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Tiroide, arriva una nuova “arma”

Da sinistra: Germano Scevola, Francesco Tagliaferro, Giorgio Loreni, Emanuela Papa, Marco Doddi, Marco Rastelli

Metodo mini-invasivo innovativoall’ospedale “Pertini” di Roma

di Flavia Scicchitano

La patologia nodulare della tiroide è piuttosto diffusa in Italia e colpisce maggiormente le donne: i noduli possono essere singoli o multipli, nella maggioranza dei casi sono asintomatici e benigni e non richiedono alcun trattamento. Tuttavia, in alcuni casi, possono crescere di dimensioni e diventare visibili ed antiestetici, oppure sintomatici per fenomeni compressivi, fino a determinare difficoltà alla deglutizione, fonazione o respirazione. Se fino a qualche tempo fa l’unica soluzione era offerta dall’intervento chirurgico, oggi i pazienti affetti da malattia nodulare citologicamente benigna (ovvero che abbiano eseguito due aghi aspirati del nodulo da trattare con risultato di benignità –TYR 2) e che mostrino segni o sintomi riconducibili alla grandezza del nodulo stesso, hanno a disposizione una nuova arma terapeutica: il trattamento di termo-ablazione con radiofrequenza, un procedura mini-invasiva che sfrutta il calore generato da una apposita sorgente per neutralizzare il nodulo, con vantaggi in termini di minori complicanze e conservazione del tessuto sano.

Struttura di riferimento nel centro Italia è l’Unità Operativa Complessa di Diagnostica per Immagini e Radiologia interventistica dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma, diretta dal professor Germano Scevola.

Il team, composto dal dottor Marco Doddi e dalla dottoressa Emanuela Papa, ha illustrato dati incoraggianti relativi a riduzione e stabilizzazione della lesione e ricrescita a seguito del trattamento.
“Per quanto riguarda le patologie della tiroide dal 2005 la radiologia interventistica ha trovato un grande spazio nella gestione di alcuni tipi di noduli tiroidei – spiega il professor Scevola – Dal punto di vista diagnostico questi noduli sono rilevati attraverso una ecografia del collo, che consente di identificarne la presenza e di caratterizzarli, mentre sul fronte terapeutico oggi disponiamo di un moderno trattamento mini-invasivo. La termo-ablazione con radiofrequenza è una tecnica che sfrutta l’aumento della temperatura locale del nodulo da trattare, fino ad una temperatura superiore ai 60 C, con l’obiettivo di necrotizzare la lesione, grazie alla vaporizzazione del tessuto, e raggiungere nel tempo una riduzione completa o parziale, evitando al contempo il processo di carbonizzazione. Previa anestesia locale e sotto guida ecografica, si introducono aghi di varia grandezza nel nodulo stesso; movimenti di retrazione e riposizionamento dell’ago-elettrodo (moving shot technique) consentono di trattare più parti della lesione nella stessa seduta. La procedura, eseguita in regime ambulatoriale o di day-surgery, in ambiente dedicato e dotato di monitoraggio dei parametri vitali, dura dai 20 ai 40 minuti (a seconda della dimensione del nodulo).  Al termine, viene applicato del ghiaccio sul collo del paziente per circa mezz’ora”.
Prima di sottoporsi al trattamento il paziente deve eseguire emocromo e coagulazione. Nei casi di patologie che richiedano la somministrazione di anticoagulanti, questi vanno sospesi nei giorni precedenti. Ma quali sono le principali indicazioni per accedere alla terapia percutanea dei noduli tiroidei? Come raccontano gli esperti: nodulo sintomatico (dispnea, disfonia e disfagia); gozzo nodulare di grandi dimensioni che determini compressione tracheale tale da impedire l’eventuale intubazione in corso di intervento chirurgico (in casi selezionati questo tipo di trattamento può servire ‘da ponte’ all’intervento stesso); inestetismo determinato da noduli di grandi dimensioni; noduli iperfunzionanti in alternativa alla terapia radio-metabolica; nodulo unico che mostri incremento volumetrico in soggetti giovani; rifiuto del paziente ad intervento chirurgico; intervento o anestesia non effettuabili per patologie concomitanti; paziente con patologia maligna che abbia sviluppato una recidiva non responsiva ai trattamenti convenzionali (iodio-terapia – radioterapia – chemioterapia); pazienti con metastasi linfonodali da tumori tiroidei che non siano suscettibili di trattamento chirurgico o radio-metabolico.

Una controindicazione assoluta al trattamento è, invece, il grave deficit coagulativo, anche se determinato da terapia anticoagulante non sostituibile. Pazienti portatori di pace-maker e pazienti con defibrillatore impiantato possono beneficiare di tale terapia solo in casi selezionati. 

Le caratteristiche ecografiche dei noduli hanno consentito di prevedere l’efficacia della procedura secondo criteri volumetrici – spiega il dottor Marco Doddi – Noduli misti, con lacune anecogene (micro-cistici), ricca vascolarizzazione e dimensioni inferiori ai 10 ml, hanno mostrato una maggiore riduzione del volume rispetto ai noduli di dimensioni maggiori, solidi e non vascolarizzati. La riduzione volumetrica valutata al follow up ecografico ha evidenziato che i risultati di questa moderna terapia sono estremamente validi: i noduli nel primo anno si riducono fino al 70% del volume iniziale, la riduzione di volume è già evidente ad un mese dal trattamento con riduzione media del 30-40% del volume basale. I noduli tossici (funzionanti) nel 65% dei casi sono trattati con ripristino della normale funzione tiroidea, mentre nei casi minori più resistenti si riesce a dimezzare comunque la posologia del farmaco anti tiroideo e si può poi ricorrere al trattamento con I131 ma con dosi molto inferiori a quelle necessarie senza il trattamento preventivo con RF”.


Nel dettaglio quali sono i vantaggi offerti dalla termo-ablazione con radiofrequenza? “Gli studi finora pubblicati hanno mostrato innegabili vantaggi della radiofrequenza rispetto alla chirurgia in termini di semplicità (operatore dipendente), minori complicanze, anestesia locale, assenza di terapia sostitutiva, salvaguardia del tessuto sano, incluse le paratiroidi, stabilizzazione della funzione tiroidea, ripetibilità se necessario – aggiunge la dottoressa Emanuela Papa – Inoltre, poiché la termoablazione non crea alterazioni di tipo flogistico né aderenze, la chirurgia è sempre possibile. I vantaggi poi sono importanti anche sul lato economico-sociale: i costi sono decisamente inferiori rispetto alla chirurgia perché i tempi di ospedalizzazione sono nulli e grazie all’assenza di convalescenza i pazienti possono proseguire la loro normale attività lavorativa. Infine, ove si tratta di noduli iperfunzionanti, è innegabile anche il vantaggio rispetto alla terapia radio-metabolica, che costringe il paziente a terapia sostitutiva a vita; nei pazienti trattati con radiofrequenza, la riduzione in termini di dimensioni è quasi doppia. Il nodulo però non viene definitivamente rimosso pertanto, anche se in una minima percentuale di casi (5%), potrebbe ricrescere. In questi casi un ritrattamento è comunque possibile”.


“I risultati in termini di riduzione volumetrica vengono valutati ecograficamente a 1, 6, 12 e 24 mesi ed hanno finora mostrato, in accordo con i dati della letteratura, una riduzione già dopo un mese fino al 45%, con una stabilizzazione della lesione a 24 mesi di circa il 90%. Il 5% dei noduli mostra una tendenza alla ricrescita – prosegue il dottor Doddi – I risultati in termini clinici ed estetici mostrano un miglioramento dal primo mese ed una successiva risoluzione dei sintomi compressivi, della disfonia e della disfagia. Sono risultati alti il gradimento e il miglioramento della qualità di vita, correlata alla correzione dell’inestetismo. Per quanto riguarda gli effetti collaterali descritti nella letteratura possiamo citare la paralisi del nervo ricorrente (generalmente transitoria), infezioni e rottura del nodulo; mentre effetti collaterali minori sono il dolore (energia correlato), edema ed ematoma sottocutaneo. Nessun danno è, invece, stato riportato per le paratiroidi, complicanze frequenti e permanenti dopo l’intervento chirurgico, con conseguente terapia cronica di calcio e vitamina D”.

Come accedere al centro

Si accede al centro previa visita ambulatoriale di Radiologia interventistica. La prenotazione va effettuata di persona agli Sportelli CUP o telefonicamente al RECUP Numero 069939 muniti di prescrizione del medico di Medicina generale o specialista, compilata in tutte le sue parti compreso il codice di esenzione.

E’ anche possibile richiedere informazioni attraverso mail aziendale, radiologiainterventistica.op@aslroma2.it.

Durante la prima visita si esegue la preliminare ecografia ed eventuale ago aspirato, qualora non già disponibile. Reso edotto il paziente sulla terapia si procede alla raccolta dati per la pianificazione dell’intervento.