
Molti investitori hanno previsto correttamente il mercato, ma sono rimasti esclusi dal rialzo. Il caso aprile 2025 tra prudenza, frustrazione e rimpianti
di Luca Lippi
Il ribasso di aprile ha messo a dura prova molti investitori, inducendo un eccesso di cautela. Una prudenza che, sebbene appaia oggi esagerata, era comprensibile nella tempesta di quei giorni. Una volta persa la fiducia, infatti, seguire gli slanci del mercato diventa un’impresa ardua. Chi ha atteso un punto d’ingresso più “razionale”, magari su un ritracciamento tecnico o un segnale chiaro, non è stato premiato ed è rimasto a mani vuote. Il mercato ha messo a segno una ripartenza verticale, quasi senza pause né oscillazioni utili a favorire nuovi ingressi. Con volumi contenuti, rotazioni settoriali silenziose e segnali tecnici deboli, è stato un movimento che ha spiazzato molti, lasciando un diffuso senso di amarezza.
Il risultato è che un gran numero di operatori, e non solo gli investitori individuali, è rimasto escluso dalla ripresa. Vivendo ora con frustrazione quella che appare come una chiara occasione mancata.
Cosa dice il sondaggio di Bank of America
Emerge qui un quadro sorprendente, confermato dall’ultimo sondaggio condotto da Bank of America tra i gestori professionali: una parte significativa di essi è rimasta esclusa dalla ripresa e ora sta rincorrendo il mercato. La sequenza degli eventi è emblematica: dopo aver mantenuto un’elevata liquidità durante la discesa, hanno tardato il rientro e si trovano adesso a inseguire un trend già consolidato. Si tratta di una situazione paradossale, che li accomuna a molti investitori individuali. Ma con una differenza sostanziale: le mosse dei grandi gestori hanno un impatto sistemico e sono in grado di influenzare le dinamiche di mercato. A dimostrarlo sono i dati salienti del più recente report di BofA, che analizziamo di seguito.
Oro, dollaro e liquidità: dove si sono rifugiati i capitali
In sostanza, i gestori istituzionali erano ancora molto sottopesati sulle azioni USA – i BIG erano fuori; ora stanno rientrando – .
L’esposizione al dollaro è ai minimi da 19 anni. Significa che c’è sfiducia verso il biglietto verde, il che ne spiega la debolezza attuale.
La posizione più significativa nel report da cui sono state estratte le immagini è l’oro. La scelta più istintiva è stata verso un bene rifugio, per contrasto riducendo le azioni.
Da qui si è poi iniziato a ripuntare sui titoli tech e sui consumi discrezionali e si è arrivati al contesto attuale.
Il report completo si trova qui. Molti analisti hanno interpretato correttamente i segnali di mercato: volumi inconsistenti, partecipazione selettiva e un rialzo trainato da pochi titoli. Tuttavia, in questo frangente, una diagnosi corretta non si è tradotta in un vantaggio operativo, anzi. Sono stati premiati gli operatori più audaci, che hanno abbracciato il rischio. Mentre chi ha atteso un punto d’ingresso tecnicamente “giusto” non l’ha mai visto arrivare. L’approccio su orizzonti di più giorni si è rivelato il più penalizzato, a differenza dell’investitore di lungo periodo che, proseguendo con la propria strategia, non ha subito contraccolpi. Infine, chi ha operato su base strettamente giornaliera è riuscito, con agilità, a cogliere comunque delle opportunità.
Il rischio ora è psicologico: attenzione al FOMO
In conclusione, ci troviamo di fronte a un mercato che frustra l’analisi tradizionale e premia l’audacia a discapito della prudenza. Ha generato confusione, spinto a ingressi tardivi e vanificato le strategie su orizzonti temporali intermedi, designando gli operatori multiday come i principali sconfitti di questa fase. L’imperativo ora è gestire il rischio psicologico, in particolare la tentazione di inseguire il mercato per paura di perdere ulteriori rialzi. La sfida consiste nel bilanciare due esigenze: da un lato, navigare il trend attuale con pragmatismo; dall’altro, non perdere di vista la disciplina di lungo periodo. La lezione da trarre è chiara: la pazienza e la capacità di osservare senza agire d’impulso sono qualità preziose. Accettare di non avere il pieno controllo e attendere condizioni più chiare non è un segno di debolezza, ma una dimostrazione di lucidità strategica. Le opportunità torneranno, come sempre accade sui mercati; l’importante è farsi trovare pronti, non esauriti.