
di Pietro Romano
Le conseguenze di un eventuale acuirsi della crisi in Iran potrebbero costare caro soprattutto all’Italia. A lanciare l’allarme un report dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, istituto indipendente Usa che monitora il settore energetico a livello mondiale.
L’indagine parte dalla constatazione che il minacciato blocco del traffico nello Stretto di Hormuz, che divide la penisola arabica dall’Iran ed è uno dei luoghi meno sicuri del pianeta, metterebbe a rischio molto grave il 10% complessivo delle importazioni europee di LNG (Liquefied Natural Gas, il gas naturale liquefatto) che arriva dal Qatar in particolare (94%) e dagli Emirati Arabi Uniti (6%). E tra i Paesi che maggiormente dipendono dalle importazioni di LNG dall’area c’è soprattutto l’Italia.
L’Italia è il sesto maggior importatore di LNG da Qatar ed Emirati Arabi Uniti, con una quota del 6% complessivo, dopo Cina, India, Corea del Sud, Pakistan e Taiwan. Tutti gli altri Paesi europei arrivano in totale intorno al 7%. Dopo la crisi russo-ucraina, la necessità di diversificazione delle fonti energetiche ha portato l’Italia a privilegiare come fornitori i Paesi del Nord-Africa e della Penisola arabica. Un mercato molto rischioso, direttamente e soprattutto indirettamente. Come sta dimostrando in questi giorni la crisi in Iran.