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Cardiologia, tra iperspecialistica e nuove teconologie

Il prof. Alessandro Bortone

Il passaggio dalla medicina di tipo analogico 3.0 alla medicina di tipo digitale 4.0, da una terapia generale ad una sartoriale su misura. Con l’innovativa applicazione House Hospital un semplice smartphone consente al paziente di essere monitorato e curato a casa propria

Alessandro Bortone, professore aggregato/ricercatore confermato classe VIII^ della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, è responsabile dell’Unità Operativa di Emodinamica Interventistica della Cardiochirurgia, Coordinatore dei Laboratori di Emodinamica Interventistica afferenti al Dipartimento Cardiotoracico e Direttore dell’Unità di Progetto Interdipartimentale di Emodinamica Interventistica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Consorziale Policlinico di Bari.Dal 1998 ad oggi ha eseguito personalmente oltre 50.000 procedure diagnostiche; 10.000 angioplastiche coronariche; 2.000 angioplastiche periferiche; 400 correzioni di cardiopatie congenite; 500 biopsie endomiocardiche; 100 embolizzazioni di fistole artero-venose; 50 chiusure percutanee dell’auricola sinistra; 300 cateterismi del ventricolo destro; 600 impianti di protesi endovascolari; 120 impianti di valvole aortiche percutanee.Ha partecipato alla progettazione e successiva brevettazione dei seguenti manufatti tutti attualmente e correntemente utilizzati nei laboratori di emodinamica interventistica di tutto il mondo:Vibro-Jet della Azienda Invatech: device utilizzato per il cross delle occlusioni croniche delle arterie periferiche secondo una tecnica intermedia tra quella dell’angioplastica rotazionale secondo Kaltenbach e la dissezione sub-intimale secondo Bolian; Horus S e sue successive evoluzioni della Azienda IBS: stent coronario del tipo Bare Metal Stent (BMS), che segue il concetto del less mismatch stent (LMS) ovvero del minimo impatto meccanico sulla parete vasale per cercare di minimizzare la componente meccanica della restenosi coronaria; Valiant della Azienda Medtronic: endoprotesi vascolare aortica di seconda generazione e suo sistema di rilascio (Axcelerant) che consente di utlizzare stent-graft di diametro sino a 46 mm e di lunghezza sino a 200 mm; Relay e sue successive evoluzioni della Azienda Bolton: endoprotesi vascolare aortica di terza generazione e suo sistema di rilascio (Transport) che minimizza il mismatch tra aorta e device seguendo l’orientamento e la distribuzione tridimensionale delle forze torsionali; Conic Balloon e B-Tip della Azienda Conic Vascular: pallone da PTCA di ultima generazione che segue perfettamente la parte rigida della guida coronaria ed evita l’effetto “ad osso di cane” del pallone tradizionale; FastSeal della Azienda Vascular Closur Systems: sistema di chiusura degli accessi vascolari percutanei perfettamente biocompatibile ed interamente riassorbibile in quattro settimane senza alcun fenomeno infiammatorio; New Media Layer (NML): sistema multistrato di endoprotesi vascolare composta da tre fili di nitinol senza alcun graft.

Professore, che cos’è l’innovazione tecnologica?

L’innovazione tecnologica è tale se è un vero vantaggio per l’individuo ovvero se offre qualità dei servizi con risparmio di spesa e assicura un outcome che sia costo/efficacia.

Quali sono i benefici e i rischi?

Il progresso delle conoscenze e delle tecnologie ed il delinearsi di ambiti di competenza iper-specialistica hanno certamente contribuito a modificare la struttura unitaria della Cardiologia. La tecnologia ha contribuito all’abbattimento dei tassi di mortalità in setting acuti, come l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, le aritmie ventricolari maligne, alimentando, però, l’iperspecialità. La tecnologia può indurre il rischio di settorializzazione e frammentazione nell’approccio e nella gestione dei pazienti e dei percorsi di cura. Poiché vari sono i livelli di complessità degli ospedali, e vario ed articolato è il percorso di cura dei malati, è evidente che solo un’organizzazione flessibile, modulata, adatta ai vari livelli di intensità di cure e che abbia presente la tempo-dipendenza degli interventi in emergenza sarà all’altezza ed al passo con i tempi. La mutazione demografica inevitabilmente ha ripercussioni sui modelli assistenziali, sulla organizzazione sanitaria e sugli standards assistenziali. Di ciò occorre prendere coscienza nel ripensare l’offerta di servizi sanitari. Una cardiologia moderna deve fortemente perseguire l’innovazione al passo con il progresso tecnologico. Tali obiettivi e tali attitudini vanno perseguiti con continuità e vanno adattati e finalizzati al miglior risultato possibile in termini di efficienza, sostenibilità ed equità distributiva delle risorse. L’innovazione va coniugata con l’appropriatezza e con la sostenibilità. Nell’introdurre nuove tecnologie terapeutiche ad alto costo, nell’interesse dei malati, si dovrà porre sempre maggiore rispetto ai requisiti minimi ed agli standard di sicurezza necessari.

Qual è il passaggio decisivo dalla medicina 3.0 alla medicina 4.0?

Medicina 3.0 è una medicina di tipo analogico con terapie generali per tutti, mentre medicina 4.0 è una medicina digitale, customizzata e sartoriale, dedicata al singolo individuo attraverso l’analisi dei dati patologici morfo-funzionali e quelli genetici, comportamentali e ambientali. Gli ultimi due definiti epigenetica, ovvero il vestitino su misura del gene, che può pertanto condizionarne l’espressione in senso negativo o positivo.

Quanto inciderà l’invecchiamento della popolazione sulle problematiche che lei affronta quotidianamente in sala operatoria?

Le malattie cerebrovascolari sono la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale (1-Feigin VL 2017) oltre a essere responsabili di circa un decimo degli anni persi per morte prematura o disabilità (disability-adjusted life years, DALY). Sono anche responsabili di un considerevole carico sociale (burden) per il paziente e per i familiari che lo assistono. Con l’invecchiamento della popolazione è possibile prevedere nel tempo un incremento sia dell’incidenza totale dell’ictus, che rappresenta la manifestazione clinica di gran lunga più frequente, sia del carico sociale conseguente alla disabilità post-ictus. I cambiamenti demografici e la disponibilità di nuove strategie terapeutiche stanno anche modificando la distribuzione delle diverse eziologie dell’ictus ischemico ed emorragico. Dati recenti indicano che nelle ultime due decadi si è verificato nella popolazione caucasica e nei Paesi ad alto reddito un incremento della quota di ictus ischemici a patogenesi cardioembolica e una riduzione della quota dovuta ad aterosclerosi dei grossi vasi e a malattia dei piccoli vasi o lacunare (2-Ornello R 2018). È stata anche segnalata una diminuzione delle emorragie in sede tipica e un aumento di quelle in sede atipica (soprattutto di quelle legate ad angiopatia amiloide). La riduzione del numero di casi di ictus ischemico causato da aterosclerosi dei grossi vasi sembra sia da attribuire alla maggior diffusione dei trattamenti preventivi con farmaci anti-ipertensivi e con statine oltre che alla riduzione del fumo di sigaretta. Il progressivo invecchiamento della popolazione, insieme con l’ancora limitato impiego degli anticoagulanti orali negli anziani, ha invece contribuito all’aumento degli ictus ischemici a patogenesi cardioembolica in gran parte dovuti alla fibrillazione atriale che è il più importante fattore di rischio cardioembolico età correlato. È facile prevedere che in parallelo con l’incremento dell’aspettativa di vita vi sarà, negli anni a venire, un incremento della numerosità dei soggetti con fibrillazione atriale. Per contrastare le conseguenze cardioemboliche di questa aritmia dovranno essere implementate le strategie terapeutiche correnti basate sull’impiego di farmaci anticoagulanti antagonisti della vitamina K (vedi Antagonisti o Inibitori della vitamina k) e di farmaci anticoagulanti diretti o di nuova generazione (vedi Anticoagulanti diretti), mentre per il controllo della funzione cardiaca saranno fondamentali i farmaci antiaritmici e gli interventi sullo stile di vita e sui fattori di rischio correlati.

Perchè lei parla di settore cerebro-cardiovascolare?

Parlo di settore cerebro-nefro-cardiovascolare perchè i tre organi cuore/cervello/rene lavorano insieme per l’omeostasi delò nostro organismo, senza tralasciare il killer più pericoloso che è il diabete di tipo 2 ovvero quello insulino dipendente.

Che cos’è per lei la centralità del paziente?

La centralità del paziente si ottiene mediante la trasformazione del paziente da stakeholder passivo in stakeholder attivo: un soggetto che non subisce la terapia passivamente, ma che partecipa in maniera attiva alla cura della sua patologia perchè curarsi meglio assicura una migliore qualità di vita ed è un risparmio di spesa.

Può descrivere l’innovazione introdotta nel suo ospedale: l’applicazione House Hospital?

In house hospital significa seguire il paziente a casa evitando chiamate inutili al 118, file inutili al pronto soccorso, file inutili per prenotare visite esami di laboratorio e quant’altro; il tutto avverrà attraverso un app dedicata, che avrà in sè tutte queste potenzialità trasformando un semplice smartphone in un vero mezzo di monitoraggio e cura. Sono consulente scientifico, a titolo gratuito, di Albodos srl, che sta implementando un app che non lascerà mai solo il paziente, che potrà comunicare in ogni momento con il proprio medico, farmacista, laboratorio di analisi. Un aspetto importante sara’ il teleconsulto, che avverra’ su smartphone, tablet e non solo da pc.

Quali sono i suoi più recenti interventi che si sono avvalsi delle innovazioni tecnologiche e che hanno fatto scuola?

Il trattamento endovascolare della patologia aortica, l’impianto percutaneo di valvola aortica, la correzione percutanea dell’insufficienza valvolare mitralica e tricuspidale, la correzione percutanea del forame ovale pervio a rischio di recurrence di stroke, la chiusura percutanea dell’auricola sinistra in soggeti a rischio di stroke e che non possono assumere anticoagulanti orali.

Lei è anche professore universitario. Come giudica il livello di formazione dei suoi studenti e ricercatori?

Il livello dei nostri studenti e ricercatori è molto elevato e apprezzato in tutto il mondo. Lo prova il fatto che i nostri migliori cervelli lavorano tutti all’estero. Il nostro è un Paese che favorisce questo terribile fenomeno: noi li formiamo e gli altri Paesi ne traggono giovamento.

Come si concilia la sua attività ospedaliera con i limiti imposti dalla burocrazia?

Tento di portare la burocrazia a me mostrando la bontà di quanto facciamo tutti i giorni e coinvolgendola nelle responsabilità; mi piace usare un aforisma: metto le cose in maniera tale che è meglio dire di sì, perchè il no me lo devono giustificare.

Qual è il progetto a cui tiene di più?

Sanitarapp (e health e medicina 4.0), la nuova endoprotesi aortica multistrato, la sala multifunzionale per interventistica coronarica, vascolare, strutturale e di neuroradiolgia interamente robotizzata e con procedura controllata a distanza.

E l’evento a cui lavorerà nei prossimi mesi?

Un evento a cui tengo molto, che si terrà l’8 aprile 2022: il Congresso ICT3 e-health multicare program. E’ un appuntamento annuale che riunisce i cardiologi, cardiochirurghi, chirurghi vascolari, medici dello Sport, internisti d’urgenza, endocrinologi, nefrologi, infermieri e MMG delle regioni Abbruzzo, Calabria, Campania Molise, Puglia e Basilicata. Articolato in due giornate, in questo congresso verranno discusse le linee guida europee e americane e i PDTA delle malattie cardiovascolari. Verranno individuati e chiariti i passaggi più importanti dell’assistenza e dell’organizzazione sanitaria e della ricerca cardiovascolare.

L’equipe dell’Unità Operativa di Emodinamica Interventistica della Cardiochirurgia Policlinico di Bari