Home ORE12 Economia BTP VALORE: BUONO MA NON BUONISSIMO

BTP VALORE: BUONO MA NON BUONISSIMO

BTP

BTP VALORE, record storico. Raccolta di 18,2 miliardi di euro, confermati i tassi: 3,25% per i primi due anni e poi 4%. Ventisettemila e cinquecento euro il taglio di investimento medio. In sostanza, il 3% delle famiglie italiane ha investito in media circa trentamila euro in BTP VALORE

di Luca Lippi

Questi numeri, in valore assoluto non indicano nulla di particolarmente rilevante, tuttavia è utile sottolineare che è stato il risultato più grande di sempre tra le emissioni obbligazionarie. La nota positiva è che dei 400 miliardi in scadenza del periodo 18 sono stati reinvestiti. Gli interessi a carico dello stato non sono pochi ma, non possiamo far finta di ignorarlo, sono interessi allettanti che nascondono la strategia di ulteriore rialzo dei tassi da parte della BCE. Quindi c’è sempre l’insidia dell’erosione del potere di acquisto del capitale.

Assumere ulteriori rischi sul mercato italiano è una questione di rendimenti

Conti alla mano, il BTP VALORE ha una sua convenienza rispetto ai BTP a tasso fisso più noti, però parliamo di uno 0,3% in quattro anni! La scelta non è certo negativa, piuttosto il contrario, ma sempre senza esagerare perché la diversificazione negli investimenti ha sempre il suo valore. In un’ottica di portafoglio complessivo, il posto da dedicare al BTP VALORE non dovrebbe superare il 10% dell’intera disponibilità. Per essere più chiari – parliamo di rischi – l’Italia, in termini macro, è in una situazione peggiore rispetto a dieci anni fa. La BCE diede una grossa mano col QE all’epoca, mantenendo i tassi a zero e procurando inflazione che abbassava ulteriormente il debito pubblico dei paesi dell’eurozona; ma oggi siamo in un’inversione di tendenza, dove i tassi crescono e l’inflazione progressivamente scende, e non è un buon segnale.

Assumere rischi ulteriori sul mercato italiano – rischi comunque molto ridotti – rispetto all’offerta obbligazionaria globale non è certo una scelta intelligente; ma è solo una questione di rendimenti. Fortunatamente c’è tanta gente che scientemente scommette sulle politiche governative ed è disposta a lasciare a terra qualche decimo di potere di acquisto per sostenere la ripresa del proprio Paese.

Gli altri BTP europei

Sul decennale, Italia e Grecia sono i Paesi che pagano di più il loro debito pubblico, a seguire la Spagna e il Portogallo; non a caso, sono i Paesi che erano più in sofferenza nel 2011. Di questi quattro Paesi, anche se nessuno ha il coraggio di dirlo con chiarezza, la Grecia è fallita mentre per l’Italia si è scelto di salvarla: BCE si è assunta l’onere di figurare come prestatrice di ultima istanza, ma condannando il Paese a un lungo periodo di austerity.

È servito? Allo stato dell’arte, nel tempo intercorso dalla crisi dei debiti sovrani ad oggi, l’Italia non è riuscita a migliorare strutturalmente le sue compagini economiche – PIL, disoccupazione, debito pubblico – in sostanza non ha lavorato sulle componenti che rendono virtuoso un Paese. A questo si è aggiunta la disastrosa gestione dell’emergenza sanitaria che ha creato voragini peggiorando ulteriormente la situazione complessiva. 

credits: ilbolive.unipd.it

BTP: maggiore il rendimento, maggiore il rischio

Le cose sembrano essersi messe sui binari giusti negli ultimi mesi – un miglioramento relativo, nulla di più – ma se è vero, come è vero, che siamo in una situazione relativamente serena, l’orizzonte non promette bene.

Tornando ai rendimenti dei titoli di Stato europei, il maggiore rendimento dei titoli di stato dei Paesi sopra citati, non significa che siano i migliori, piuttosto il contrario – maggiore il rendimento, maggiore il rischio -. Tuttavia non è questo che dobbiamo valutare in assoluto. Se guardiamo i rendimenti dei titoli europei di Paesi più virtuosi – nello specifico Francia e Germania – il rendimento dei loro titoli a dieci anni è inferiore al rendimento dei titoli a un anno. Questo indica che la curva dei tassi è inclinata negativamente, situazione contro intuitiva per i rendimenti obbligazionari. In sostanza, prestare soldi a scadenza dieci anni dovrebbe pagare di più rispetto a un prestito a un anno – riducendo il tempo dell’investimento si riduce drasticamente anche il rischio per l’investitore -. Questa situazione paradossale è presagio non positivo, meglio noto come recessione economica.

Gli stati come aziende

Quali sono i Paesi in grado di sostenere le proprie aziende private in situazione di recessione economica? Ovviamente quelli più virtuosi e con un debito pubblico più che sostenibile. Gli stati che sono disposti a pagare interessi importanti per raccogliere liquidità, non riflettono un bono stato di sapute complessiva, e se lo stato non è in buone condizioni, come potrà supportare le proprie aziende strette dalla spirale della recessione economica? Queste sono le nubi all’orizzonte cui ci si riferisce. Ovviamente ipotizziamo lo scenario peggiore, nessun presagio è sufficientemente sicuro da garantire se, effettivamente, una tempesta perfetta possa colpire il nostro Paese o magari solo sfiorarlo. Di sicuro, però, ci dice che stiamo scommettendo su una navigazione a rischio. Gli interventi di messa in sicurezza della nave sono in corso e speriamo siano abbastanza tempestivi da fugare ogni rischio.

Gli unici pericoli reali sono le politiche della BCE

Il BTP VALORE è sicuramente un ottimo investimento ma non bisogna sovrappesarlo all’interno di un portafoglio dove la diversificazione deve essere un dogma sempre. Rende pochissimo di più dei tradizionali BTP a tasso fisso quindi chi ha venduto vecchi BTP per acquistare il BTP VALORE non ha fatto nessun affare se non quello di avere regalato commissioni alla banca.

Rende bene perché il rischio Paese è maggiore degli altri Paesi dell’eurozona, ma questo non deve sconfortarci perché nella peggiore delle ipotesi attuali, il rischio potrebbe essere quello di essere costretti a portarlo a scadenza. Gli unici pericoli reali sono le politiche della BCE che – volendo rincorrere la FED – continuando ad alzare i tassi, sta mettendo in forte pericolo i debitori di mutui a tasso variabile, e velocizza i rischi recessivi. In forte pericolo anche Germania e Francia che arrancano sul recupero del Pil molto più dell’Italia.