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SOLONGEVITY, UNA POSSIBILITÀ DI VIVERE A LUNGO

Una sfida per traslare alla pratica clinica le tecnologie e le conoscenze più recenti nel campo della longevità

di Danilo Quinto

Grazie ai progressi medico-scientifici, alla prevenzione, al miglioramento delle condizionidi vita e di lavoro, oggi si vivemolto più a lungo: entro il 2050 la popolazione europea over 65 raggiungerà i 130 milioni. Questa evoluzione produce un doppio effetto: da un lato i sistemi sanitari saranno sempre più impegnati nella cura delle patologie croniche tipiche dall’avanzare dell’età, dall’altro apre a importanti opportunità di mercato con prodotti e servizi mirati per una popolazione sempre più avanti negli anni. L’accelerazione scientifica e tecnologica della lifescience, unitamente all’allungamento dell’aspettativa di vita ed al conseguente tema della sostenibilità, stanno spingendo in maniera esponenziale il settore della Longevity, tanto che oggi il comparto racchiude più di 50mila aziende nel mondo che proiettano un valore complessivo di oltre 30 miliardi di dollari nel corso del 2026 (http://data. longevity.international/).

Nel 2019, in Italia, dall’incontro di ricercatori e clinici qualificati, nasce SoLongevity (acronimo di Science of Longevity).

Dott, Beretta, può descrivere l’inizio della storia di SoLongevity?

La storia inizia molto tempo prima del 2019 e interseca quella delle grandi rivoluzioni della biomedicina dagli anni ‘80 ad oggi. Le sue radici risalgono alla prima identificazione del virus HIV all’Institut Pasteur di Parigi. In quei laboratori, ho vissuto tutti i momenti della scoperta del virus e della messa a punto di test diagnostici e farmaci efficaci. La storia prosegue negli anni duemila all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove, in qualità di medico e ricercatore nel campo dell’immunologia, ho cominciato ad osservare le strette analogie tra l’invecchiamento naturale del sistema immunitario e quello causato dall’AIDS e a studiare gli effetti dell’infiammazione cronica latente, uno dei
meccanismi principali dell’invecchiamento.

Quelli, se non erro, sono stati anni di grandi scoperte scientifiche.

Esattamente. Avvengono due eventi chiave. Nel 2003, il completamento della mappa del genoma umano, grazie allo Human Genome Project, un programma di Big Science che ha coinvolto migliaia di scienziati in tutto il mondo. Da allora tutto è cambiato: il continuo sviluppo delle tecnologie per il sequenziamento del DNA ha rivoluzionato la biomedicina, ampliando in modo inimmaginabile solo venti anni fa la nostra capacità di comprendere i complessi meccanismi che regolano l’organismo umano e il suo rapporto con l’ambiente circostante. La seconda grande scoperta riguarda i “geni della longevità”, da parte di Leonard Pershing Guarente del MIT di Boston. Nel decennio successivo, esplode la ricerca sulla longevità anche grazie agli studi di David A. Sinclair dell’Harvard Medical School e vengono individuati nove meccanismi genetici e molecolari che sottostanno all’invecchiamento. Non solo: sono identificate sostanze presenti in natura che possono interferire con alcuni di questi meccanismi e avere un impatto significativo sulla longevità.

Alberto Beretta
Alberto Beretta

Che cosa succede, allora?

Sulla base di queste conoscenze, insieme ad un gruppo di ricercatori del CNR, dell’Ospedale San Raffaele, dell’Ospedale Niguarda e del Policlinico di Milano, ho avviato un processo di sviluppo di strategie anti-aging integrate e di nuove formulazioni nutraceutiche in grado di rallentare l’invecchiamento cellulare. In questo contesto, per trasferire queste conoscenze alla realtà clinica, con l’obiettivo di aumentare la possibilità di ciascuno di vivere a lungo e in salute, insieme a Guido Cornettone, ex manager di multinazionali, innovatore e da sempre sensibile al tema della ricerca e delle tecnologie con forte impatto sociale, fondo SoLongevity, che nel 2021 è stata selezionata per far parte del National Innovation Centre for Ageing (NICA) a NewCastle (UK), una delle realtà internazionali più avanzate al mondo nella ricerca di base e traslazionale sull’invecchiamento, fondata dal governo inglese per promuovere l’ecosistema medico- scientifico e tecnologico del paese come punto di riferimento mondiale nel settore della Longevity. Grazie a questo network, SoLongevity è oggi in grado di offrire e sviluppare protocolli e prodotti per l’Healthy-Longevity validati scientificamente e verificarne con precisione il loro impatto sul processo di invecchiamento.

Perché invecchiamo?

La prima causa è dovuta all’instabilità del genoma, cioè l’accumularsi progressivo di danni (mutazioni) nel DNA causati da agenti esterni, come alcune sostanze chimiche nocive, gli inquinanti, le radiazioni ionizzanti, il fumo e così via. Con il tempo, le cellule perdono la capacità di ripararli e le mutazioni causano danni funzionali importanti alla cellula fino alla sua degenerazione tumorale. Eliminare il fumo e l’esposizione a sostanze chimiche nocive è un primo passo per prevenire tali danni. Poi, l’accorciamento dei telomeri – ovvero della parte finale dei cromosomi – che hanno la funzione di rendere più stabile il DNA proteggendolo, ma, ad ogni divisione cellulare si accorciano. Intervenire direttamente sull’accorciamento dei telomeri è difficile, ma diversi studi hanno dimostrato che l’attività fisica regolare risulta in un allungamento dei telomeri.

Ancora: le alterazioni epigenetiche; si tratta di reazioni biochimiche che controllano “l’accensione” e lo “spegnimento” dei geni e che influiscono anche sulla capacità di riparazione dei danni al DNA. In questo caso parliamo di cambiamenti reversibili in cui l’ambiente e lo stile di vita hanno un grande peso. Per questo, intervenire su questi meccanismi comporterebbe un netto miglioramento. Non è poi così difficile.

Come ci si dovrebbe comportare?

Ad esempio, alternare fasi di digiuno a fasi di alimentazione regolare. Questo può riattivare i meccanismi epigenetici. Oppure, assumere cibi ricchi di sostanze che attivano le sirtuine, i famosi geni della longevità, può modificare in senso positivo la funzione dei meccanismi epigenetici.

Ci sono altre cause?

Altre sei. La prima è relativa alla perdita di proteine sane (proteostasi). Tutte le cellule possiedono dei meccanismi di “controllo di qualità” delle proteine che vengono fabbricate e che contribuiscono alle funzioni cellulari. Se una proteina viene alterata e modificata in qualche modo fino a perdere la sua funzione originale, le cellule la scartano. Quando i meccanismi di scarto non funzionano correttamente, le proteine danneggiate
si accumulano e creano danni che possono essere permanenti. Agire sulla proteostasi non è semplice. La ricerca farmacologica ha recentemente individuato un farmaco (un antipertensivo) che regola i meccanismi proteostasici, ma occorrerà tempo per poterlo utilizzare in fase preventiva. Nel frattempo, l’attenzione dei ricercatori è concentrata sulla spermidina, una poliamina naturale che ha effetti cardioprotettivi e neuroprotettivi. La seconda causa riguarda le alterazioni dei meccanismi che permettono la corretta percezione del fabbisogno di nutrienti, dovute a cambiamenti del metabolismo. L’esempio più conosciuto in questo senso è la perdita di risposta all’insulina, chiamata appunto insulino- resistenza, che è la fase antecedente all’insorgenza del diabete. Per controllare la glicemia, le cellule del pancreas sono costrette a produrre sempre più insulina fino ad esaurirne le scorte. Poter diagnosticare con anticipo nei soggetti sani questa tendenza è di vitale importanza perchè l’insulino resistenza è l’anticamera del diabete e non solo. Molte malattie, come per esempio l’ovaio policistico, sono intimamente legate a questo fenomeno.

Come si può rilevare questo fenomeno?

Con un semplice esame del sangue ed è correggibile con la dieta e l’attività fisica oltre che con l’impiego della metformina, un farmaco antidiabetico di grande impiego e utilità che negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, è diventato di uso corrente in persone che vogliono rallentare l’invecchiamento. Un uso però non ancora autorizzato dall’FDA, che non riconosce l’invecchiamento come una malattia.

Le altre cause?

La terza causa è rappresentata dalle disfunzioni dei mitocondri, che rappresentano la centrale energetica della cellula e che contengono un loro DNA (che si eredita solo per via materna) con un numero limitato di geni che però svolgono funzioni molto importanti. Il DNA mitocondriale è costantemente soggetto a danni da stress ossidativo, perché le reazioni che avvengono nei mitocondri producono costantemente radicali liberi che danneggiano il DNA e le proteine che costituiscono i mitocondri stessi. Oggi è possibile valutare l’efficienza dei nostri mitocondri con un test di laboratorio specifico. Ed è anche possibile riattivarli bloccando i processi ossidativi con un mix di principi attivi di origine naturale. Fra di loro i più promettenti sono i NAD boosters, sostanze del gruppo della Vitamina B3, che aumentano i livelli di NAD attivando molti meccanismi virtuosi a livello mitocondriale. O anche l’Urolotina A, altra molecola interessantissima oggetto di una ricerca pubblicata sulla rivista “Nature”.
Poi, cè la senescenza cellulare, con il conseguente accumulo di “cellule zombie” che infiammano i tessuti. Sebbene non funzionino più, infatti, queste cellule non muoiono perché hanno perso la capacità di auto-eliminarsi alla fine del loro ciclo vitale, da cui il nome “zombie”. Rappresentano una piccola frazione di tutte le cellule che costituiscono un tessuto, ma provocano danni alle cellule circostanti producendo fattori infiammatori che a loro volta creano un micro-ambiente infiammatorio che danneggia il tessuto stesso.

Come si possono eliminare le “cellule zombie”?

Non è facile, ma la ricerca su principi attivi di origine naturale, come la fisetina e quercetina, sta facendo passi da gigante. Nel frattempo basti pensare che tutte le misure preventive sopra menzionate sono indirettamente in grado di arrestare il processo di senescenza cellulare.

Quali sono le ultime due cause?

La perdita della capacità rigenerativa dei tessuti legata all’esaurimento delle cellule staminali dalle quali si generano le cellule adulte (differenziate) che costituiscono l’architettura dei tessuti e la loro funzione. I meccanismi alla base dell’esaurimento delle cellule staminali sono molteplici, ma la risposta a questo problema non è così complicata come potrebbe sembrare. I trapianti di cellule staminali sono ormai una pratica clinica consolidata in campo ortopedico e cardiovascolare. Stiamo però parlando di interventi terapeutici. Se parliamo di prevenzione in soggetti sani possiamo rifarci a studi che hanno dimostrato una notevole efficacia dei “NAD booster” di riattivare la generazione delle cellule staminali muscolari. In questo caso parliamo di una classe di “super vitamine” che sono sotto la lente di ingrandimento dei gerontologi americani da qualche anno. L’ultima causa riguarda l’alterazione della comunicazione tra le cellule con la produzione di molecole infiammatorie. È uno dei meccanismi più studiati dell’invecchiamento, anche chiamato inflammaging ed è anche quello su cui è possibile intervenire efficacemente con miglioramenti del proprio stile di vita (ad esempio dieta ed esercizio fisico moderato regolare e con integrazioni nutrizionali mirate) o con l’assunzione di sostanze naturali che agiscono sull’attivazione delle sirtuine come il resveratrolo e i suoi precursori.

Uomini e donne invecchiano allo stesso modo?

Invecchiano in modo differente. Per dare evidenza a quato fatto e per comprendere quali sono i fattori che influiscono sui processi di invecchiamento, per la sensibilità innata verso il mondo Donna, SoLongevity ha creato FemGevity [femlongevity] (https://solongevity. com/femgevity).

Che cosa pensa degli integratori alimentari?

Abbiamo concentrato la nostra ricerca sui nutraceutici, l’espressione più avanzata della famiglia degli integratori alimentari. Pur non rientrando nella categoria “farmaci”, hanno un’efficacia dimostrata rispetto ad alcuni processi biochimici fondamentali nel corretto funzionamento dei diversi sistemi fisiologici che fanno parte del nostro organismo. SoLongevity ha avviato un programma di sviluppo di formule per nutraceutici per aiutare il metabolismo cellulare a ritrovare il suo equilibrio e migliorare il suo funzionamento. Le formule sono brevettate e testate clinicamente per valutarne l’efficacia su specifici target fisiologici e seguono un percorso di validazione scientifica e clinica prima di essere immesse nel mercato. I prodotti nutraceutici sviluppati hanno lo scopo di regolare i processi immuno-metabolici e specifici processi biochimici a livello cellulare, la cui alterazione è alla base di molti sintomi che possono insorgere negli over 45 e che nel tempo possono evolvere in patologie croniche associate all’invecchiamento Per saperne di più: https://solongevity.com/nutraceutici.

Qual è il vostro metodo d’intervento?

Il programma per l’Healthy Longevity va sotto il nome di Age360 e si compone di un momento diagnostico e di uno terapeutico. Quello diagnostico combina metodiche standard con altre più avanzate, come quella genetica ed epigenetica, per definire in modo specifico e puntuale il livello di invecchiamento fisiologico individuale e le possibili aree di rischio e di potenziamento. L’innovazione proposta al mercato a questo livello è duplice: l’analisi epigenetica sviluppata in collaborazione con l’Università di Milano e la sintesi diagnostica che permette di combinare gli
oltre 300 parametri rilevati per paziente in un modello di valutazione dei vari sistemi fisiologici (metabolico, cardiorespiratorio, muscolo-scheletrico, cognitivo, etc..) estremamente utile nella pratica clinica terapeutica. Questo approccio permette di risolvere uno dei grandi ostacoli della longevity medicine, ovvero la definizione delle scelte di terapia clinica in presenza di una grande ricchezza di informazioni. La fase terapeutica, che ne scaturisce, fonde una strategia di intervento di tipo medico (nutrizione, attività fisica e training cognitivo), con una serie di strumenti che si combinano per generare bio-hacking naturale, ovvero stimolare reazioni biofisiche e biochimiche utili ai processi di ringiovanimento fisiologico. Il sistema diagnostico interviene anche nel monitoraggio e nella personalizzazione della fase terapeutica, poiché ne monitora gli effetti in modo specifico ed individuale. Attualmente il programma Age360 viene svolto in modalità parziale presso la clinica “Cascina La Salette” in Brianza e, a breve, in modalità completa, presso una struttura clinica dedicata, gestita in modo diretto nel centro di Milano.

Recentemente avete avviato un progetto relativo alle farmacie.

Sì. È un progetto che ha l’ambizione di convertire la farmacia ed il farmacista nel primo presidio utile per attività di prevenzione attiva al cittadino. Facendo leva sulle competenze maturate nei processi di invecchiamento e nel legame tra questi e l’insorgenza di patologie croniche (metaboliche, cardiovascolari, neurologiche), SoLongevity ha sviluppato una piattaforma di servizi che permette al farmacista, opportunamente formato, di offrire servizi di screening e monitoraggio su specifiche condizioni pre-patologiche. Promuovendo così una attività diffusa di analisi dei rischi, utile ad innescare comportamenti virtuosi da parte del cittadino ed un accesso più opportuno ai servizi del SSNN. Questo progetto va sotto il nome di Longevity PharmacyR- sviluppato in collaborazione con il National Innovation Center for Aging dell’Università di Newcastle in UK, il Dipartimento di Epigenetica dell’Università degli Studi di Milano e altri centri di ricerca nazionali e selezionato da UNICO, La farmacia dei farmacisti – e vede coinvolte le farmacie sul territorio nazionale. Grazie al sistema di screening (esami presso la farmacia, questionario e raccolta dati) studiato ad hoc, il farmacista è in grado restituire al cliente una panoramica della sua condizione di salute e suggerire comportamenti o iniziative da intraprendere.

Gli ambiti valutati oggi grazie al check-up della Longevity PharmacyR riguardano: il rischio di sindrome metabolica e il rischio cardiovascolare individuale. Presto saranno implementati il rischio long Covid, il deficit di domini cognitivi (memoria e attenzione) e il livello di fatica
individuale. Questa attività è rivolta a tutti i clienti delle farmacie, in particolare a coloro che desiderano avere un quadro del proprio stato di salute o tenere sotto controllo alcuni parametri di salute.