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PARTE LA SECONDA CALL DI “Up2Stars” IL PROGRAMMA DI INTESA SANPAOLO PER L’ACCELERAZIONE DELLE STARTUP

Up2Stars è il programma di accelerazione e valorizzazione delle startup che si avvale della competenza di Intesa Sanpaolo Innovation Center e della capillarità del network della Banca dei Territori

BARRESE: “Con questa seconda call di Up2Stars intendiamo selezionare ed accelerare le realtà imprenditoriali emergenti che stanno sviluppando progetti dedicati ad Agritech e Foodtech, per favorire una nuova assimilazione di innovazione sostenibile e circolare anche nella filiera agroalimentare, nuovi asset strategici capaci di rispondere alle nuove emergenze dettate dal contesto politico-economico e per cogliere in pieno le opportunità offerte dal PNRR”.

Parte la seconda call di Up2Stars, il programma di accelerazione e valorizzazione delle startup innovative, ideato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center, dedicato alle startup attive nel settore della Bioeconomia applicata ad AgriTech e FoodTech.

Up2Stars vuole stimolare il potenziale di innovazione che le startup possono generare a supporto della trasformazione delle filiere nazionali, nel quadro della transizione digitale ed ecologica indicata dal PNRR ed in risposta alle crescenti aree di criticità che il quadro
economico internazionale presenta sul fronte agroalimentare.

Sviluppato nell’arco dell’intero anno in 4 call bimestrali, Up2Stars prevede un processo di autocandidatura, selezione, accelerazione e networking totalmente gratuito e rivolto a startup attive nei settori identificati come strategici per l’economia del nostro Paese. Si tratta di startup che operano in settori come l’Intelligenza Artificiale, la Realtà Aumentata, la Manifattura Digitale, la Cybersecurity, che intendono cogliere l’opportunità offerta da Up2Stars di essere accompagnate in un percorso di crescita con partner di progetto di altissimo livello, per arrivare preparate all’incontro con i potenziali investitori.

Il programma punta ad individuare e favorire l’accelerazione delle migliori startup attive nei segmenti industriali innovativi – Digitale e Industria 4.0; Bioeconomia con focus su AgriTech e FoodTech; Medtech e Healthcare; Aerospace – e a sviluppare quelle con migliori prospettive di posizionamento competitivo e crescita, capaci di creare nuove opportunità per fare impresa e generare nuova occupazione. Per ciascuna call verranno selezionate al massimo 10 startup, per un numero complessivo di 40.

Al termine di ciascun percorso di accelerazione, ogni bimestre, è previsto un Demo Day di presentazione delle startup accelerate ad una platea di investitori e imprese. Up2Stars concluderà il ciclo con un evento di valorizzazione e celebrazione finale delle 40 startup selezionate e accompagnate in un percorso di crescita che consentirà loro di incontrare coach, mentor e investitori, creare networking e favorire incontri con imprese mature.

L’innovazione è un fattore strategico cruciale anche per il settore agroalimentare, pilastro della nostra economia a cui da sempre Intesa Sanpaolo dedica strutture, risorse, progettualità e servizi. Nell’ambito della nostra Direzione Agribusiness, centro di eccellenza dedicato all’agricoltura, abbiamo creato anche una struttura dedicata allo sviluppo e monitoraggio di servizi di agritech e di digitalizzazione del mondo agricolo, proprio per cogliere le opportunità offerte dalla tecnologia”- Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo.

L’IMPEGNO DEL GRUPPO VERSO LE STARTUPE L’INNOVAZIONE

Up2Stars si colloca nel più ampio quadro di progetti che Intesa Sanpaolo e Intesa Sanpaolo Innovation Center da anni dedicano allo sviluppo delle potenzialità delle startup in sinergia con investitori, corporate, incubatori, acceleratori e università, per favorire la necessaria integrazione tra distretti, territorio e impresa. Oggi più che mai il Gruppo focalizza la propria strategia sull’innovazione e sulla ricerca applicata all’impresa, che rappresentano la chiave del successo futuro del sistema produttivo italiano. Per questo, Intesa Sanpaolo ha aderito come socio fondatore ai Centri Nazionali di Ricerca, in fase di costituzione su bando del MUR nell’ambito dei finanziamenti previsti dal PNRR.

Un altro progetto dedicato alle giovani realtà imprenditoriali innovative è Start Up Initiative, il programma che seleziona e forma startup ad alta tecnologia preparandole ad entrare in contatto con potenziali investitori e partner industriali. A disposizione delle startup anche prodotti di finanziamento dedicati come Convertibile Impresa, che può finanziare tutti i programmi e le tipologie di investimento collegati ai piani di avvio e sviluppo del business fino all’80% degli importi documentati. Il prodotto si rivolge inoltre alle startup che già operano in un contesto di venture capital e che stanno valutando di aumentare il proprio capitale prevedendo anche l’ingresso di nuovi soci.

L’ ACCELERATORE GELLIFY E IL NETWORK DI PARTNERSHIP STRATEGICHE

Il percorso di ciascuna startup selezionata da Up2Stars sarà erogato dal partner Gellify, prevede un piano personalizzato di contenuti e la mentorship di esperti di settore. Alcuni dei partner sono Microsoft Italia, Cisco e Opening Future -iniziativa finalizzata al sostegno e alla crescita del digitale in Italia, Google Cloud e Noovle, cloud company del Gruppo TIM – che metteranno a disposizione delle startup servizi e strumenti utili all’accelerazione (es. cloud, licenze sw, Formazione tech, servizi di indicizzazione).

E ancora ELITE –Gruppo Euronext, che offrirà la possibilità di partecipare nella Lounge esclusiva in partnership con Intesa Sanpaolo presso la sede di Borsa Italiana, per accompagnare le startup in percorsi di formazione, crescita dimensionale e apertura al mercato dei capitali e, con Intesa Sanpaolo Innovation Center, forniranno supporto formativo e l’organizzazione di incontri con partecipazione attiva delle startup agli eventi e nel percorso di accompagnamento e sviluppo.

BIOECONOMIA – AGRITECH E FOODTECH a cura della Direzione Studio e Ricerche Intesa Sanpaolo

Secondo le stime presentate nel Rapporto “La Bioeconomia in Europa”, la Bioeconomia in Italia nel 2020 ha generato un output pari a circa 317 miliardi di euro, occupando poco meno di due milioni di persone. Dopo aver chiuso il 2019 con un incremento dell’1,4%, nel 2020 ha perso nel complesso il 6,5% del valore della produzione, un calo inferiore rispetto a quanto segnato dall’intera economia (-8,8%): il peso della Bioeconomia in termini di produzione è pertanto salito al 10,2% rispetto al 10% del 2019 e al 9,9% del 2018.

In tutti i paesi europei il valore della Bioeconomia ha registrato un calo meno rilevante rispetto al totale dell’economia (-4,3% per il Regno Unito, -3,1% per la Germania, -3% per la Spagna, -2,3% per la Francia e +3,3% per la Polonia), evidenziando una maggiore resilienza allo shock pandemico, grazie alla natura essenziale di molte delle attività di questo metasettore, con risultati che dipendono sia dalla severità della pandemia e delle relative misure di contenimento, sia dalla differente composizione della Bioeconomia nei diversi paesi. Le performance settoriali risultano, infatti, molto diversificate: la filiera agro-alimentare, che in Italia rappresenta oltre il 60% del valore della Bioeconomia, è risultata meno colpita dalla crisi generata dalla pandemia (nonostante la chiusura della ristorazione a valle), così come le utilities (energia, acqua, rifiuti) e la filiera della carta (grazie al sostegno dei prodotti per utilizzisanitari e del packaging, visto il boom del commercio online).

LA RILEVANZA DELLA FILIERA AGRO-ALIMENTARE

La filiera agro-alimentare è uno dei pilastri della Bioeconomia, generandone oltre la metà del valore della produzione e dell’occupazione e svolgendo, oltre alla funzione primaria della nutrizione e della salvaguardia della salute, un ruolo fondamentale per la protezione della biodiversità, la cura del territorio e la trasmissione dell’identità culturale.
Nel 2020 il sistema agro-alimentare italiano ha generato un valore aggiunto di circa 64 miliardi di euro e ha occupato oltre 1,4 milioni di persone, con un peso sull’economia rispettivamente del 4,3% e del 5,7%. Il valore dei prodotti agroalimentari nei mercati finali al consumo ha un’incidenza sul PIL pari all’11%. L’agro-alimentare vede l’Italia al terzo posto per valore aggiunto tra i paesi europei (dopo Francia e Germania) e al quarto in termini di occupati, superata da Romania e Polonia (oltre che Germania), paesi a vocazione ancora fortemente agricola.

In particolare, nell’Agrifood italiano, che contribuisce per il 12% al totale valore aggiunto europeo del settore, lavora il 9% dei
lavoratori europei, distribuiti per circa due terzi nel primario a monte e per circa un terzo nella trasformazione. La produzione agro-alimentare italiana è caratterizzata, da un lato, da una maggior specializzazione in prodotti ad elevato valore aggiunto, e dall’altra (a parità di produzioni), da prodotti di maggiore qualità.

Con un totale di 875 Cibi e Vini certificati, il nostro Paese è il primo in Europa per prodotti DOP, IGP e STG. A livello economico, secondo le ultime stime dell’Osservatorio Ismea-Qualivita, la “DOP economy” in Italia vale oltre 17 miliardi di euro. La ricerca della qualità che caratterizza la produzione agro-alimentare italiana ha portato anche ad incrementare l’attenzione al biologico. L’agricoltura biologica non è solo una risposta valida al bisogno di sicurezza alimentare dei consumatori, ma sta dimostrando di poter contribuire alla definizione della strategia per attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici.

IL RUOLO DELL’INNOVAZIONE

Nonostante la ridotta dimensione, le imprese italiane presentano nel 2019, secondo le stime su dati Eurostat, una spesa per R&S pari all’1% circa del valore aggiunto, in significativo aumento rispetto allo 0,6% del 2010. Questo dato colloca l’Italia sopra la Francia e la Germania e sotto i Paesi Bassi. Secondo i dati dell’ultima inchiesta comunitaria sull’innovazione, relativa al 2018, l’Italia si colloca in prima posizione tra i grandi player europei anche per quanto riguarda la percentuale di imprese dell’alimentare e bevande che hanno introdotto innovazioni di processo. La capacità innovativa si riflette anche nella nascita di nuovi player, come mostra il dato sulle start-up innovative sia della Bioeconomia che della filiera-agroalimentare.

La maggior parte delle start-up della Bioeconomia è attiva nella R&S e nella consulenza, comparto che, da solo, rappresenta oltre il 50% del complesso dei settori, con ben 496 start- up innovative. Segue il settore dell’alimentare e bevande con 119 soggetti e il mondo dell’agricoltura (con 81 start-up innovative pari all’8,6%), confermando la centralità della filiera agri-food nel mondo della Bioeconomia.

Nei settori a monte della produzione agro-alimentare (agricoltura, silvicoltura e pesca) ci sono molti casi di innovazione, sia dedicati ai processi (come una particolare attenzione all’agricoltura di precisione e alla tracciabilità) sia dedicati alla valorizzazione della biomassa e alla creazione di nuovi prodotti. Per quanto riguarda il settore a valle dell’alimentare, molte start-up innovative guardano ad esempio allo sviluppo di una dieta più salutista e sostenibile, basata sui vegetali, e/o sull’utilizzo di microalghe. Vi sono poi anche start-up specializzate esclusivamente nella R&S delle proprietà terapeutiche o preventive degli alimenti, oltre a start-up che fanno consulenza ai produttori sulla nutrizione clinica o degli integratori. Il potenziale offerto dalle nuove tecnologie (dalle tecnologie digitali ai nuovi materiali), unito ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, sta sicuramente offrendo un grande range di opportunità alle start-up innovative attive nella filiera agro-alimentare.

A.A.