
Mediolanum ha venduto il 3,5% di Mediobanca, chiudendo un’alleanza trentennale. Una mossa strategica che rafforza il capitale e riduce i rischi
di Luca Lippi
Dopo quasi trent’anni di alleanza, la banca della famiglia Doris ha venduto tutte le sue azioni di Mediobanca. Una mossa che libera risorse, rafforza Mediolanum e segna la fine di un’era per la finanza italiana.
Cosa è successo, in parole semplici
Bisogna immaginare due aziende, Mediolanum e Mediobanca, che sono state “socie” per quasi 30 anni. Mediolanum possedeva un pezzetto di Mediobanca, per la precisione il 3,5 per cento delle sue azioni. Ora, Mediolanum ha deciso di vendere tutto questo pacchetto di azioni e incassare il denaro. Considerato l’ammontare è ovvio che Mediolanum abbia usato una procedura particolare per la vendita chiamata “collocamento accelerato”. È come un’asta-lampo riservata a grandi investitori (fondi, altre banche) che si svolge molto rapidamente, di solito in poche ore. La vendita è stata gestita da un gigante della finanza, Morgan Stanley, che ha agito come un “agente immobiliare di lusso”, trovando i compratori per tutte le azioni in una volta sola. L’avvenimento è stato reso noto lunedì a Borse chiuse. Questa è una prassi comune per le grandi operazioni, per evitare che la notizia scateni il panico o speculazioni selvagge durante le ore di valore del titolo in modo incontrollato.
Perché Mediolanum ha venduto proprio adesso?
La decisione non è casuale, ma è stata presa in un momento estremamente favorevole. I motivi principali sono due. Vendere al prezzo massimo: il valore delle azioni Mediobanca era ai suoi massimi storici. Per Mediolanum, è stato come decidere di vendere una casa nel momento in cui i prezzi del quartiere sono alle stelle: si massimizza il guadagno. Il secondo: il nuovo piano di Mediobanca. Proprio due giorni prima, Mediobanca aveva annunciato che avrebbe distribuito il 100 per cento dei suoi profitti ai suoi soci (il cosiddetto “payout”). Se da un lato questo è ottimo per chi resta, potrebbe segnalare che la banca ha meno progetti di grande crescita in cui reinvestire. Per Mediolanum, potrebbe essere stato il segnale che era il momento giusto per monetizzare e usare quei soldi per i propri progetti.
Vantaggi per Mediolanum
Qui entriamo in qualche termine tecnico, ma la logica è semplice. Nessun grande profitto (sul bilancio): potrebbe sembrare strano, ma la vendita non crea un enorme “utile” nel bilancio di Mediolanum. Perché? Le azioni erano già registrate al loro valore di mercato attuale (fair value). È come possedere una collana d’oro che vale 1.000 euro, venderla per 1.000 euro, non procura alcun “guadagno” ma si è trasformato un oggetto in denaro contante. L’unico “svantaggio” futuro è che Mediolanum non riceverà più i dividendi da Mediobanca.
Il vero vantaggio strategico
Meno rischi. Per una banca, possedere azioni di un’altra banca è considerato un investimento “rischioso” dalle autorità di vigilanza. Vendendo le azioni di Mediobanca, Mediolanum riduce il suo profilo di rischio complessivo (tecnicamente, diminuiscono le RWA, Attività Ponderate per il Rischio). Più solidità (CET1 Ratio). Il CET1 ratio è la pagella più importante per una banca, ne misura la solidità. È un rapporto tra il capitale della banca e le sue attività rischiose (le RWA). Diminuendo il rischio (RWA), la pagella (CET1) migliora automaticamente. In pratica, Mediolanum diventa ufficialmente più forte e solida agli occhi dei regolatori e del mercato, con più capitale a disposizione per i propri affari.
La fine di un’era
L’uscita di Mediolanum non è solo un’operazione finanziaria, ma un evento simbolico. La relazione “storica” iniziò nel 1996, quando la potente Mediobanca (allora guidata dal leggendario Enrico Cuccia e soprannominata “Piazzetta Cuccia” dal nome della sua sede milanese) aiutò la giovane Mediolanum di Ennio Doris a quotarsi in Borsa. In seguito, Mediolanum divenne un socio fedele di Mediobanca. Mediolanum era uno dei membri più importanti del “patto di sindacato” di Mediobanca. Cos’è? È un accordo tra i principali azionisti per votare insieme nelle assemblee, garantendo stabilità e una linea di comando chiara. Un tempo era un “club” potentissimo che controllava la banca. L’uscita di Mediolanum, insieme a quella di altri piccoli soci, lo indebolisce ulteriormente, trasformandolo più in un “salotto di discussione” che in un vero centro di potere.
L’intero settore bancario italiano è in fermento, con grandi operazioni in corso, come quella di MPS. La mossa di Mediolanum, quindi, non è un fulmine a ciel sereno, ma si inserisce in un quadro più ampio di riorganizzazione e cambiamento strategico delle banche italiane, sotto l’occhio vigile delle autorità di controllo come la BCE (Banca Centrale Europea) e la Consob (l’organo che vigila sulla Borsa italiana). In sintesi, la decisione di Mediolanum è una mossa intelligente e strategica: ha venduto al momento migliore, ha incassato liquidità, si è rafforzata e ha rotto un legame storico che, forse, non era più così strategico come un tempo.