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    L’asma è una malattia infiammatoria caratterizzata da ostruzione generalmente reversibile delle vie aeree inferiori spesso in seguito a sensibilizzazione da parte di allergeni. Talvolta però l’ostruzione bronchiale può essere irreversibile. Vi giocano un ruolo importante numerose cellule, in particolare i mastociti, gli granulociti eosinofili e i linfociti T. Nei soggetti predisposti questa infiammazione provoca episodi ricorrenti di respiro sibilante e fischiante, difficoltà respiratoria, senso di costrizione toracica e tosse. Tali episodi si presentano generalmente “a crisi” lasciando periodi di relativo benessere fra una crisi e l’altra. I sintomi elencati sono di solito associati con diffusa ma variabile broncorestrizione reversibile dopo terapia con broncodilatatori o spontaneamente. L’infiammazione provoca anche un aumento della risposta delle vie aeree a numerosi stimoli più o meno specifici. I sintomi infine non sono sufficienti da soli per diagnosticare l’asma, perché potrebbero essere indotti da altre patologie quali bronchiti, enfisema o scompenso cardiaco. Capita spesso, peraltro, che nel linguaggio comune la parola “asma” venga utilizzata come sinonimo di “dispnea” o “mancanza di respiro”, anche se di origine completamente diversa dal vero asma bronchiale: ad esempio nella vecchia definizione dello scompenso cardiaco acuto si parlava appunto di “asma cardiaco” che nulla ha a che fare con l’infiammazione dei bronchi. Pertanto, a differenza della definizione riportata nei testi degli anni settanta e ottanta, che facevano riferimento unicamente alle modificazioni funzionali e quindi al broncospasmo, l’attuale definizione sottolinea il ruolo determinante dell’infiammazione nella genesi dei sintomi e delle alterazioni funzionali. Questo dato ha un risvolto terapeutico importante ponendo i farmaci antinfiammatori come cardine della terapia dell’asma.