Home Hic et Nunc DAL PNRR AGLI IMMIGRATI, LE FAVOLE DELLA VULGATA GIORNALISTICA

DAL PNRR AGLI IMMIGRATI, LE FAVOLE DELLA VULGATA GIORNALISTICA

di Pietro Romano

Dalle risorse del Pnrr ai navigli carichi di immigrati sembra dalla vulgata giornalistica che il governo guidato da Mario Draghi abbia lasciato in eredità all’esecutivo di Giorgia Meloni ricchezze e opportunità

Il Pnrr non è un regalo dell’Unione europea. Circa 80 miliardi non vanno restituiti, ma 160 miliardi sono nuovo debito destinato a pesare sulle nostre spalle e soprattutto su quelle di figli e nipoti nostri. L’Italia è da anni e anni contributrice netta della Ue. Vale a dire, versa a Bruxelles più di quanto riceva. Al momento opportuno, alla resa dei conti, il nostro Paese – quindi noi contribuenti – rischiamo di rimborsare tutto quello che ci è stato promesso e ancora di più. Anche gli 80 miliardi regalati.

L’elenco di progetti da finanziare con il Pnrr ai tempi del governo Draghi

Il denaro fresco in cassa senza doversi sottoporre al vaglio della finanza internazionale rimane una opportunità. Ma non essendoci queste risorse aggiuntive regalate, vanno spese con oculatezza. Al di là di alcuni casi estremi, di cui non vale nemmeno parlare, esistono delle ricorrenze nell’elenco di progetti da finanziare con il Pnrr elaborati ai tempi del governo Draghi da far accapponare la pelle.

Un esempio per tutti? Gli stadi. In quasi tutta Europa gli stadi se li costruiscono e se li gestiscono i club (calcistici in questo caso, ma la stessa regola vale per altri edifici da competizione), perché mai in Italia questa regola non dovrebbe valere? Perché non lasciamo ai club calcistici oltre l’onere di pagare stratosfericamente i calciatori anche quello di gestire gli impianti? Perché se ne deve accollare il costo la collettività? Una cosa sono gli impianti per favorire lo sport di massa, un’altra quelli per facilitare le attività professionistiche.

Altrettanto sconcertante è il collegamento tra carenza di posti di lavoro qualificati e accoglienza indiscriminata degli immigrati. La raffica di crisi economico-finanziarie vissute dall’Italia nell’ultimo quindicennio ha reso più complicata l’assistenza a 360 gradi. Appare palesemente ingiusto, tranne che agli immigrazionisti selvaggi, che a esempio si debba lasciare al freddo i nostri pensionati, magari ultra 80enni, gente che ha ricostruito l’intero Paese e che di sacrifici ne ha fatti abbastanza, per accogliere giovani e robusti cittadini africani che di loro hanno sborsato migliaia e migliaia di euro per il viaggio, finiti perdipiù nelle tasche di criminali trafficanti.

Tra lavoro e immigrazione

Giustizia a parte, è evidentemente falso spiegare che l’Italia deve accogliere chiunque perché mancano bambini e lavoratori. Per quanto riguarda i bambini, i più recenti dati Istat dimostrano che gli immigrati fanno pochi figli esattamente come gli italiani di lunga tradizione. E per quanto riguarda i lavoratori non sono certo i protagonisti degli sbarchi, perlopiù senz’arte né parte, a poter colmare i vuoti negli organici delle aziende.

Qualche anno fa, una indagine condotta in Germania rese noto che – a proposito di lavoratori qualificati – nella stragrande maggioranza dei casi gli immigrati che si dichiaravano elettricisti appena calcato il suolo tedesco sapevano a malapena installare una lampadina.

A breve, purtroppo, anche a causa della scarsa produttività e dei bassi stipendi del nostro Paese, gli imprenditori italiani dovranno adeguarsi. Difficilmente potranno attrarre lavoratori qualificati da altri Paesi e sarà complicato pure tenere gli italiani dentro i confini nazionali.

In attesa quindi che – bruciando le tappe con ogni mezzo – le donne (in Italia siamo ai più bassi livelli di occupazione rosa), i giovani immigrati e i troppi giovani italiani che non lavorano non studiano né apprendono un’attività entrino nel circuito lavorativo bisognerà industriarsi. Prima di tutto formando a casa loro gli immigrati di buona volontà. Eppoi facendo in modo che vengano in Italia e non in Paesi economicamente più invitanti.