
In Senato inizia l’esame del ddl sul fine vita: escluso il Ssn, opposizioni critiche. La legge disciplina l’aiuto al suicidio nel rispetto della sentenza 242/2019
di Katrin Bove
Dopo anni di dibattiti accesi, rinvii e stop and go parlamentari, il disegno di legge sul fine vita entra finalmente nel vivo. Il testo proposto ieri dai relatori di maggioranza è stato adottato come base di discussione dalle commissioni Giustizia e Sanità del Senato, approvato con i soli voti del centrodestra e il netto dissenso di tutte le opposizioni. Gli emendamenti potranno essere presentati entro l’8 luglio, mentre l’approdo in Aula è previsto per il 17 luglio.
Il disegno di legge, frutto di un lungo lavoro politico e tecnico, interviene su un tema delicatissimo che tocca la dignità della persona, il diritto alla vita e l’autodeterminazione nel momento più fragile dell’esistenza. La proposta di legge mira a disciplinare in modo rigoroso l’aiuto al suicidio medicalmente assistito, tracciando una cornice normativa che dia finalmente attuazione alla storica sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019.
I punti chiave del testo: criteri, comitato e cure palliative
Il testo approvato esclude la punibilità per chi agevola il proposito di morte di un paziente in precise condizioni: la persona deve essere maggiorenne, capace di intendere e di volere. Affetta da una patologia irreversibile con sofferenze intollerabili e mantenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali. Ogni richiesta dovrà essere valutata da un Comitato Nazionale di Valutazione, composto da sette specialisti, con funzioni di controllo e garanzia.
Rischio disuguaglianze e privatizzazione
Una delle novità più discusse riguarda la totale esclusione del Servizio sanitario nazionale (Ssn) dall’attuazione materiale delle procedure di fine vita. Secondo quanto stabilito dal ddl, «il personale in servizio, le strumentazioni e i farmaci di cui dispone a qualsiasi titolo il Ssn non possono essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita». Una scelta che, secondo le opposizioni, apre la strada a una possibile “privatizzazione” del fine vita, minacciando il principio di parità di accesso e rischiando di creare discriminazioni economiche.
Opposizioni sul piede di guerra
Non si è fatta attendere la reazione del senatore dem Alfredo Bazoli, che ha definito il testo «insoddisfacente» e ha promesso battaglia emendativa. «Sono molti i punti critici — ha dichiarato — dalla stretta sui criteri di accesso rispetto a quanto stabilito dalla Corte, alla composizione del Comitato nazionale, fino all’esclusione del Ssn, che mina l’uniformità di trattamento». Bazoli ha sottolineato che, così com’è, la proposta rischia di peggiorare la situazione attuale.
Sulla stessa linea il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, che ha ribadito la centralità del Ssn per garantire dignità e uguaglianza: «Chi prende una decisione così importante e delicata deve poter contare su un servizio pubblico che rispetti la propria dignità, al di là delle possibilità economiche».
Le condizioni per l’accesso al suicidio assistito
Tra le altre novità, il ddl prevede la possibilità di ripresentare la richiesta di suicidio medicalmente assistito dopo sei mesi (e non più dopo quattro anni) in caso di rigetto per mancanza dei requisiti. Inoltre, viene eliminato l’aggettivo “etico” dalla denominazione del Comitato, ora chiamato semplicemente “Comitato Nazionale di Valutazione”. Il testo punta anche a rafforzare le cure palliative, con un controllo più stringente sull’utilizzo dei fondi regionali, la previsione di sanzioni e la possibilità di commissariare le Regioni inadempienti. Si introduce così un equilibrio tra il principio di inviolabilità della vita e la libertà di scelta del paziente, sempre con un forte presidio pubblico sul piano delle cure.
Il provvedimento, che non introduce una legalizzazione generalizzata dell’eutanasia ma disciplina in modo circoscritto l’aiuto al suicidio, si prepara a un percorso parlamentare che si preannuncia complesso e carico di tensioni politiche ed etiche. Con l’avvicinarsi delle scadenze per la presentazione degli emendamenti e la discussione in Aula, il confronto tra maggioranza e opposizioni si accende. Il tema del fine vita si conferma uno dei banchi di prova più delicati per il Parlamento italiano, chiamato a conciliare principi costituzionali, sensibilità individuali e una crescente domanda sociale di chiarezza e giustizia.