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ANZIANI E GIOVANI, “BANCOMAT” AMARI

anziani in spiaggia con le valige

di Felice Vincenzi

Giovani e gioia di vivere, anziani e malinconia (se non peggio) per ragioni di natura sono sempre andati a braccetto. Ma la situazione, con un’inversione a 180 gradi di questi principi, sembra cambiata. Perlomeno in Italia

Già prima della diffusione del Covid gli studenti italiani erano tra i più depressi e angosciati del mondo. Citando dati dell’Istat nel 2019 oltre 800mila studenti (su poco più di otto milioni di ragazzi e giovani tra i 12 e i 25 anni) affermavano di “vivere una situazione di disagio”. La pandemia ha gettato benzina sul fuoco.

Da una ricerca condotta nei principali Paesi del mondo, dalla multinazionale della consulenza Deloitte, scaturisce un quadro altamente preoccupante della condizione mentale dei giovani italiani. In particolare per i cosiddetti Millennial (nati tra il 1983 e il 1994) e GenZ, nati tra il 1995 e il 2003; ai tempi del Covid il 46% dei Millennial (contro il 41% della media globale) e il 49% dei GenZ (contro il 46% della media globale), si sono sentiti sotto stress.

Il paradosso degli anziani ultra 65enni

All’opposto, per paradosso, vanno le cose tra gli ultra 65enni, assicura l’Osservatorio Tendercapital-Censis sulla Silver Economy.

Benché il Covid abbia colpito soprattutto le persone oltre una certa età, quasi 7 anziani su 10 assicurano di non aver sofferto di stress psicofisico a partire dal marzo 2020. E adesso che la pandemia sembra allentare la sua morsa sono pronti a ripartire.

Dopo aver aiutato figli e nipoti, che per l’attuale mercato del lavoro spesso hanno guadagnato poco o niente durante il confinamento, ora sembrano anche meno prodighi. O meglio, meno disposti a sacrificarsi per i più giovani.

anziani e giovani si danno la mano

Quasi nove anziani su dieci si definiscono il bancomat di figli e nipoti, una definizione dalla quale non trasuda particolare gioia. Tanto più che oltre la metà dei giovani interpellati dall’Osservatorio concorda pienamente con gli anziani, benché ritenga che lo Stato spenda troppo per i pensionati.

Sta alla politica evitare uno scontro generazionale tra giovani e anziani

Esiste il rischio che possa profilarsi una guerra tra generazioni? Speriamo di no. La politica deve di sicuro fare del proprio meglio per evitarlo, riformando alcuni strumenti di spesa a favore degli anziani. Siamo sicuri, però, che riducendo la portata dei rubinetti (effettivamente lasciati troppo aperti finora) della spesa pubblica per gli anziani, non si riducano anche le entrate dei più giovani?

Se gli anziani sono i bancomat dei giovani, come tutti convengono, tale bancomat potrebbe diventare molto meno generoso; ad esempio, sostituendo con l’erogazione di servizi specializzati e mirati l’attuale indennità di accompagnamento: qualcosa come 19 miliardi all’anno che costituiscono il piatto forte del cosiddetto welfare familiare.

Perché, sia pure è triste dirlo, il poco invidiabile (quasi) primato europeo detenuto dal nostro Paese di giovani che non lavorano, non studiano e non cercano di apprendere un’attività è probabilmente collegato anche alle risorse economiche che gli anziani elargiscono ai loro familiari.