
Nel nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità emergono dati preoccupanti: ogni anno 1,8 milioni di morti potrebbero essere evitate nella regione europea con politiche sanitarie efficaci e uso intelligente dei dati
C’è una verità scomoda che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – Ufficio regionale per l’Europa ha deciso di riportare sotto i riflettori. Ogni anno, nella sola regione europea, 1,8 milioni di persone muoiono per cause che potrebbero essere evitate. Malattie come ictus, infarti, tumori, diabete e patologie respiratorie croniche — tutte racchiuse nella categoria delle malattie non trasmissibili (NCD) — continuano a mietere vittime, e spesso si tratta di decessi prematuri, cioè prima dei 75 anni.
Il nuovo rapporto pubblicato il 27 giugno 2025, intitolato “Mortalità evitabile, fattori di rischio e politiche per affrontare le malattie non trasmissibili: sfruttare i dati per l’impatto”, fotografa una situazione paradossale: la maggior parte di queste morti potrebbe essere evitata. Secondo l’OMS, il 60% dei decessi evitabili dipende dall’esposizione a fattori di rischio su cui si potrebbe intervenire — come fumo, abuso di alcol, cattiva alimentazione e sedentarietà — mentre il 40% è legato a ritardi o mancanze nell’assistenza sanitaria.
Eppure, nonostante questi numeri, troppo spesso la risposta dei sistemi sanitari è frammentata, e le politiche pubbliche si scontrano con ostacoli culturali o mancanza di risorse. “Sappiamo cosa funziona. Quello che serve ora è volontà politica, coordinamento e investimenti intelligenti”, recita in sintesi il messaggio del rapporto.
Un modello di prevenzione da potenziare
Non si tratta solo di un problema sanitario, ma anche economico e sociale. Le malattie non trasmissibili, oggi, rappresentano oltre il 90% dei decessi totali in alcuni Paesi europei. Ma più della metà di questi si possono evitare attraverso una prevenzione strutturata.
Ciò significa, ad esempio, agire in anticipo sulle abitudini alimentari, ridurre l’accesso a prodotti nocivi per la salute, aumentare gli spazi per l’attività fisica, migliorare la qualità dell’aria e rendere più accessibili screening e cure precoci. L’OMS sottolinea che gli strumenti per cambiare rotta già esistono, e che i dati sanitari devono diventare la bussola per l’intervento pubblico.
Il rapporto cita le cosiddette “politiche intersettoriali” (Health in All Policies), che coinvolgono urbanistica, istruzione, ambiente, agricoltura e trasporti: settori cruciali per migliorare il benessere delle persone e prevenire malattie con interventi indiretti, ma potentissimi.
Un enorme potenziale salvavita
Dietro ai numeri c’è una semplice verità: non morire di malattie evitabili è una questione di giustizia sanitaria. Le disuguaglianze restano profonde, sia tra i diversi Paesi europei sia all’interno degli stessi. In alcuni Stati, i tassi di fumo, obesità o diabete sono tre volte superiori rispetto ad altri. E le differenze di accesso a cure tempestive sono ancora più marcate.
Il dato più importante, però, è che prevenire conviene. Secondo stime recenti, ridurre la mortalità evitabile per NCD può generare benefici economici pari al 2-4% del reddito nazionale annuo nei Paesi ad alto reddito. Un investimento sulla salute pubblica, insomma, produce valore per tutta la società.
Dati, consapevolezza, scelte politiche
L’OMS invita tutti gli attori – istituzioni, imprese, cittadini – a utilizzare i dati disponibili in modo più efficace, non solo per fotografare il problema ma per orientare interventi concreti. Etichette nutrizionali chiare, tasse su tabacco e alcol, restrizioni pubblicitarie per i prodotti nocivi e promozione di ambienti salutari sono solo alcune delle misure raccomandate come ad alto impatto e basso costo.
L’obiettivo è ambizioso ma possibile: salvare milioni di vite ogni anno, restituendo a ogni persona il diritto a vivere in salute il più a lungo possibile. E se i dati ci indicano la via, tocca ora alla politica e alla società percorrerla davvero.
Redazione