
Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, il co‑repressore Runx1t1 è essenziale per l’inizio del cancro in fase fetale, aprendo la strada a nuovi bersagli terapeutici contro malattie pediatriche aggressive
Uno studio su Nature Communications ha messo in luce una scoperta rivoluzionaria: il co‑repressore trascrizionale Runx1t1 è indispensabile per la formazione dei tumori guidati dal famoso oncogene MYCN, già durante lo sviluppo embrionale e fetale dell’organismo.
Gli scienziati, guidati da Jayne E. Murray e colleghi, hanno utilizzato un sofisticato screening di mutagenesi in topo (modello Th‑MYCN per neuroblastoma) per identificare un singolo punto mutato nel gene Runx1t1 (Y534H) che, in modo sorprendente, annulla completamente la tumorigenesi: i cuccioli portatori sviluppano tumori in meno del 7% dei casi, rispetto al 92% dei topi normali.
Come agisce nel tumore
La mutazione Y534H si trova in un sito altamente conservato (dominio MYND-zinc finger), cruciale per la funzione di Runx1t1. In condizioni normali, questo gene agisce come co-repressore epigenetico, formando complessi con LSD1‑CoREST3‑HDAC e il fattore HAND2 per mantenere i precursori neuroblasti in uno stato “bloccato”, premessa essenziale per la crescita tumorale.
Doppia conferma funzionale
Oltre al modello spontaneo, i ricercatori hanno testato un modello knockout con solo un allele attivo (haploinsufficienza): il risultato è identico, con una drastica riduzione del tumore e regressione precoce dell’iperplasia neuroblastica nei primi 4 settimane di vita.
Uno sguardo umano
Nel tessuto umano, la proteina RUNX1T1 è risultata sovraespressa nei tumori MYCN-amplificati, e il suo livello è correlato a una prognosi peggiore. In laboratorio, il silenziamento via shRNA rallenta la proliferazione delle cellule di neuroblastoma e di altri tumori pediatrici (rhabdomyosarcoma, small cell lung cancer), prolungando significativamente la sopravvivenza nei modelli animali.
Implicazioni terapeutiche e futura ricerca
La scoperta di Runx1t1 come gene critico già nella fase embrionale non solo amplia la comprensione delle origini tumorali, ma offre anche un nuovo potenziale bersaglio per farmaci anticancro. Bloccando questo co‑repressore si potrebbe realizzare una strategia preventiva rivoluzionaria, con spiegamenti di terapia epigenetica o peptidica mirata.