Home Hic et Nunc SANITÀ PUBBLICA, NAUFRAGIO CERTO SENZA UNA DECISA INVERSIONE DI ROTTA

SANITÀ PUBBLICA, NAUFRAGIO CERTO SENZA UNA DECISA INVERSIONE DI ROTTA

di Pietro Romano

Tempo pochi giorni e verrà attribuita alla crisi di governo anche la mancata erogazione degli importi di solidarietà ai familiari del personale medico, infermieristico e socio- sanitario che abbia contratto, in conseguenza dell’attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia seguita la morte per Covid-19.

Ma non è così. Questa misura sacrosanta era stata concepita nell’aprile 2020, ai tempi del governo giallo-rosso (M5S-Pd) presieduto da Giuseppe Conte e conosciuto come Conte 2. Eppure, nonostante siano trascorsi due anni e quasi quattro mesi nulla è stato fatto di concreto. E nulla si può legittimamente prevedere sarebbe stato fatto quand’anche l’esecutivo presieduto da Mario Draghi non fosse arrivato in anticipo al capolinea. Se i decreti attuativi, destinati a trasferire i provvedimenti dalla carta alla realtà, non sono stati emanati in quest’arco di tempo difficilmente sarebbero potuti bastare i pochi mesi che mancavano alla scadenza naturale della legislatura per mettere una toppa, come si dice a Roma, all’incresciosa situazione sotto l’incalzare della Legge di Bilancio. Questa dimenticanza, per usare un eufemismo, non è di certo l’unica ad affliggere la sanità italiana e chi s’imbatte nelle sue conseguenze.

Negli ultimi mesi su siti specializzati e giornali generalisti si erano succeduti, infatti, gli elenchi dei provvedimenti sanitari costretti, quasi certamente, a rimanere al palo sia pure senza la chiamata alle elezioni anticipate. Dalla riforma dei medici di famiglia (disciplinati da una norma del 1978, risalente quindi a ben 44 anni fa) al Dpcm di aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, dal Decreto tariffe alla nuova convenzione con le farmacie, dall’aggiornamento degli standard ospedalieri alla revisione del tetto di spesa del personale (allo scopo di permettere assunzioni dopo anni di blocco), dal nuovo contratto della dirigenza medica e sanitaria al riordino degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), dalla riforma dell’Agenzia del farmaco (Aifa) alla riorganizzazione del dicastero della Salute. Tutta una serie di tessere che compongono il mosaico della sanità italiana, fino a non molti anni fa invidiata in Europa e nel mondo e da un po’ di anni in rapida e inarrestabile fase calante. Tanto da essere arrivata palesemente impreparata ad affrontare il Covid-19, a causa di un complesso di fattori: progressivo de-finanziamento, taglio di personale e posti letto, indebolimento della medicina territoriale e dei servizi di prevenzione.

Storia a sé invece fa lo spazio lasciato alla sanità privata che, più di una causa, è piuttosto la conseguenza della crisi in cui versa il Sistema sanitario nazionale, insomma la sanità pubblica. La crisi del Ssn è cominciata a sua volta poco più di dieci anni fa, ai tempi della grande crisi e del commissariamento della politica italiana. Da allora non si è registrata una inversione di tendenza tanto che oggi la spesa sanitaria pro capite italiana è suppergiù intorno alla metà di quella tedesca e del 15% inferiore a quella media europea. Che cosa ci riserva il futuro è presto detto: per quest’anno la riduzione della spesa pubblica è prevista nell’ordine del 6,7%, del 6,6% l’anno prossimo e del 6,3% nel 2024.

Pessimi segnali che, almeno sul piano sanitario, rendono incomprensibili nostalgie, e nostalgismi. Al prossimo nuovo governo l’incombenza di invertire una rotta che rischia di condurre al naufragio.