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RIFORMA FISCALE CERCASI. MA AUTENTICA

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Tra i dossier più rilevanti sul tavolo del Governo: la riforma fiscale. Un tema da affrontare come non si fa dagli anni settanta

di Marco Margarita

Sul tavolo del governo, tra i vari temi di rilievo, vi è anche e soprattutto quello della riforma fiscale.

Giova ricordare che l’ultima sostanziale riforma risale addirittura agli anni ’70 con la nota riforma Visentini. Di lì a seguire si è assistito a un continuo susseguirsi di micro riforme; introduzioni e cancellazioni di imposte; continue modifiche talora anche di sola natura “estetica”. Creando in tal modo un ingestibile sovraffollamento di norme, i cui effetti sono a tutti ben noti.

Il vero problema infatti, a prescindere dall’equità o meno della pressione fiscale, è una sostanziale inefficienza nella gestione della macchina fiscale. La difficoltà deriva da una pluralità infinita di tributi interessati e da una innumerevole quantità di documenti di prassi; rendendo pressoché impossibile sia l’attività di controllo e successivamente la riscossione dell’accertato.

I punti chiave per realizzare una riforma fiscale

Una riforma degna di tale nome non può che transitare dalla realizzazione di alcuni punti chiave che possiamo individuare in:

  • un nuovo modello organizzativo degli uffici
  • un maggiore e più efficiente coordinamento con le attività della Guardia di Finanza
  • efficacia ed efficienza, ove l’obiettivo ultimo dovrà essere il risultato e non la pedissequa osservanza dei processi normativi-organizzativi
  • innovazione tecnologica, come base da cui partire per realizzare il nuovo modello organizzativo sfruttando al massimo le innumerevoli fonti di informazione ad oggi già disponibili
  • riscossione coattiva (ad oggi si citano continuamente i risultati dell’accertato che tuttavia non rispecchia – se non in minima parte – ciò che realmente viene introitato nelle casse erariali)
  • attività di riscossione il più possibile remunerativa e con procedure e tempi ridotti

Rapporto fisco – contribuente

Un ulteriore ultimo aspetto che dovrà interessare la riforma fiscale dovrà necessariamente essere quello del rapporto fisco-contribuente. Ove le disposizioni presenti nello statuto del contribuente dovranno tradursi in un vero e proprio rapporto collaborativo. Rapidità nei rimborsi; possibilità di accedere a rateazioni dei tributi; interloquio diretto e rapido con gli uffici preposti dovranno necessariamente accompagnare la nuova era nei confronti del cittadino contribuente.

Un passaggio importante dovrà essere rappresentato anche dal punto di vista del diritto penale tributario. Se da un lato le pene ad oggi previste dovranno rappresentare un reale deterrente per la lotta agli evasori, dall’altro la disciplina normativa dovrà essere adeguata al contesto imprenditoriale oggetto di accertamento. Specialmente nei casi di evasione per crisi aziendale non riconducibile ad illeciti dell’imprenditore. E a maggior ragione nei casi limite di evasione generata dallo Stato-cliente in difetto verso i fornitori; esponendo costoro a un deficit finanziario tale da indurli alla cosiddetta “evasione di necessità”.

Il tema della lotta all’evasione

Si è parlato negli ultimi tempi della necessità di un controllo di tipo preventivo; tale aspetto è sicuramente un cambio di rotta rispetto alle inefficienze registrate negli ultimi anni, ove il “recuperato” dal contrasto all’evasione si è tradotto in percentuali quasi irrisorie. Quando si parla di controllo preventivo non può prescindersi da un’analisi degli operatori economici che accedono sul mercato quali nuovi operatori.

In questi casi, attraverso l’ausilio delle banche, si potrà comprendere se le nuove attività abbiano alle spalle potenziali nuovi e seri imprenditori; rispetto ad avventori interessati a raccogliere il più possibile profitti, lasciando però un conto salato allo Stato.

Il puntuale monitoraggio delle attività economiche e la presenza di alert volti a percepire l’inizio di contesti di evasione dovrà indurre gli uffici preposti al controllo a sospendere temporaneamente la possibilità di operare, fin quando non sarà realmente chiarito se si tratta di un temporaneo momento di dissesto finanziario oppure l’inizio di una reiterata evasione o peggio ancora un’attività unicamente finalizzata al drenaggio fiscale.

Per cui l’impossibilità di emettere fatture elettroniche, l’introduzione anche temporanea dello split payment, la temporanea sospensione dal registro delle imprese e una analisi profonda sull’opportunità di mantenere le società a responsabilità limitata semplificate, potranno costituire validi strumenti per arginare a monte un processo che potrebbe diventare irreversibile.

La spinta per la riforma fiscale: semplificazione e alleggerimento

E’ di tutta evidenza che la presenza di strumenti agevolativi nel pagamento dei tributi sopra evidenziati e l’auspicato costante confronto tra uffici e contribuente costituiranno un valido supporto anche alla prevenzione della evasione, così come l’accorpamento dei tributi, la riduzione degli adempimenti, ed una graduale ma ineluttabile riduzione della pressione fiscale è evidente che costituirebbero un notevole sostegno. Ritengo del tutto inopportuno soffermarsi eccessivamente su modelli di tassa piatta o altri ancora più fantasiosi. Ciò che invece si rende opportuno è che si punti a rendere il binomio semplificazione e alleggerimento fiscale la spinta affinché imprese e lavoratori autonomi siano indotti a versare ciò che il sistema tributario legittimamente prevede senza che lo stesso sia percepito come l’oppressore da cui difendersi e prendere le distanze.

Un’attenta analisi da ultimo non potrà prescindere anche da una rivisitazione del sistema previdenziale che troppo spesso rappresenta, insieme al carico tributario, quella sommatoria che porta ad assottigliare ai limiti del sopportabile l’equa marginalità spettante all’imprenditore.

E’ auspicabile che il tutto avvenga in tempi brevi, sia in termini legislativi sia in termini attuativi. L’economia viaggia ad una velocità ben più rapida della burocrazia.