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I tagli di Trump all’HIV: una battuta d’arresto globale nella lotta contro l’AIDS

La direttrice dell’UNAIDS lancia l’allarme: ridurre i fondi ai programmi sanitari mette a rischio l’obiettivo di porre fine all’AIDS entro il 2030

I tagli ai programmi contro l’HIV/AIDS decisi dall’Amministrazione Trump faranno ulteriormente naufragare un piano già incerto per porre fine alla malattia come minaccia alla salute pubblica entro il 2030. Sono durissime le parole di Winnie Byanyima, direttrice esecutiva dell’UNAIDS, dopo che il presidente americano ha confermato il drastico ridimensionamento dei fondi sino a ieri erogati a favore di molti programmi sanitari come quelli per sconfiggere HIV e AIDS.

Tagli USA ai fondi per l’HIV: l’allarme dell’UNAIDS

Con 1,3 milioni di nuove infezioni da HIV nel 2023, secondo gli ultimi dati, il mondo era già “fuori strada”, ha detto Byanyima ai giornalisti in Sudafrica, un Paese con il più alto numero di persone affette da HIV al mondo, ovvero 8 milioni.

“Meno finanziamenti significa che saremo sempre più fuori strada”, ha affermato.

“Non sappiamo ancora quale sarà l’impatto, ma l’impatto ci sarà: … in diversi Paesi si assiste già a un calo del numero di persone che si recano nelle cliniche“, ha affermato Byanyima.

Prima dei tagli, i programmi di prevenzione dell’HIV avevano ridotto le nuove infezioni, ha affermato, ma “non stavano diminuendo abbastanza rapidamente da raggiungere il nostro obiettivo del 2023“.

Ora, con la chiusura delle cliniche di prevenzione comunitarie in tutta l’Africa, i contagi aumenteranno sicuramente, anche se non è ancora chiaro di quanto, ha affermato.

La decisione dell’amministrazione di tagliare ampie fasce degli aiuti esteri statunitensi ha interrotto la fornitura di trattamenti salvavita contro l’HIV, con alcuni Paesi che rischiano di esaurirli. In Sudafrica, il cui bilancio per l’HIV era finanziato dagli Stati Uniti per circa un quinto, i test e il monitoraggio dei pazienti affetti da HIV sono già in calo.

Byanyima ha affermato che perfino i Paesi poveri e indebitati riescono a colmare le lacune nei finanziamenti, ma ha invitato anche le altre nazioni ricche a intervenire.

“Stiamo dicendo ai donatori: questa è una delle malattie senza cura, senza vaccino, eppure stiamo vedendo progressi“, ha detto. “Se hai una buona storia di successo, perché abbandonarla… prima di porvi fine?

Redazione