Home News ANCORA 35 ANNI PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA. NECESSARIO ACCELERARE

ANCORA 35 ANNI PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA. NECESSARIO ACCELERARE

Pubblicato il secondo report globale di Bain & Company sul settore energia e risorse naturali. Indispensabile investire e accelerare per cogliere e realizzare tutto il potenziale legato a questa trasformazione

Il secondo Annual Energy Report di Bain & Company analizza il settore energia anche grazie alla collaborazione di oltre 1.000 manager distribuiti in 45 Paesi e mostra una rapida e netta evoluzione del significato attribuito alla transizione energetica. Dopo un inizio ottimistico, molte aziende stanno ora affrontando le crescenti complessità legate a questo percorso e, inevitabilmente, i molti timori rispetto alle tempistiche, che al momento, sembrerebbero portare ben oltre il 2050 per il raggiungimento del target “Net Zero”.

Oggi”, sottolinea Roberto Prioreschi, Managing Partner Italia e Turchia di Bain & Company “i manager del settore prevedono una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 28% entro il 2030. In media, tuttavia, ritengono che il net zero non si raggiungerà prima del 2057. Le aziende destineranno in media il 23% del capitale a nuove iniziative imprenditoriali a sostegno e in risposta alla transizione energetica, rispetto al 16% previsto nel 2020. Questo vuol dire che in appena un anno le aziende hanno deciso di destinare oltre il 40% in più delle proprie risorse a questo percorso: l’accelerazione si intravvede, ma bisogna passare in modo deciso dalla pianificazione all’attuazione”.

Roberto Prioreschi

Alcuni segmenti dell’industria sono particolarmente indietro su questo fronte. Nonostante infatti la cresce attenzione verso questi temi, ad esempio, la ricerca di Bain ha evidenziato che, al ritmo attuale, solo il 10-14% della plastica sarà riciclata entro il 2030, ben al di sotto degli obiettivi. Sebbene questo mercato possa crescere in modo significativo, è probabile che la plastica riciclata al 2030 rappresenti meno del 15% dell’offerta totale di plastica; questo disallineamento fra domanda e offerta potrebbe far lievitare i prezzi.

“La profonda revisione del footprint carbonico farà si che le aziende del settore energetico saranno materialmente diverse entro il 2030. Le implicazioni di questa trasformazione sono significative, così come le opportunità: tre manager su quattro ritengono che entro il 2030 gestiranno nuove attività, ad integrazione (62%) o in sostituzione (10%) di quella ad oggi considerata la principale”, commenta Alessandro Cadei, responsabile EMEA del settore energia e utility in Bain.

L’analisi di Bain si è concentrata in particolare su alcuni aspetti legati alla transizione energetica:

Riduzione delle emissioni: l’88% dei manager ritiene che la riduzione delle emissioni Scope 1 e 2 sia una priorità fondamentale per la propria azienda, mentre il 96% del campione si aspetta che il proprio settore faccia progressi sotto il profilo net zero entro il 2030.

Innovazione, impatto ed economia: in media, le decisioni sono guidare da aspetti economici nel 50% dei casi, mentre da innovazione per il 28% e da impatto per il 22% (entrambi questi ultimi in forte crescita nell’ultimo anno).

Net zero: gli executive hanno idee molto diverse su quando si riuscirà a raggiungere, a livello globale, questo obiettivo. Da una parte, il 42% dei manager prevede che si possa arrivare al net zero entro il 2050, dall’altra uno su quattro pensa che non si riuscirà prima del 2070. In media, secondo gli esperti intervistati durante la stesura del Report, lo stato net zero si raggiungerà nel 2057.

I manager hanno inoltre indicato le 7 leve che avranno l’impatto maggiore sulla propria attività entro il 2030: energie rinnovabili (79%), pratiche agricole biologiche e rigenerative (77%), circolarità (75%), stoccaggio dell’energia (73%), intelligenza artificiale (67%), utilizzo e stoccaggio del carbonio (63%), prodotti bio-based (ca. 60%).

Ma qual è l’impatto di queste novità sull’operatività delle aziende? “Come evidenziato dal report, i cambiamenti legati alla transizione energetica richiedono una profonda revisione del modello operativo e delle competenze nei player del settore. Questo porterà a significativi riesami della strategia di portafoglio, spingendo alla dismissione di asset non in linea con i criteri ESG o a rischio di elevati stranded cost. Non solo: queste trasformazioni porteranno ad un’evoluzione della strategia M&A da scope deal a scale deal, ridefinendo profondamente il panorama competitivo da oggi al 2025. Il conflitto in Ucraina, inoltre, obbliga le aziende del settore a dare priorità alla resilienza rispetto alla riduzione dei costi”, aggiunge Cadei.

In Italia”, conclude Roberto Prioreschi“soffriamo la mancanza storica di un vero piano industriale energetico. Per il nostro Paese è quindi cruciale iniziare da subito a programmare e investire in modo continuativo, allineando quadri normativi e azioni imprenditoriali, per accelerare e quindi traguardare indipendenza e transizione energetica. In questa direzione, siamo lieti di annunciare che da quest’ anno monitoriamo e rendicontiamo costantemente la riduzione delle emissioni dei nostri uffici di Milano e Roma. Si tratta di un ulteriore passo per dare un contributo concreto al percorso di transizione energetica di questo Paese”.