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Lourdes, un pezzo di paradiso in terra

Un piccolo paese diventato emblema di amore e devozione verso il prossimo

di Katrin Bove

Ed un giorno arriva, la senti nel profondo, come un eco di richiamo, questa chiamata interiore verso il santuario di Lourdes.

E’ come se in lontananza, in qualunque parte del mondo tu sia, una forza calamitante ti trasporta fino a farti arrivare ai piedi della Grotta. Un pezzo di paradiso è connaturato là, in mezzo ai Pirenei, dove si respira serenità e gioia. Non è facile descrivere le emozioni che susseguono nelle ore passate in preghiera e contemplazione, di fatto è che il ritrovarsi tutti in processione nello stesso luogo, in una intensità di meditazione collettiva, genera conforto interiore. Ti senti parte di un progetto, avverti la necessità di spogliarti di tutti i piccoli o grandi affanni della vita quotidiana e di regalare felicità al prossimo. Sono tante le storie che circondano il Santuario, piene di dolore, di miseria, di tristezza, ma tutte, nel contempo, assetate di speranza e di misericordia. La ritrovi negli occhi languidi rivolti al cielo o nelle teste chinate a terra di gente inginocchiata sotto la Vergine, in segno di totale sottomissione ed umiltà. Ed è proprio l’UMILTA’ che segna questo posto, la caratteristica comune di chi affronta questo viaggio, la voglia di aiutare chi più ha bisogno, il malato,  accompagnadolo nei vari momenti della giornata. Ed è soprattutto il volontariato che sorregge tutta la struttura del Santuario, grazie alle tante persone che credono nel potere associativo, ed insieme costruiscono felicità. A Lourdes convergono tanti malati, in cerca di speranza, di grazia o solamente di conforto interiore, ed è meraviglioso poter regalare un sorriso e ricevere la benedizione di chi soffre, ma che in quel momento è felice di vivere. La storia di Alfredo mi ha colpita particolarmente, quello che ha attirato la mia attenzione è stata la sua voglia di esprimersi al mondo. La determinazione di imporsi in una vita difficile, la voglia di gridare: io ci sono, non sono un invisibile! Lo ha fatto scrivendo un’autobiografia, un piccolo libro, una vittoria sulla sua situazione. Alfredo ha tante difficoltà motorie, soprattutto nella coordinazione del suo corpo, con difficoltà riesce a parlare, mangia solo con un aiuto ed è in sedia a rotelle ormai da sempre. Ma vuole esternare i suoi pensieri e le sue emozioni e, con l’aiuto di una macchina da scrivere, inizia il suo scritto.Comincia con la sua nascita, e le difficoltà durante il parto. Sono proprio i primi giorni di vita a segnare la sua sorte, dopo che gli praticano la puntuta lombare. All’età di tre anni Alfredo ancora non cammina e passa le sue giornate in casa su di una sedia a rotelle. Sono anni difficili, anni di guerra, della seconda guerra mondiale ed i portatori di handicap, a quel tempo, non potevano frequentare le scuole. All’età di tredici anni avvenne il distacco dalla sua famiglia, che con una sofferta decisione portò Alfredo presso L’Opera Don Guanella. L’istituto divenne la sua nuova casa e nel suo racconto evidenzia a tratti decisi la sofferenza e  lo strazio dell’allontanamento. Ma pian piano la rassegnazione prende il posto della disperazione e la sensazione di abbandono si dissolve,   cominciando così, con serenità, ad accettare ed amare le persone che lo circondano. Riesce qui a prendersi le licenze elementari e medie, ed ad avvicinarsi alle sue nuove passioni. Scopre infatti l’amore per la scrittura, per la musica, per la pittura e per i viaggi. Alfredo, con l’aiuto dei suoi nuovi insegnati, riesce a comporre ballate e poesie, nonché una mostra di pittura insieme ad un suo amico d’istituto. Tutto questo alimenta il suo entusiasmo per la vita, la sua sete di conoscenza, ma soprattutto la riconoscenza verso le persone che gli hanno permesso di esprimersi nel mondo. Le sue speranze nel futuro sono proiettate a migliorarsi sempre più, specialmente nel linguaggio, per poter comunicare più facilmente.

Alfredo a Lourdes

I suoi viaggi l’hanno riempito di emozioni e di amicizie e così spera di continuare a viaggiare per vedere posti nuovi o per ritornare in posti conosciuti, dove ritrovare sorrisi che gli hanno acceso la gioia, come il viaggio a Lourdes. “Spero che anche in futuro possa contare sull’amicizia vera, di tante persone, perché solo dare e ricevere affetto riempie veramente la vita”. Si chiude così la sua autobiografia, con questa frase che racchiude il senso di un piccolo paese diventato emblema di amore e devozione verso il prossimo.