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QUANDO FA CLIC SONO DOLORI…

Sempre più italiani alle prese con problemi dell’articolazione della mandibola. Ecco come intervenire in tempo

Di Katrin Bove

Uno sbadiglio intenso o un risveglio inatteso: ecco l’articolazione della mandibola che fa clic. È uno degli effetti più frequenti dei problemi temporo-mandibolari, acuiti dall’attuale situazione di lockdown e incertezza. Questi dolori e le relative patologie che ne conseguono devono essere monitorati dagli specialisti del settore, i dentisti, figure note a tutti. In pochi però sanno chi sia uno gnatologo, lo specialista odontoiatra che, in team con i chirurghi maxillo-facciali e altre figure professionali, permette di risolvere i problemi temporo-mandibolari dell’area testa-collo.

Le misure restrittive relative al Covid, il protrarsi delle chiusure, i ritardi nella campagna vaccinale e la mancanza di vita sociale e di svaghi portano un ulteriore aumento delle tensioni in ciascun individuo, anche a livello inconscio. Questo aumento di ansia viene somatizzato in vari modi. Tra quelli meno evidenti, ma dalle molteplici conseguenze, vi è la crescita della tensione dell’articolazione temporo-mandibolare, che provoca dolori a livello oro-facciale, temporale e cervicale. Su questo argomento è in uscita una ricerca scientifica prodotta dalla scuola di Gnatologia della Sapienza di Roma di cui è autore il professor Carlo Di Paolo, presidente dell’Aigedo, l’Associazione italiana gnatologia e dolore oro-facciale.

Lo stress provocato, anche inconsciamente, dalla pandemia, costruisce uno stato di difesa del nostro organismo che aumenta le tensioni muscolari che servono abitualmente a prepararci a un attacco – sottolinea il professor Piero Cascone, primario di chirurgia maxillofacciale del Policlinico Umberto I – Questa reazione fisiologica dell’organismo provoca un aumento delle problematiche articolari, con dolore temporale e cervicale. Questi dolori articolari alla zona temporo-mandibolare sono apparentemente banali, ma si manifestano in maniera acuta nella trasmissione a livello muscolare. La nostra categoria di chirurghi maxillo-facciali sta rilevando la crescita di questo fenomeno. Il nostro lavoro resta comunque frutto di un approccio multidisciplinare, in collaborazione con gli otorino laringoiatri, i fisioterapisti e naturalmente i dentisti, in particolare gli gnatologi, ossia gli odontoiatri specialisti del complesso cranio-cervico-mandibolare, con cui lavoriamo a stretto contatto”.

In ambito muscolo-scheletrico, dopo i dolori lombari, i disordini temporo-mandibolari rappresentano la seconda causa di dolore muscolo-scheletrico che colpisce gli italiani – evidenzia il professor Di Paolo– Le percentuali sono in costante aumento e si stima che circa il 10% della popolazione adulta presenti un dolore in quest’area. Questi disturbi amplificano altri problemi come cefalea, mal di collo o altri dolori muscolo-scheletrici, provocando gravi sofferenze nei pazienti. Per questo si deve intervenire in maniera precoce e risolutiva. Sono colpite trasversalmente tutte le età ed è interessata prevalentemente la popolazione femminile. Anche i bambini e gli adolescenti sono coinvolti, anche se per loro la sintomatologia non sempre viene evidenziata precocemente perché presentano maggiori difficoltà nella diagnosi. Questi dolori causano disagi in ambito sociale e nell’attività scolastica e lavorativa, viste le difficoltà che si provano a parlare, masticare, deglutire, sorridere”.

L’approccio a questo tipo di problemi deve essere necessariamente multidisciplinare a partire dalla diagnosi e dalla valutazione di ogni singolo sintomo come il dolore e l’impedimento funzionale nei movimenti della bocca – evidenzia il professor Di Paolo – Queste valutazioni permettono allo specialista odontoiatra di orientarsi su un intervento conservativo o chirurgico. Negli Stati Uniti in questo ambito sono investiti ogni anno oltre 4 miliardi di dollari per rispondere ai due terzi dei pazienti: dati che permettono di comprendere l’impegno necessario. Per risolvere al 100% tutte le problematiche si deve far ricorso anche alla chirurgia, che è un’attività integrativa a quella riabilitativa”.

Per aprire e chiudere la bocca ogni individuo attiva molte strutture quali ad esempio la mandibola, le articolazioni, i denti, i muscoli e la giunzione cranio-vertebrale – spiega il professor Cascone – Il nostro organismo sopperisce automaticamente a eventuali disfunzioni: se una di queste strutture non funziona, le altre si adattano e compensano. Se però la capacità di compensazione viene meno si favoriscono le patologie articolari, da cui si innescano varie disfunzioni, dalla mandibola che va in una posizione errata alla comparsa di cefalee irrisolvibili. L’intervento chirurgico si rende necessario quando esiste all’interno dell’articolazione temporo-mandibolare un danno strutturale che produca impedimenti biomeccanici e dolore localizzato sia all’articolazione temporo-mandibolare che riferito a livello cervico-brachiale. L’intervento consiste essenzialmente nel recuperare le strutture articolari rovinate riposizionando il disco articolare e ricostruendo i legamenti e, come in ortopedia, si associano artroscopia e lavaggi articolari. Queste procedure sono molto simili agli interventi sul ginocchio effettuati dagli ortopedici anche se le strutture dell’articolazione temporo-mandibolare sono molto più piccole”.