Home News TUMORE ALLA PROSTATA: QUALI TUTELE DOPO LA CHIRURGIA?

TUMORE ALLA PROSTATA: QUALI TUTELE DOPO LA CHIRURGIA?

Il tema della diversità di genere discusso in un incontro a Milano guardando alle prospettive future dell’assistenza post operatoria

Di tumore e differenze di genere si è parlato in modo approfondito, a Milano, nell’ambito di un incontro su “Tumore alla prostata, quali diritti dopo la chirurgia ? ” confermando, ancora una volta, che al di là delle differenze culturali e burocratiche che segnano le patologie maschili e quelle femminili, la lotta al tumore deve essere senza quartiere, per LEI e per LUI.

Ogni anno a 36.000 uomini italiani viene diagnosticato un tumore alla prostata, (più frequente negli over 50); le stime indicano anche che il 50% dei pazienti che abbiano subito un intervento chirurgico radicale (prostatectomia) possa sviluppare problemi di disfunzione erettile, e di incontinenza urinaria. Queste patologie hanno impatti devastanti in termini personali e sociali e segnano l’inizio di un percorso che riguarda non solo gli aspetti clinici e terapeutici ma anche quelli burocratici, della tutela dei diritti.

Contrariamente a quanto accade per le donne dopo una mastectomia, in termini di ascolto, tutele e prospettive.

All’incontro, promosso da DBI e coordinato dal giornalista Federico Mereta, hanno portato la loro testimonianza medici, direttori sanitari, istituzioni, giornalisti, Associazioni di pazienti, esponenti politici.

Il convegno ha dato voce a temi quali i Diritti di Genere, l’iter burocratico, dove si alternano luci e ombre e che vede in primo piano le inadeguatezze regionali, i tagli alla sanità, il diritto alla cura spesso lasciato alla sensibilità individuale; la tipologia della patologia, con quello che comporta in termini di impatto personale e sociale. L’auspicio, forte e chiaro, è che l’accesso dei pazienti maschili ai Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) riabilitativi, farmacologici, chirurgici sia recepito come una esigenza concreta e non rinviabile , mettendo al primo posto la tutela dei cittadini, in omaggio al principio che “ la salute è un bene di tutti “.

Il tumore alla prostata

I dati (AIRC) relativi al 2020 segnalano 36.074 nuovi casi diagnosticati ogni anno a livello nazionale, evidenziando che il tumore alla prostata rappresenta il 18,5% dei tumori maschili . La “ buona notizia” è che la percentuale di regressioni e guarigioni è in aumento, favorite anche dall’incremento delle diagnosi precoci, grazie alle quali il 90% dei pazienti guarisce o riesce a convivere con questo tumore anche per decenni.

Le aree di criticità, in questo particolare settore dell’oncologia maschile, restano, invece, legate a problematiche culturali, burocratiche, organizzative.

L’assistenza post intervento

Cosa succede all’uomo dopo la chirurgia? Come hanno ricordato gli urologi Dottor Ivano Morra (Direttore UOC Urologia Ospedale Santa Croce di Cuneo) ed il Prof Emilio Sacco (Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS Università cattolica del Sacro Cuore) “dopo una prostatectomia radicale per l’asportazione del tumore maligno alla prostata l’uomo può andare incontro, principalmente, a due problematiche funzionali: la prima e più frequente è la disfunzione erettile, la seconda, meno frequente ma ugualmente devastante nella vita quotidiana, è l’incontinenza urinaria.

In entrambi i casi i pazienti dovrebbero, senza difficoltà e dovunque nel territorio, accedere ai Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) , prima di tutto riabilitativi e, poi, farmacologici e chirurgici, per recuperare autonomia e qualità di vita. Restano invece, come testimoniato dagli esperti, disparità enormi fra le varie regioni italiane”.

Sanità pubblica e Livelli Essenziali di Assistenza

Fincopp ed Europa Uomo hanno ricordato che “l’accesso agli impianti protesici nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale non è agevole per tutti i pazienti – La protesi peniena è una prestazione prevista dalla Sanità pubblica, ma il sistema dei DRG (le procedure di classificazione e finanziamento dell’attività ospedaliera) prevede rimborsi che risultano ampiamente inadeguati.

Contrariamente a quanto consolidato sul fronte femminile che contempla da tempo la rimborsabilità delle protesi mammarie a seguito di una mastectomia, le protesi peniene dopo una chirurgia radicale pelvica non sono ancora inserite nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)”.

Sul tema dell’accesso alla chirurgia funzionale sono intervenuti i clinici Dottor Marco Bitelli (Servizio di Andrologia Chirurgica e Funzionale dell’Ospedale di Frascati), Il Prof. Roberto Carone, Il dottor Emilio Emili (Direttore UOC Urologia AUSL di Imola) e la Dottoressa Marcella Marletta, (Direttore Generale del Ministero della Salute e Presidente AISTOM).

E’ emerso dai loro interventi come l’accesso ai delicati percorsi di riabilitazione, farmacologici, chirurgici, sia spesso lasciato all’iniziativa dei singoli reparti ospedalieri o, addirittura, dei singoli medici. Varie le motivazioni: prima di tutto la convinzione, di fatto errata, che l’aspetto più importante per i pazienti sia esclusivamente la rimozione del tumore e che l’aspettativa di vita debba concentrarsi su questo; dall’altro, le valutazioni sui costi dei trattamenti di recupero funzionale, ritenuti eccessivamente elevati, e sulle modalità di rimborso, tuttora inadeguate. Si aggiunga, come più volte ricordato nel corso del convegno , che queste procedure non rientrano nei LEA, un aspetto che non favorisce gli “orientamenti” in questa direzione.

Realtà “virtuose” e prospettive future

Il convegno ha tuttavia accolto con favore le testimonianze su realtà “virtuose”, esistenti e consolidate, nelle quali la sinergia medico- Direttore Sanitario – Direzione Generale agevola il percorso che i pazienti prostatectomizzati devono intraprendere dopo la chirurgia.

I modelli virtuosi, segno che “non è impossibile”, sono stati illustrati da urologi e andrologi: Dottor Antonio Barbieri (Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma), Prof. Carlo Bettochi (Direttore USD di Andrologia e Chirurgia Ricostruttiva dei genitali Esterni Policlinico Riuniti di Foggia), Dottor Alessandro Giammò (Responsabile Struttura di Neuro-Urologia presso CTO-Unità Spinale AOU Città della Salute e della Scienza di Torino), Prof. Francesco Porpiglia (Università di Torino Dipartimento di Oncologia Ospedale San luigi di Orbassano).

In proposito è stata ricordata la creazione di una efficiente rete di Centri specialistici di primo, secondo e terzo livello nei quali operano team multidisciplinari che possono affrontare con efficienza tutti gli aspetti della patologia e dei percorsi di recupero.

Nell’ambito delle attività sviluppate presso questi Centri è stata ricordata, per esempio, la creazione di innovative piattaforme che consentono di mantenere costante il dialogo con i pazienti, garantendo l’aderenza alle terapie, assicurando il massimo supporto lungo l’intero percorso terapeutico e agevolando il flusso di informazioni fra i clinici.

Per il futuro è auspicata la creazione sul territorio di Centri con vari livelli di specializzazione cui possano riferirsi tutte le strutture ospedaliere e che possa garantire a tutti i pazienti pari accesso a terapie ed assistenza.