena. La finestra di digiuno comprende il sonno notturno.

OMAD (One Meal A Day)

Prevede un unico pasto al giorno. Alcuni esperti suggeriscono una finestra alimentare flessibile (2–5 ore), altri la restringono a una sola ora. È tra i metodi più estremi.

Metodo 5:2

Per 5 giorni a settimana si segue una dieta equilibrata, mentre in 2 giorni non consecutivi si riducono drasticamente le calorie a circa 500 kcal. Non si tratta di un digiuno totale, ma di un semi-digiuno controllato.

Digiuno a giorni alterni

Alterna giorni normali a giorni di digiuno totale o quasi totale (circa 400 kcal). È il metodo che, secondo lo studio, ha mostrato i migliori risultati in termini di perdita di peso.

Lo studio dell’Università di Toronto: risultati a confronto

La ricerca condotta dai ricercatori canadesi ha confrontato tre protocolli di digiuno intermittente con una classica dieta ipocalorica senza restrizioni orarie. Tutti i modelli hanno portato a un dimagrimento simile, con una perdita media tra 1 e 2 kg.

Il digiuno a giorni alterni, tuttavia, si è distinto: ha favorito una riduzione di peso di 1,6 kg superiore rispetto alla dieta tradizionale e 1 kg in più rispetto agli altri tipi di digiuno intermittente.

E sul colesterolo?

Lo studio non ha riscontrato vantaggi particolari del digiuno intermittente rispetto alla semplice riduzione calorica nel controllo dei livelli di colesterolo.

Serve un approccio personalizzato

Nell’editoriale che accompagna la pubblicazione, gli autori precisano che non esiste una strategia alimentare valida per tutti. L’idea di trovare una “dieta ideale” è riduzionista. Bisogna invece costruire percorsi personalizzati, che tengano conto della storia clinica, delle preferenze individuali, del contesto sociale e della capacità di mantenere l’abitudine nel tempo.

Redazione