
La solitudine colpisce una persona su sei nel mondo, con conseguenze devastanti sulla salute fisica e mentale. Il nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede azioni urgenti per rafforzare la connessione sociale e migliorare il benessere globale.
Di Sofia Diletta Rodinò
Nel mondo contemporaneo, dove tutto sembra connesso, milioni di persone si sentono invece profondamente sole. È questa la drammatica fotografia che emerge dal nuovo Rapporto Globale sulla Connessione Sociale dell’OMS (2025), un documento monumentale che rivela come la solitudine non sia solo un disagio personale, ma un vero rischio sanitario, equiparabile al fumo o all’obesità.
“In un’epoca in cui le possibilità di connettersi sono infinite, sempre più persone si ritrovano isolate e sole”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Una crisi silenziosa: ogni ora 100 morti legati alla solitudine
Secondo i dati dell’OMS, la solitudine è collegata a oltre 871.000 decessi all’anno – circa 100 ogni ora. Le sue implicazioni non si limitano alla sfera emotiva: aumenta il rischio di ictus, infarti, diabete, declino cognitivo, depressione, ansia e perfino pensieri suicidari.
Ma non finisce qui: la solitudine incide anche sull’apprendimento e sull’occupazione. Gli adolescenti che si sentono soli hanno il 22% di probabilità in più di ottenere risultati scolastici peggiori. Gli adulti, invece, possono incontrare maggiori difficoltà nel mantenere un impiego o ottenere aumenti salariali.
Chi è più a rischio
La solitudine non conosce età, ma colpisce con maggiore intensità giovani e anziani. I più vulnerabili sono:
- adolescenti tra i 13 e i 17 anni (oltre il 20% si sente solo),
- persone nei Paesi a basso reddito (24%),
- anziani (fino a 1 su 3),
- e gruppi discriminati: LGBTQ+, disabili, migranti, rifugiati, minoranze etniche e indigene.
“Anche in un mondo digitalmente connesso, molti giovani si sentono soli. La tecnologia dovrebbe rafforzare, non sostituire, i legami umani”, ha spiegato Chido Mpemba, copresidente della Commissione OMS sulla Connessione Sociale.
La connessione sociale come diritto alla salute
Per l’OMS, la connessione sociale è un determinante fondamentale della salute, come l’aria pulita o l’alimentazione. Si tratta della capacità di stabilire e mantenere legami significativi – un elemento spesso trascurato, ma cruciale per il benessere fisico, mentale ed economico.
L’isolamento sociale, definito come l’assenza oggettiva di relazioni sufficienti, e la solitudine, ovvero la percezione soggettiva di mancanza, si alimentano a vicenda e sono in crescita. Le cause sono complesse: cattiva salute, povertà, vivere da soli, mancanza di infrastrutture, politiche pubbliche inadeguate e uso eccessivo delle tecnologie.
Salute mentale ed economica a rischio
Le persone sole hanno il doppio delle probabilità di soffrire di depressione. Le relazioni sociali, invece, riducono l’infiammazione, migliorano la salute cardiovascolare, promuovono la resilienza e aumentano l’aspettativa di vita.
L’impatto si estende alle economie: la solitudine mina la produttività, aumenta i costi sanitari e indebolisce la coesione sociale. Le comunità con legami forti, al contrario, sono più sane, più sicure e meglio equipaggiate per affrontare crisi e disastri.
Le soluzioni: una tabella di marcia in cinque mosse
Il documento OMS indica una chiara strategia globale articolata in cinque aree d’intervento:
- Politiche pubbliche: creare e finanziare strategie nazionali contro la solitudine.
- Ricerca: colmare i vuoti di conoscenza, specie nei Paesi a basso reddito.
- Interventi pratici: rafforzare l’infrastruttura sociale e promuovere l’inclusione.
- Misurazione: sviluppare un Indice globale della connessione sociale.
- Partecipazione pubblica: sensibilizzare, combattere lo stigma, rafforzare il senso di appartenenza.
“La nostra Commissione – sottolinea Vivek Murthy, ex Surgeon General USA – propone una mappa per costruire vite più connesse e migliorare i risultati sanitari, educativi ed economici”.
Gesti quotidiani che salvano vite
Anche i piccoli gesti possono fare la differenza: un saluto al vicino, una telefonata a un amico, un incontro senza smartphone, un’ora di volontariato. Insieme, possiamo trasformare una crisi invisibile in un’opportunità di ricostruzione sociale.