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Guerre e mercati: perché la Borsa crolla e poi rimbalza dopo ogni conflitto

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Raid americani in Iran: i mercati crollano, ma la storia insegna che dopo ogni guerra arriva un rimbalzo. Ecco perché la vera strategia è non vendere, ma comprare

di Luca Lippi

La Borsa trema e risorge al rombo dei cannoni

Dopo i raid americani in Iran, rare tracce di panico tra gli “investitori”. L’analisi dei conflitti passati, dalla Guerra del Golfo all’Ucraina, rivela un copione quasi immutabile: a un crollo iniziale segue quasi sempre un robusto rimbalzo. E la vera opportunità potrebbe essere non vendere, ma comprare.

Paura e reazioni immediate

Le sirene d’allarme non suonano solo sui teatri di guerra, ma anche nelle sale operative di Wall Street, Londra e Piazza Affari alla notizia dei raid americani contro i siti nucleari iraniani ha fatto scattare il riflesso più antico e istintivo dei mercati: la paura. Gli indici si tingono di “arancione”, gli investitori corrono a liquidare le posizioni e la domanda che tutti si pongono è una sola: cosa succederà adesso ai nostri risparmi?

La risposta, se si ha il coraggio di guardare oltre l’emotività del momento, arriva forte e chiara dalla storia. Ed è una risposta che spiazza: quando scoppia una guerra, i mercati prima cadono… e poi, quasi sempre, rimbalzano con forza.

Il copione dei conflitti: la storia insegna

Non si tratta di opinioni o di speranze, ma di un pattern statistico sorprendentemente coerente. L’analisi storica dell’indice S&P 500, il barometro più affidabile della finanza globale, mostra che in media, dopo l’esplosione di una crisi geopolitica, le azioni perdono circa il 10 per cento nelle prime, concitate settimane. È il prezzo dell’incertezza. Ma la vera notizia è ciò che accade dopo. Nei 12 mesi successivi all’evento scatenante, lo stesso indice ha registrato un guadagno medio dell’11 per cento. Un copione che si è ripetuto con una regolarità impressionante.

Prima Guerra del Golfo (1990): L’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein scatenò il panico, con un crollo iniziale del 20 per cento. Eppure, un anno dopo, il mercato aveva già recuperato tutto, segnando un +10 per cento. Seconda Guerra del Golfo (2003): L’invasione dell’Iraq vide un ribasso immediato, ma la Borsa americana chiuse l’anno con un formidabile +26 per cento. Crisi Ucraina (2014): L’annessione della Crimea da parte della Russia provocò una caduta secca, seguita da un recupero che portò a un +22 per cento in 12 mesi. Invasione dell’Ucraina (2022): L’inizio del conflitto ha coinciso con un bear market globale già in atto, alimentato da inflazione e rialzo dei tassi. Eppure, da quei minimi, l’S&P 500 è risalito di un impressionante +38 per cento ad oggi.

L’unica, parziale eccezione è la guerra in Afghanistan, iniziata nel 2001. In quel caso, il mercato perse quasi il 25 per cento nel primo anno. Ma il contesto era unico: il crollo era intrecciato con lo scoppio della bolla di Internet e, soprattutto, con il trauma epocale dell’attentato alle Torri Gemelle. Anche in quel caso, però, la ripresa arrivò, con un +6 per cento due anni dopo.

Perché comprare quando tutti vendono

La lezione che emerge è controintuitiva ma brutale nella sua efficacia: l’istinto dice di vendere tutto e scappare, la storia dice di fare l’opposto. “Quando sparano, non si vende. Si compra.” Questo non è un motto da speculatori senza scrupoli, ma una fredda constatazione strategica.

Il meccanismo è semplice e si basa sulla psicologia umana. Una guerra è l’ignoto per eccellenza. Gli investitori vendono in preda al panico (“sell-off”), cercando rifugio in beni considerati sicuri come l’oro (che infatti sale) e facendo schizzare il prezzo del petrolio per timori su approvvigionamenti e logistica. Con il passare dei giorni e delle settimane, l’incertezza, per quanto drammatica, viene “prezzata” dal mercato. La nuova realtà geopolitica, pur tragica, diventa un fattore “gestibile” nei modelli degli analisti. È in questa fase che gli investitori con una visione a lungo termine iniziano a rientrare, acquistando a prezzi scontati. L’ondata di acquisti, unita alla graduale diminuzione del panico, innesca la risalita dei listini azionari.

Psicologia dei mercati e rimbalzi inattesi

Certo, ogni guerra è una tragedia e le variabili sono infinite. Ma il comportamento dei mercati finanziari segue una logica che trascende i singoli eventi. Non è cinismo. È la storia che si ripete, insegnandoci che nei momenti di massima paura si nascondono spesso le migliori opportunità. Per chi ha il sangue freddo di coglierle.