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PEDIATRIA DI FAMIGLIA, UNA RISORSA DA TUTELARE

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Bilanci di salute, screening e vaccinazioni. Negli ultimi anni la Pediatria di Famiglia ha progressivamente arricchito l’attività di medicina d’iniziativa e di prevenzione; patrimonio peculiare della categoria che evidenzia sempre di più la differenza rispetto all’attività del pediatra ospedaliero

Strumenti e obiettivi per molti aspetti diversi che scoraggiano un ritorno al lavoro misto (svolto in parte in ospedale e in parte sul territorio, come avveniva negli anni Novanta). Secondo i pediatri della SICuPP (Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche), infatti, un modello di questo tipo determinerebbe un peggioramento delle performance complessive del sistema e una minore tutela della salute dei bambini. Si indebolirebbe, inoltre, il rapporto di fiducia fra il curante e la famiglia che trova il suo fondamento nella scelta del medico convenzionato.

Molti Pediatri di Famiglia, infine, sono in grado di erogare prestazioni anche attraverso gli strumenti del Point of Care: se adeguatamente valorizzati e integrati nel sistema ridurrebbero il carico di lavoro degli ospedali. In un momento storico di sofferenza della sanità in cui la razionalizzazione della rete ospedaliera potrebbe evitare sprechi e duplicazione dei servizi.

Preoccupazione per la proposta della SIP sul riordino delle cure pediatriche

Prendiamo atto con preoccupazione della proposta che la SIP, la Società Italiana di Pediatria, ha inviato al tavolo del Ministero della Salute sul riordino delle cure pediatriche, una proposta che non è stata in alcun modo condivisa con SICuPP, in quanto società affiliata” dichiara Paolo Becherucci, presidente SICuPP.

“Fermo restando che non è compito di SICuPP entrare nel merito della questione della tipologia di contratto di lavoro e di rapporto con il SSN, non possiamo esimerci da esprimere forti dubbi sull’impatto che i cambiamenti proposti da SIP potrebbero determinare sull’assistenza ai bambini” prosegue Becherucci.

SICuPP auspica alla definizione dei ruoli

La SICuPP auspica, quindi, un sistema in cui ciascun pediatra abbia un ruolo definito e non svolga alternativamente due mestieri diversi e in cui siano realmente applicati dei PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) condivisi.

Un sistema in cui sia facilitato l’interscambio delle informazioni tra ospedale e territorio finalizzato a migliorare le cure dei bambini con patologia acuta e cronica. Un sistema in cui sia sempre possibile con l’osservazione breve ospedaliera una diagnosi ed una terapia tempestiva, seguita dal reinvio precoce del bambino al proprio Pediatra di Famiglia, riducendo i tempi di ricovero e garantendo un adeguato follow-up sul territorio.

Il Pediatra di Famiglia è uno specialista: qualora ricorra ad un secondo livello, necessita di consulenze e prestazioni avanzate, quindi, ben venga un ospedale efficiente e ad alta competenza” fa sapere Becherucci.

Leggendo il DM 77 del 2022 abbiamo il dubbio che tali prestazioni avanzate possano essere presenti nelle piccole Case di Comunità, tenendo conto che il pediatra di libera scelta necessita di riferimenti specialistici di secondo livello che si occupino prevalentemente dell’età evolutiva”.

In conclusione, quindi, la SICuPP non condivide assolutamente il documento di riordino dell’assistenza pediatrica, così come proposto dalla SIP. Sollecita invece una riflessione del mondo ospedaliero e universitario, sulle reali cause dell’esodo dei medici verso il territorio e sulle motivazioni che spingono i giovani specializzati a non scegliere di lavorare in ospedale; sebbene si stia profilando un eccesso di pediatri rispetto alle esigenze del sistema.