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A FIRENZE PER LA PRIMA VOLTA ESEGUITO UN INTERVENTO CON ANESTESIA LOCALE PER L’IPERTROFIA PROSTATICA

Energia termica e vapore acqueo per tutelare funzioni fisiologiche e benessere dei pazientii

Per Giampaolo Siena, medico specialista in Urologia, Dirigente Medico presso l’ Azienda Ospedaliera-Universitaria di Careggi di Firenze, la chirurgia del futuro è conservativa, per preservare al massimo l’anatomia del paziente, e minimamente invasiva.

In omaggio ai principi della mini-invasività delle procedure e della integrità anatomica dei pazienti, il dottor Siena ha effettuato per primo in Italia, nel 2019, il trattamento Rezum per l’ Ipertrofia Prostatica Benigna, soluzione terapeutica che molti urologi hanno definito “una rivoluzione in urologia”. 

L’ ipertrofia prostatica

L’ ipertrofia prostatica, diagnosticata ogni anno a circa 7 milioni di uomini italiani di ogni etàsi manifesta con l’aumento volumetrico della prostata, piccola ghiandola attraverso cui passa l’uretra, ovvero il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno, andando a comprimere proprio l’uretra e ostacolando la fuoruscita dell’urina. La patologia è progressiva, peggiora con il tempo e, se non adeguatamente trattata può provocare danni permanenti alla vescica.

Le prime terapie sono in genere farmacologiche e prevedono alfa-bloccanti, oppure inibitori della 5-reduttasi. Quando però i farmaci non risultano efficaci, si rende necessario l’intervento chirurgico tradizionale (TURP o Laser), oppure il ricorso a soluzioni terapeutiche alternative.  

La tecnica Rezum, termoterapia e radiofrequenze

La tecnica Rezum non richiede alcuna chirurgia: viene effettuata con l’ausilio di una sonda endoscopica trans-uretrale di appena 1,5 cm di diametro, si basa sulla termoterapia e utilizza un generatore a radiofrequenze per produrre energia termica sotto forma di vapore acqueo. Questo viene infiltrato nella prostata in dosi controllate di 9 secondi, con un numero di infiltrazioni che varia in base alle caratteristiche del paziente. La procedura dura circa 5 minuti e il vapore si disperde solo nel tessuto prostatico eccedente. Non appena entra in contatto con la prostata, il vapore libera l’energia termica che può denaturare le membrane cellulari in modo irreversibile e in pochi secondi. Progressivamente, le cellule denaturate vengono assorbite dal metabolismo corporeo, riducendo così il volume del tessuto prostatico che occludeva l’uretra, mentre la condensazione del vapore genera anche il “collasso” del sistema vascolare, rendendo la procedura non cruenta.

A sostegno della propensione all’innovazione terapeutica che gli ha consentito di effettuare oltre 200 procedure con la metodologia Rezum, il dottor Siena ha adottato per la prima volta in Italia, uno speciale dispositivo per anestesia locale finora impiegato in soli tre centri (Guy’s Hospital di Londra e le cliniche universitarie di Hong Kong e Goteborg, Svezia).

La nuova metodica prevede, a paziente sveglio, l’inserimento nella prostata di una piccola sonda in silicone (simile a un normale catetere vescicale) all’interno della quale è presente un sottile ago retrattile. In questo modo è possibile instillare piccole dosi di anestetico solo nella zona che verrà trattata. Grazie a questo dispositivo si riducono i possibili rischi legati all’anestesia generale o spinale e il rischio potenziale di contaminazione batterica.

“La metodica Rezum è altamente innovativa – ricorda il dottor Siena – fino a poco tempo fa era impensabile trattare la prostata senza considerare una anestesia generale, spinale o una sedazione. Grazie a questa sonda per anestesia, dotata di un piccolo canale operativo che consente di praticare, in un paio di minuti, punture di anestetico direttamente nella prostata, attraversando il canale naturale dell’uretra, si riducono al massimo il discomfort e i rischi perioperatori. Terminata l’anestesia, viene introdotto il dispositivo Rezum che permette di vaporizzare la porzione di ghiandola prostatica in eccesso. Il paziente è sveglio e al termine dell’operazione può alzarsi dal letto”.

Oltre 3000 interventi in Italia, anche su pazienti problematici

Pur essendo relativamente recente (introdotta in Italia nel 2019), la metodologia Rezum ha una casistica di oltre 3000 interventi in Italia e ha registrato sia il consenso dei clinici che quello dei pazienti, spesso i più giovani, rassicurati dalle caratteristiche non chirurgiche ma, soprattutto, da risultati irrinunciabili quali la preservazione delle normali funzioni sessuali (erezione), eiaculazione (per circa il 90%), oltre al mantenimento della corretta funzione urinaria.  

Questa tecnica – conclude  Giampaolo Siena – “permette di intervenire anche su pazienti problematici, sottoposti a terapie anticoagulanti o portatori di cateteri, condizioni che spesso precludono gli interventi maggiori. I miglioramenti sono visibili già dopo un mese. I risultati italiani sono in linea con le casistiche europee ed americane che rilevano una risoluzione duratura della sintomatologia in circa il 95% dei casi, una completa preservazione delle funzione erettile e, nel 90%, di quella eiaculatoria”.

La rapidità del trattamento che può essere effettato in day hospital, presso ambulatori specializzati oppure con un brevissimo ricovero, comporta ulteriori vantaggi quali la limitata esposizione dei pazienti ai rischi di infezioni che in epoca di pandemia COVID rappresentano un’area di criticità. Per questo,  l’urologia guarda con fiducia alle nuove metodologie e non è un caso che il National Institute for Health and Care Excellence (NICE), l’ente inglese che definisce le linee – guida sulle soluzioni terapeutiche più efficaci ed economiche per il sistema sanitario UK, abbia ufficializzato le raccomandazioni all’utilizzo della tecnica Rezum evidenziandone l’efficacia clinica e il basso rischio di disfunzioni sessuali