I numeri sulla spesa militare globale nel 2019 secondo il rapporto Sipri. I confronti tra Paesi. La posizione dell’Italia. E gli scenari tra emergenza sanitaria e crisi economica
Di Pietro Romano
La spesa militare globale nel 2019 ha toccato il suo massimo storico. Anche se molti osservatori ritengono che quest’anno possa subire un ridimensionamento dovuto al combinato disposto di emergenza sanitaria e crisi economica. A rilevarlo il Sipri di Stoccolma, uno dei più importanti pensatoi mondiali focalizzati sul settore.
Nel 2019 gli investimenti per la difesa nel mondo intero hanno toccato quota 1.917 miliardi di dollari, segnando una crescita del 3,6% sul 2018 e del 7,2% sul 2010 e mostrando di avere più che assorbito i contraccolpi della crisi economica da “subprime”. Sul prodotto interno lordo mondiale incidono per il 2,2%.
LA PERFORMANCE TEDESCA…
Stati Uniti d’America, Cina, India, Russia e Arabia Saudita sono i cinque “big spenders”. Dietro Usa e Cina, rimasti ai primi due posti, sono saliti di una posizione India e Russia e calata di due posti l’Arabia Saudita. La Francia rimane sesta, la Germania passa al settimo posto, scalando la classifica di due piazze. Il Regno Unito è ottavo, il Giappone nono e la Corea del Sud decima. Fuori dalla top ten l’Italia che rimane 12esima come nel 2018 un posto sotto il Brasile.
…E L’EXPLOIT DELLA CINA
La spesa degli Usa è ammontata a 732 miliardi di dollari, quella della Cina (stimata, considerata l’opacità del bilancio pubblico di Pechino) è arrivata a 261 miliardi con un incremento record dell’85% in dieci anni. L’India ha investito 71,1 miliardi, la Russia 65,9 e l’Arabia Saudita (ma anche in questo caso si tratta di stime) 61,9 miliardi.
Interessante è anche il paragone tra 2019 e 2010. Tra i primi 40 investitori al mondo (che valgono poco meno del 90% della spesa globale) quasi tutti i Paesi hanno accresciuto il loro impegno. Tranne Usa (-15%), Regno Unito (-15%), Spagna (-7,1%), Iran (-36%), Grecia (-23%) e Belgio (-7,3%).
IL CASO ITALIANO
Nel decennio scorso l’Italia, a sua volta, è tra gli Stati che hanno ridotto la spesa, calata dell’11% e giunta a valere l’1,4% del Pil a fronte dell’1,5% registrato nel 2010. Nell’ultimo anno, però, il nostro Paese ha invertito la tendenza accrescendo gli investimenti dello 0,8% fino a 26,8 miliardi di dollari. Tanto per fare un paragone con i pari taglia europei, tra il 2010 e il 2019 la spesa francese è salita del 3,5% a 50,1 miliardi e quella tedesca del 15% a 49,3 miliardi. Il Regno Unito, sia pure in calo, spende ancora 48,7 miliardi.
L’ARIA CHE TIRA
Che cosa succederà, però, quest’anno? A livello globale, fonti confidenziali del Sipri sostengono che la crisi da Coronavirus potrebbe incidere sulla compravendita di armamenti con più forza del crac dei “subprime”. In questa direzione già vanno le mosse di alcuni Paesi asiatici, come Corea del Sud e Thailandia. Eppure altri analisti rimangono ottimisti. È il caso di Lucie Beraud-Sudreau, sempre del Sipri. La studiosa francese ipotizza che, perlomeno in Europa (ma Usa e Cina non dovrebbero essere da meno), gli armamenti potrebbero entrare nei piani di rilancio economico, considerato che il settore è a elevata intensità di occupazione molto qualificata e ad alto valore aggiunto.