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ITALIA BRILLA MA ATTENZIONE ALLA LAGARDE

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La BCE continua ad alzare i tassi e fa entrare in grossa difficoltà i debitori. Nell’immediato mina le fondamenta del mercato immobiliare oltre i consumi in generale, innescando una fase di recessione importante

di Luca Lippi

La BCE ha alzato di un quarto di punto percentuale gli interessi. È l’ottavo aumento consecutivo dal luglio dello scorso anno e l’obiettivo è quello di arginare l’inflazione. Quest’ultima è scesa dal picco del 10% a poco più del 6%, ma la corsa dei prezzi al consumo non ha seguito lo stesso andamento. L’obiettivo della BCE è riportare l’inflazione al 2% attraverso una campagna piuttosto violenta di restrizione del flusso del credito.

L’eurozona Entra In Recessione?

È fuori di dubbio che continuando ad alzare i tassi la BCE fa entrare in grossa difficoltà i debitori; nell’immediato mina le fondamenta del mercato immobiliare oltre i consumi in generale, innescando una fase recessiva importante. Tanto è vero che il progresso del PIL si è ridotto per due trimestri consecutivi. Tuttavia, la situazione non è così drammatica. La Germania sta trascinando negativamente tutta l’eurozona, ma se contestualizziamo i dati nell’ultimo triennio (dallo scoppio della pandemia ad oggi), l’eurozona non è così in difficoltà.

A settembre/ottobre del 2022 si parlava di “disinflazione”, cioè una dinamica di contenimento dei prezzi al consumo forzando al ribasso la domanda; in questo modo – anche se con qualche rischio – l’inflazione dovrebbe scendere. In economia esiste un movimento generatore di flusso che si chiama “effetto frusta”, tale dinamica deforma i flussi economici per diversi mesi. Consiste in uno shock alla catena di distribuzione (composta dai consumatori, i magazzini, il grossista e in ultimo il produttore) e manifesta quello che accade quando si verifica un aumento della domanda attraverso tutta la catena di fornitura.

Un piccolo aumento della domanda da parte dei consumatori provoca una richiesta maggiore da parte dei magazzini (comunemente riconoscibili come negozi). I magazzini, o negozianti, aumentano la domanda al grossista che sollecita il produttore ad aumentare la produzione per non farsi trovare impreparato a una domanda crescente. Questa è la teoria, è bene trasferire il fenomeno alla realtà.

Attenzione Alla Recessione

Nel 2020 si è inchiodata la catena di distribuzione – causa il lockdown –, nel 2021 si esce dal lockdown (a macchia di leopardo nell’eurozona). Freneticamente è partita una fase di acquisto compulsivo. Anche perché tutto il mondo degli assistiti e dei garantiti aveva accumulato senza consumare; quindi non c’è stato un lieve aumento della domanda, ma una vera e propria impennata. Di conseguenza l’effetto frusta è stato molto più importante di quello teorizzabile. I produttori hanno cominciato a produrre forsennatamente, anche nel tentativo di recuperare la perdita maturata col fermo.

Molti ricorderanno che nel 2021 non si trovavano neanche i ponteggi per poter mettere in opera delle ristrutturazioni. Il costo di un cappotto termico è raddoppiato nell’arco di dodici mesi. Ordinare un’auto o una bicicletta richiedeva tempi di attesa interminabili. Tutto generato da un aumento improvviso della domanda. Cosa succede se la domanda si riduce? Semplicemente tutto si ridimensiona, l’effetto frusta è un amplificatore sulla catena di distribuzione, sia in positivo sia in negativo. Quindi, dopo il 2022 che ha visto crescere l’economia in modo deciso, oggi – 2023 – viviamo un forte rallentamento. In presenza di questa dinamica, inevitabilmente ci sarà una ripercussione sui prezzi che non si ridimensioneranno facendo emergere l’altro fenomeno che è l’inflazione.

La BCE dovrebbe essere molto più cauta sull’aumento degli interessi. Oggi siamo al quattro per cento. Verosimilmente dovremmo vedere un altro rialzo dei tassi ma, a seguire i centri studi di molti analisti, il primo trimestre del 2024 dovrebbe presagire un calo dei tassi di interesse. Perché il rallentamento dell’economia potrebbe assumere dimensioni preoccupanti e quindi, agevolare i tassi di interesse sarebbe uno stimolo obbligato. In presenza di una curvatura negativa dei tassi in Germania, la quale sottolinea una recessione economica e non tecnica come quella dell’eurozona, gli interventi della BCE sembrano più orientati a tendere la mano a un Paese membro che agli altri diciannove.

Economia Rallenta, Cala L’inflazione

Se l’economia rallenta, l’inflazione comincia a scendere più velocemente di quanto ci si possa aspettare nell’area Euro. Tanto è vero che dal 7% di inflazione nel mese di aprile siamo al 6,1% di maggio. Ad oggi l’economia dell’area Euro è debole ma non in cedimento. Soffre enormemente il comparto manifatturiero ma non quello dei servizi. Inoltre, parliamo di recessione tecnica che si determina con due trimestri consecutivi di discesa del PIL, è successo anche negli USA, e nonostante questo negli Usa si è consolidata una crescita alla fine del 2022 di 2,1% di PIL. Per l’eurozona si stima la stessa cosa; inverno un 2023 non particolarmente entusiasmante con una stima di crescita dello 0,8%.

L’italia

Per una volta l’Italia gode di una stima pari al 1,2% per il 2023 e un ulteriore 1% per il 2024, facciamo meglio dell’area euro. Dato più importante, il debito pubblico scenderà al 140.7% entro quest’anno, e a 139,4% nel 2024. Certo, nel 2020 e 2021 il debito è stato aumentato in maniera piuttosto importante, ma siamo in una fase di recupero eccellente, sperando che la recessione della Germania non funga da zavorra anche sul nostro Pil. In una situazione di fibrillazione così accentuata del nostro debito, è di conforto osservare che non è mai arrivato alcun segnale di aggiornamento del rating da parte di Moody’s.

Era atteso a maggio! Probabilmente influisce una solidità complessiva dell’Italia, assai maggiore delle aspettative e anche dei detrattori interni. Di sicuro, l’Italia allo stato dell’arte sembrerebbe apparire messa molto meglio degli altri Paesi dell’eurozona.