Home News Problemi della sanità, se ci fosse buona volontà…

Problemi della sanità, se ci fosse buona volontà…

Crisi della sanità italiana: tra tagli e mancanza di personale

A leggere il Rapporto Istat 2025 nelle parti che riguardano la salute sembra che il sistema sanitario italiano stia soffrendo. E non poco

di Pietro Romano

Il primo aspetto riguarda la longevità. Viviamo più a lungo (83,4 anni la speranza di vita media) ma la qualità di questi anni aggiuntivi sarebbe in caduta libera, scendendo al minimo storico per le donne, delle quali solo poco più della metà non si lamenterebbe del proprio stato. Anche perché, risulta dal Rapporto, quasi un italiano su dieci nel 2024 ha rinunciato a visite e/o esami medici. Colpa da un lato delle liste d’attesa sempre più lunghe (per il 6,8%), dall’altro dei costi crescenti (per il 5,3%) che non permettono ‘scorciatoie’ per risolvere il problema dei ritardi.

Giovani e salute mentale: un allarme crescente

Un problema che non riguarda solo i più anziani, ma anche i giovani, in particolare sul versante della salute mentale. Se, infatti, gli anziani (e in specie le donne) vivono un disagio silenzioso, il benessere psicologico per i giovani, in particolare le giovani e quanti sono in possesso della laurea o titolo equivalente, rimane basso e non ha superato la ‘frattura’ determinata dal Covid. Tanto che il consumo di anti- depressivi è in crescita costante. E purtroppo anche i suicidi tra i giovanissimi sono in aumento. Come si può notare, però, questa ‘fotografia’ mette assieme dati concreti e sensazioni. Le donne anziane si lamentano del proprio stato. Così le giovani donne e i giovani laureati in genere si sentono psicologicamente a disagio. E, addirittura, i giovanissimi lo sono a tal punto da arrivare a scegliere il suicidio.

Un confronto internazionale: cosa dice il Future Health Index

Gli unici dati concreti sono le lunghe liste d’attesa e gli alti costi della sanità a pagamento, privata o pubblica che sia. Prima di gridare al disastro sanitario, però, sarebbe giusto anche guardare fuori dalla nostra porta. Sul fronte delle liste d’attese è appena stato reso noto il Future Health Index 2025, il più ampio studio globale sul settore sanitario, che riguarda 16 Paesi del mondo sviluppato, nel quale non appare purtroppo l’Italia. Si scopre così che la media di attesa dei pazienti per una visita, un esame, un intervento chirurgico è superiore ai due mesi con picchi superiori ai quattro mesi in Brasile, Spagna, Canada e di poco inferiori in Germania e intorno ai due mesi nel Regno Unito e negli Usa. Con la conseguenza che, non potendo scegliere costose alternative private, in media un paziente su tre ha dichiarato di aver visto peggiorare la propria condizione a causa dei ritardi e uno su quattro è stato ricoverato per non aver ricevuto le cure necessarie a tempo debito. Numeri che, a occhio e croce, sembrano peggiori di quelli italiani.

La tutela della salute è un diritto costituzionale

Naturalmente, le disfunzioni altrui non possono giustificare le nostre. E la tutela della salute in Italia – ricordiamolo – è tanto importante da essere sancita dall’articolo 32 della Costituzione come unico diritto espressamente qualificato quale fondamentale. Giustamente lo hanno sottolineato il giudice costituzionale Luca Antonini e il professor Stefano Zamagni nel loro recente “Pensare la sanità. Terapie per una sanità malata” (edizioni Studium, Roma, 2025). Consapevoli però che l’applicazione di questo dettato sembra ai cittadini allontanarsi, scontando il peso dei tagli per circa 40 miliardi avvenuti tra il 2012 e il 2019.

I tagli non sono l’unica causa della crisi, beninteso. Conta moltissimo – spiegano Antonini e Zamagni – “anche la forza del pensiero e delle idee” che hanno condotto alla grave carenza attuale di medici e infermieri. Certo l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina è sacrosanta ma i suoi effetti li vedremo solo tra diversi anni. E così si rischia di buttare al vento i 15,6 miliardi di opere pagate dal Pnrr che avrebbero dovuto rafforzare il Sistema sanitario nazionale e l’offerta di assistenza uniforme su tutto il territorio nazionale. L’attuazione dei progetti è in ritardo ma soprattutto manca il personale (medico e infermieristico in particolare) che ne permetterebbe l’entrata in funzione.

Quali soluzioni?

Così il discorso torna al punto di partenza. Tra problemi reali (e ben più gravi in prospettiva) e sensazioni, comprensibili ma non sempre plausibili. A questo punto, sarebbe opportuna (per affrontare i problemi ed evitarne l’aggravamento) una convergenza bipartisan alla ricerca di possibili soluzioni. Ma il momento politico non sembra fatto per affrontare le emergenze in una logica di maturità.

sanità