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FISCO, CERCASI RIFORMA URGENTEMENTE

EDIFICIO ESTERNO DELLA AGENZIA DELLE ENTRATE FOTO PAOLO PEDROTTI

di Marco Margarita

Quando, subito dopo la pausa estiva, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha dichiarato in conferenza stampa la necessità di una riforma fiscale, ai più è apparso con buona probabilità l’ennesimo proclama da parte del premier. Analizzando però la storia professionale ed istituzionale di Mario Draghi, si comprende come quell’affermazione sia in realtà una conditio sine qua non per poter dare un nuovo slancio al Paese in un’ottica di concreto e reale sviluppo economico. In apparente contrasto appare l’annunciata riforma del catasto in quanto, come facilmente ipotizzabile, un aumento generalizzato delle rendite di fabbricati e terreni comporterebbe un aumento del prelievo fiscale per effetto dell’aumento della base imponibile. Appare indifferibile, del resto, una integrale rivisitazione di questo obsoleto registro pubblico che si basa su dati non omogenei che troppo spesso portano a situazioni paradossali ove nel medesimo fabbricato si registrano rendite con profonde sproporzioni tra loro. E’ del tutto evidente che, ove l’aggiornamento del catasto si inserisse nella più ampia riforma fiscale, non solo avrebbe la sua ragion d’essere ma contribuirebbe a realizzare quell’equità fiscale troppe volte annunciata ma mai realizzata.

Cerchiamo di capire perché si rende necessaria ed urgente la riforma fiscale. La risposta a questa domanda va data attraverso l’attenta analisi dei tributi, del loro accertamento e della riscossione coattiva. Il sistema tributario attuale nasce tra gli anni settanta e ottanta, in seguito gli interventi realizzati, necessari per il mutare della situazione economica, troppo spesso sono stati posti in essere al solo fine di migliorare i conti dello Stato, da un lato attraverso  provvedimenti tampone per assicurare un maggior gettito e dall’altro anche attraverso strumenti finalizzati ad inasprire la lotta all’evasione, sempre con l’obiettivo di migliorare i conti dello Stato.

Tutto ciò però pur avendo arrecato oggettivamente dei benefici, talora temporanei in termini di maggiori entrate, ha dato luogo al proliferare di sempre maggiori tributi e sempre maggiori adempimenti che hanno avuto un impatto fortemente negativo in termini di efficienza, sia per i soggetti passivi-contribuenti, e sia per la macchina erariale, che dunque ha dovuto adeguare di volta in volta le proprie procedure per introitare e ed accertare imposte e tasse. Giocoforza questi interventi asincroni hanno necessariamente indebolito la struttura finalizzata all’accertamento creando inevitabilmente un clima poco favorevole e poco propenso a un confronto oggettivo tra soggetto accertatore e contribuente accertato, con la naturale conseguenza di uno sviluppo esponenziale del contenzioso derivante dall’attività di accertamento sia da parte della Guardia di Finanza, sia dell’Agenzia delle entrate, con l’emanazione di atti,  sbandierati come nuovo gettito per l’erario ma  che non si sono mai tradotti in reali entrate.

In questo contesto si inserisce anche l’ipotesi di una rottamazione quater per recuperare quei contribuenti decaduti dalla precedente o che alla stessa non hanno potuto aderire. E’ evidente tuttavia che l’ennesima sanatoria deve necessariamente, e non come avvenuto in passato, conciliarsi con una riforma globale dell’intero sistema tributario; lo Stato si ferma, chiude con il passato e riparte con un approccio più snello, più rapido e tecnologicamente più avanzato

Se pensiamo che le somme preventivate dall’Agenzia delle entrate-riscossione per il 2021 ammontano ad € 7,1 miliardi, ma di queste oltre 3,3 mld sono da imputare alle definizioni agevolate emanate dai Governi precedenti, si comprende come la struttura preposta alla riscossione non funzioni o per sua inefficienza, o con maggior probabilità per l’inefficienza del sistema tributario nel suo insieme, o più realisticamente per entrambi i motivi. Si rende in altri termini necessaria una reale azione di semplificazione del sistema che potrà avere nel breve o brevissimo periodo anche un impatto in termini di minor gettito, ma di sicuro potrà rappresentare la solida base per un sistema maggiormente efficiente per consentire ai contribuenti di adempiere agli obblighi normativi con maggiore fluidità, maggior rapidità e flessibilità in sede di controllo, un contenzioso più qualificato e con tempi moderati, ed una riscossione coattiva degna di tale nome.

Se pensiamo infatti che tuttora sussistono tributi quali: le accise sugli alcolici per la frutta in spirito, l’addizionale sui diritti di imbarco dei passeggeri sugli aeromobili, l’imposta per l’attività di raccolta dei prodotti selvatici non legnosi e così via… si comprende facilmente come sia più elevato l’onere per la gestione, il controllo e l’incasso di detti tributi rispetto al gettito stesso. Ora a ben vedere una riforma slegata dal consenso politico dovrà puntare alla drastica riduzione dei tributi, alla semplice applicabilità degli stessi e alla facile autoliquidazione. E’ del tutto evidente che merita tutt’altro approfondimento l’aspetto connesso alla pressione fiscale. Essa andrà valutata in maniera ponderata nel dovuto rispetto degli standard di bilancio italiani ed in armonia con gli standard previsti dall’unione europea; ciò che dobbiamo scindere dalla pressione fiscale e che è ormai improrogabile è un radicale intervento che riformi integralmente l’organizzazione del sistema. La diretta conseguenza di un rinnovato sistema normativo sarà rappresentata da una maggior facilità in sede di controllo e tempestività nell’avvio della eventuale riscossione.

In questo ampio contesto dovrà necessariamente inserirsi una profonda rivisitazione del sistema di giustizia tributario che ad oggi non presenta criteri selettivi nella scelta degli organi giudicanti e che risente di retribuzioni per i giudici tributari di fatto simboliche, che dunque non possono rappresentare uno stimolo. Con un sistema maggiormente premiante per coloro che non si avventureranno in un contenzioso con scarse probabilità di successo ed in presenza di commissioni tributarie qualificate e organizzate, è facile ipotizzare che lo stesso ricorso al contenzioso subirà una drastica riduzione. Infine, per quanto concerne gli uffici preposti alla riscossione, per come è strutturato l’attuale sistema normativo è facile comprendere che il gap tra l’accertato e il riscosso presenti numeri da capogiro. Andranno individuati sia strumenti tecnologici ma anche e soprattutto normativi aventi lo scopo di riscuotere ciò che è stato indebitamente sottratto all’erario. Troppo spesso infatti l’attuale sistema della riscossione, lento e complesso,  punta a vincolare patrimoni per effetto di provvedimenti esecutivi che però raramente si traducono in reali entrate erariali, inoltre a finire nelle maglie sono spesso piccoli contribuenti, mentre vige una sorta di impunità per le società di maggiori dimensioni.