L’83% delle PMI cerca profili tecnici e 4.0 ma più della metà non li trova. Il passaparola resta il canale più utilizzato
Le persone restano al centro dei piani di crescita e sviluppo delle piccole e medie imprese italiane. Anche nel pieno della pandemia le PMI hanno cercato di attrarre persone e sviluppare competenze per gestire la trasformazione digitale che sta ridefinendo le tecniche produttive e le relazioni con i clienti. Una dinamica confermata dall’ultimo Market Watch PMI di Banca Ifis, realizzato in collaborazione con Format Research su un campione rappresentativo di 500 aziende, secondo cui l’83% delle imprese dichiara di aver bisogno di assumere personale con nuove competenze. Un trend manifestatosi lungo tutto il triennio 2019-2021 che è confermato anche per i prossimi due anni. Accanto ai profili tecnici, sono ambiti quelli digitali e, in particolare, specializzati in tecnologie 4.0. Ai candidati sono tuttavia richieste soft skill trasversali come: saper lavorare in team, essere flessibili, risolvere problemi. Purtroppo, il divario tra domanda e offerta rimane ampio e per i profili tecnici oltre la metà delle PMI oggi non riesce a trovare personale.
Le nuove conoscenze necessarie alla crescita
Il dato positivo è che il clima di incertezza pandemico ha scoraggiato nello scouting solo il 10% delle PMI che ammette, tra l’altro, che tra i freni c’è soprattutto la difficoltà di trovare a mercato le skill richieste.
In generale, oggi il 59% delle PMI dichiara di aver bisogno di nuove competenze legate alle tecniche di produzione specifiche per il proprio settore; il 28% di collaboratori in grado di gestire soluzioni digitali; il 26% di profili amministrativi e il 24% di soggetti specializzati nell’industria 4.0. Per l’8%, infine, sono necessarie risorse esperte nell’area Smac (social, mobile, analytics, cloud). La richiesta di conoscenze specifiche non è destinata a esaurirsi nel breve periodo. Nel prossimo triennio, le figure esperte di tecniche produttive rimarranno le più ricercate (42%), seguite da quelle che possono contare su competenze digitali e 4.0 (entrambe al 39%). Molto ricercate dalle PMI anche le cosiddette soft skills, ovvero quelle capacità relazionali o di comunicazione in grado spesso di fare la differenza all’interno di un gruppo, e che pesano in media per quasi la metà (45%) nel profilo tipo ricercato dalle aziende. Ai primi posti: team working (63%), problem solving (52%), flessibilità (40%) e capacità di comunicazione (38%). Per tutte le imprese la formazione interna è fondamentale per contrastare la veloce obsolescenza delle competenze dovuta al progresso tecnologico. Le aree considerate prioritarie per l’aggiornamento si confermano le tecniche di produzione (52%), le abilità digitali (51%) e le tecnologie 4.0 (40%).
Banca Ifis coltiva le competenze e i giovani talenti
Agilità e innovazione fanno parte del dna di Banca Ifis che da sempre investe nelle competenze e nei giovani talenti, favorendo la formazione continua sia per la crescita del business e sia per coltivare, e trattenere, le proprie professionalità. Il Gruppo, che conta oltre 1.800 persone in tutta Italia, vanta un’età media dei dipendenti di 40 anni e solo il 19% della popolazione aziendale supera i 50 anni d’età. Nel 2020 la Banca ha erogato oltre 37 mila ore di formazione tecnica e soft skill (+16,4% rispetto al 2019) su canali digitali e sulla piattaforma web Ifis Talent che coordina i processi di sviluppo delle persone, grazie anche a logiche di “continuous feedback”, e integra il processo di onboarding per i neoassunti, guidandoli nei primi tre mesi in azienda. Nel 2019 Banca Ifis è stata premiata con l’HR Innovation Award dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano per l’impegno nella digitalizzazione di molti processi relativi alle Risorse Umane. Nel 2020 le case study del Gruppo sono state presentate e condivise quali Best Practice all’evento annuale “Forum di Sviluppo & Organizzazione” di Edizioni Este.
Il disallineamento con il mercato del lavoro
Il report Market Watch PMI di Banca Ifis individua un mismatch tra domanda e offerta di competenze che emerge con forza sul fronte delle conoscenze tecnico-digitali: il 58% delle aziende che reputa necessarie nuove skill in ambito produttivo non trova il personale ricercato, così anche per il 37% delle imprese che considera fondamentale la capacità di gestione delle tecnologie 4.0. Anche le abilità “soft” risultano difficili da incrociare, in particolare la flessibilità (40%), il problem solving e la capacità decisionale (entrambe al 37%), la gestione dello stress (35%). Quasi la metà delle aziende (48%) si affida al passaparola e alle relazioni territoriali per trovare le persone giuste, il 41% alle società di selezione del personale. Solo il 14% attiva collaborazioni con Università e Istituti Tecnici Superiori e il 6% si rivolge ai centri per l’impiego.