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MES: QUESTO SCONOSCIUTO

EURO MES SOLDI
Foto di Tony Litvyak

In un recente sondaggio, promosso dalla Stampa di Torino, è emerso che gli italiani non ignorano affatto il MES. Ora, il punto è un altro: gli intervistati sanno cos’è il MES veramente, oppure si limitano a rastrellare trucioli di presunta sapienza dai titoli dei quotidiani? La domanda vera e più utile per indagare sulle conoscenze degli italiani doveva essere: sapete, dal punto di vista economico e poi da quello politico, cosa rappresenta il MES? 

di Luca Lippi

Tralasciando il giudizio sull’essere favorevoli o contrari a questo strumento, il MES originario (ratificato nel 2012) ha un prequel che è l’FSF, poi assorbito all’interno del MES.

Si dice che il MES non sia mai stato chiesto

Ad oggi il MES ha già concesso sei linee di credito: due alla Grecia; una alla Spagna; una al Portogallo; una all’Irlanda e una a Cipro. Quindi la narrazione che il MES non sia mai stato chiesto è errata. Il MES sanitario non è mai stato chiesto.

Quattro delle linee di credito concesse ad oggi, hanno previsto “condizionalità” – anche note come linee di credito “rafforzate” -. Significa che nel memorandum di intesa sottoscritto alla richiesta degli Stati beneficiari tra il prestatore (il MES), la Commissione e il prenditore, il prestito era subordinato a una serie di riforme. Non si fa riferimento alla Grecia che merita una diversa attenzione.

Due linee di credito concesse, delle sei totali, non hanno previsto “condizionalità”. Perché l’intervento non prevedeva ristrutturazione del debito ma era stato richiesto per puntellare il settore bancario. Questo è importante da comprendere, perché sottolinea la non scontatezza delle famose “condizionalità”. In parole semplici, chiedere soldi al MES non implica automaticamente l’obbligo di ristrutturazione del debito.

Cos’e’ il MES

Dal punto di vista formale non è altro che un fondo istituito con ratifica sotto forma di “trattato” e ha caratteristiche assicurative. Ha un processo decisionale – governance – complesso che dipende dalle quote di capitale apportate dai singoli stati membri. La funzione del MES oggi è quella di correre in soccorso degli Stati che faticano a finanziarsi sul mercato e non riescono a far sottoscrivere titoli rappresentativi del debito pubblico. 

Il nostro Paese detiene il 17% delle quote del MES. Siccome il MES assicura la copertura agli stati bisognosi che ne fanno richiesta con il parere favorevole dell’85% delle quote rappresentate, se l’Italia votasse contro non ci sarebbe alcun salvataggio per chi ne dovesse fare richiesta.

Sempre ad oggi, è utile sottolineare che il MES privilegia la votazione all’unanimità, solo in casi in cui si delinea un intervento per crisi sistemica – il caso Grecia per esempio – allora si può prevedere la maggioranza qualificata. In ultima analisi, è prevista anche la votazione a maggioranza semplice ma non è mai stata neanche presa in considerazione.

Quanto costa il MES?

Ha un capitale sottoscritto di 807 miliardi di euro; ogni Paese in quota parte è stato chiamato a versare il 25% della sua quota. Per l’Italia corrisponde a 14 miliardi.

C’è un conto apposito per il MES nel Bilancio dello Stato: alla voce Debiti troviamo quelli al lordo degli aiuti oppure delle partecipazioni in conto capitale e non altera il rapporto debito/Pil. Quindi c’è una contabilità separata, ma quello che tutti ignorano, è che il Mes può distribuire dividendi ai partecipanti. È vero che fino ad ora non lo ha fatto, ma il consiglio dei governatori può decidere di distribuire dividendi, e questo è uno dei casi nei quali è richiesta la maggioranza semplice nel processo decisionale. Ora, tecnicamente, quale costo comporta a uno stato ratificarlo oppure no?   

Assolutamente nulla se non se ne fa richiesta per un qualunque dissesto. Il problema è che, superficialmente, si pensa che se non se ne deve fare richiesta è inutile ratificarlo. E qui subentra la scarsa elasticità di chi fa la fronda ai partiti senza preoccuparsi di capire gli argomenti che la politica usa ma non spiega. Il Mes è una vera e propria assicurazione, se si verifica l’evento copre il rischio, se l’evento non si verifica avremo pagato un premio all’assicurazione esattamente come facciamo quando assicuriamo la nostra auto. Questo non vuol dire che bisogna respingere i contratti di assicurazione solo perché non si prevede di subire sinistri. Sta di fatto che se perdiamo il controllo alla guida e investiamo un pedone, senza assicurazione moriamo economicamente, con l’assicurazione abbiamo la certezza di poter riprendere a guidare la nostra auto.

Perche’ l’ostativa

Non esiste nessuna ostativa nella realtà, è una questione squisitamente elettorale per alcuni partiti, e una ricerca di riconoscimento di peso specifico da parte della Maggioranza di governo presso la UE. Tuttavia, purtroppo, buona parte della campagna elettorale è stata anche fondata sulla demonizzazione superficiale dello strumento di stabilità e ora si trovano in un cul de sac perché non sanno come far comprendere che è una semplice assicurazione. Averla o non averla fa tutta la differenza del mondo. La vera scommessa è guidare correttamente senza subire sinistri.